19 luglio 2024

Il "giallo" musicale tra il cremonese Ponchielli e Puccini per "Le Villi", la bocciatura e il contratto con Ricordi

Seconda puntata sui rapporti tra il cremonese Amilcare Ponchielli e Giacomo Puccini, di cui quest'anno si celebra in tutto il mondo il centenario della morte. Il musicologo Roberto Fiorentini dopo aver raccontato il rapporto docente-studente del Conservatorio tra Ponchielli e Puccini (leggi qui la prima puntata), svela questa sorta di "giallo" con gli stessi protagonisti, dietro al successo anche economico di Puccini. 

Un vero e proprio ‘giallo’ musicale aleggia sul rapporto tra il cremonese Amilcare Ponchielli e il suo allievo Giacomo Puccini. Un intrigo nato sotto la Madonnina di Milano, tra i velluti e merletti dei teatri meneghini di fine secolo. Una trama oscura, ordita dall’operista cremonese che però aprirà, al momento dello scioglimento dell’inganno, la strada del successo mondiale per il musicista lucchese.

Tutto ruota attorno alla prima opera del catalogo pucciniano: Le Villi. Una storia fantastica che racconta di una giovane col cuore infranto che si trasforma in una ‘villi’: leggendaria creatura maligna sovrannaturale, per vendicarsi dell’amante infedele. Lei costringerà l’uomo a partecipare a una danza infernale che lo lascerà senza vita.

Serve tornare al 1883. Puccini, proprio sotto la guida di Ponchielli, si stava diplomando in ‘composizione’ al Conservatorio di Milano. Il musicista cremonese aveva già colto le grandi potenzialità di Giacomo. Lo avvertì così che la Casa Musicale Sonzogno indiceva un concorso per giovani operisti: lui, Ponchielli, sarebbe stato in giuria.

C’era solo da trovare un libretto. Doveva essere una vicenda, nello stesso momento, fantastica e passionale, vicina al carattere del compositore toscano. Qualcosa di leggendario. Ponchielli si mise all’opera: consigliò a Puccini di rivolgersi al librettista, allora in voga, Ferdinando Fontana. Anzi trattò lui il prezzo dello scritto, visto che il suo giovane studente era un vero squattrinato.

Tutto funzionò alla perfezione. L’opera fu inviata al concorso. Inspiegabilmente fu bocciata. Anzi bocciatissima: gettando nello sconforto Giacomo, sicuro di vincere visto che il presidente della commissione era proprio il suo ‘caro’ maestro.

Poi il colpo di scena: come avviene in ogni giallo che si rispetti. Si è agli inizi del 1884. Ponchielli convince Arrigo Boito, suo librettista della Gioconda, ad ascoltare l’opera pucciniana. Il giudizio fu lusinghiero: non poteva essere altrimenti. Le Villi, sebbene avesse perso la gara, sarebbe andata in scena. In mezzo a mille traversie economiche, esordì al Teatro dal Verme di Milano il 31 maggio di quello stesso 1884. Fu un trionfo. “Un successo clamoroso, superate le speranze, diciotto chiamate, ripetuto tre volte il finale del primo atto”, scrisse Puccini alla madre Albina. In quella notte di primavera nella grande sala del Dal Verme ascoltò le note delle ‘Villi’ un consigliere del grande editore musicale Giulio Ricordi, avvertito segretamente da Ponchielli suo grande amico e compositore della sua ‘scuderia’. Mentre il Corriere della Sera, il giorno dopo, esaltava il lavoro pucciniano, Ricordi comprava subito i diritti dell’opera per duemila lire. Da lì in poi Ricordi fu l’editore di Puccini. Raccolse cifre stratosferiche pubblicando tutte le successive opere del maestro di Lucca.

Il gioco era riuscito. Se Puccini avesse vinto il concorso, Sonzogno avrebbe messo sotto contratto il compositore di Torre del Lago, facendo sfumare un affare che rivelò colossale per i Ricordi. Questo Ponchielli lo aveva intuito. Non poteva permetterlo. Assieme ad un altro componente della giuria, Franco Faccio pure legatissimo ai Ricordi, bocciò Giacomo, per assicurare, poi, una rendita economica gigantesca alla casa musicale milanese degli amici.

Immensa fu la felicità di Puccini che si trovò nelle mani una cifra enorme, un assegno mensile e la gloria nei teatri. Altrettanto fu quella dei Ricordi per i ricavi in denaro, quanto meno fino al 1912.  A piangere restò solo il povero Sonzogno che pubblicò ‘La Fata del Nord’ di Guglielmo Zuelli: ora cancellata dalla storia dell’opera.

musicologo

Roberto Fiorentini


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti


Michele

19 luglio 2024 07:29

Quando si utilizza il lavoro altrui di solito si cita la fonte: Michele Girardi, Giacomo Puccini, l'arte internazionale di un musicista italiano, Venezia, Marsilio, 1995.