22 febbraio 2021

Il quartiere Po compie settant'anni, passa il tempo ma i problemi sono gli stessi: strade, verde, arredo

Settant'anni fa, la sera del 18 gennaio 1951, nasceva il quartiere Po. Il consiglio comunale, su proposta dell'assessore Cabrini, votò l'acquisto di un appezzamento di terreno di 50 mila metri quadrati a fianco del viale, verso via Massarotti, per costruirvi il nuovo quartiere. Cabrini sosteneva che si sarebbe potuto acquistare il terreno a 195 lire il metro quadro e, una volta realizzate strade, fognature e altri impianti, rivenderlo a privati ad almeno 550 lire. Il Consiglio comunale approvò la spesa di dieci milioni di lire, ma le cose andarono poi diversamente. Adriano Andrini, che in Comune era nettamente a favore della gestione pubblica dell'espansione urbana, aveva presentato un progetto urbanistico aggiornato per la sistemazione della parte Nord del quartiere Po che prevedeva da parte del Comune l'acquisizione dei terreni di proprietà della famiglia Quaini, con cui si era già convenuto il prezzo. In Consiglio si scatenò una battaglia tra la Dc, il Pli e l'Msi che si opponevano all'acquisizione e la sinistra che era invece favorevole. La delibera venne approvata ma bocciata successivamente dalla Commissione centrale. L'amministrazione arrivò allora ad un compromesso con i Quaini che avrebbero venduto solo le aree necessarie alla realizzazione delle strade, che poi il Comune costruì con i detriti ricavati dalle demolizioni, rimborsando l'ente locale con 30 mila lire per ogni metro di strada realizzata.

Ironia della sorte, settant'anni dopo sono ancora le strade uno dei maggiori problemi del quartiere. Ad iniziare da via Lugo, nell’ambito di un progetto che prevede la protezione di alcuni accessi alle strade interne all'anello costituito dalle vie Chiese, Mella, Ticino con l’instaurazione della zona 30 mediante e la realizzazione di dossi in manufatto, subito bocciati dai residenti. La richiesta di intervento data dall’aprile 2018 e da allora sono stati istallati tre dossi che, però, non sono risultati adeguati allo scopo di limitare la velocità: pochi rallentano, perché il dosso è impercettibile e sembra un rattoppo sull’asfalto; in parte dei dossi l'asfalto si sta staccando e sbriciolando, creando solchi e invadendo la carreggiata. Alla fine del novembre scorso, visto che i lavori nella via sono stati sospesi, da parte di una cinquantina di residenti vengono richiesti chiarimenti al Comune, he risponde: "I lavori non sono terminati, manca la segnaletica verticale ed orizzontale”. Eppure secondo i residenti i problemi sono altri, relativi alla mancanza di sicurezza e qualità di un lavoro appena realizzato, che non risolve le criticità segnalate.

Sul viale Po alla fine del 2017 veniva completata la sostituzione delle lampade tradizionali con quelle a led. Le vecchie armature dei punti luce con lampade al sodio ad alta pressione (SAP) erano a luce asimmetrica; cioè illuminavano oltre la sede veicolare anche la pedonale. Un gruppo di cittadini segnalavano all'amministrazione il disagio della scarsa o nulla illuminazione sul percorso pedonale.Partiva una petizione per chiedere una migliore illuminazione. In pochi giorni si raccolsero 585 firme che furono depositate e protocollate il 14 novembre 2019 presso gli Uffici comunali. Gli amministratori decisero allora l'intervento e, grazie anche ad un contributo regionale, fu completata l'opera di miglioramento richiesta. Restano ora da potare alcune piante che oscurano in parte i punti luce.

Altro esempio il parco Sartori. La prima segnalazione risale al 28 novembre 2019, quando a lato della giostra una panchina risulta sprovvista di un listello in legno che va fissato alla struttura con due perni. Il 15 gennaio 2020 il Comune risponde che "non abbiamo a disposizione il materiale per la riparazione”. Passa un anno e nel frattempo le panchine da sistemare sono diventate due ed i perni mancanti tre. La risposa è sempre la stessa: "per mancanza di disponibilità economica non è possibile riparare la panchina”.

Altro capitolo la manutenzione del verde. I punti critici sono via Adige, via Arenili, via Burchielli, Chiese, Ciria, via Del Sale, Fulcheria, Lugo, Lungo Po Europa, Parco al Po, Parco Morbasco Sud, Parco Sartori, via Serio, Portinari del Po, Primo Maggio, via Ticino, viale Po (e piante),via Vittori. Un capitolo a sé merita invece la scuola Monteverdi, con varie criticità segnalate più volte. Al momento della riapertura delle scuole lo scorso 14 settembre, oltre alla cancellata in ferro da ricondizionare, la scuola non era ancora dotata di un locale destinato ai rifiuti, per cui venivano lasciati nel giardino, in attesa di essere ritirati dall’operatore. E vogliamo parlare delle siepi disastrate di viale Po? Lo scorso novembre l’amministrazione rispondeva: “siamo rimasti senza piantine” a proposito della siepe devastata da un incidente, poi “abbiamo mancanza di risorse” per quanto attiene alle altre da reintegrare. E domenica mattina ecco i resti di un altro bivacco notturno sulla panchina di parco Sartori.

Fabrizio Loffi


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commenti


Michele de Crecchio

22 febbraio 2021 22:38

Molto bella la ricostruzione dei gravi fatti avvenuti nel 1951 che, a causa della opposizione delle forze politiche di destra e, soprattutto, dell'assurdo ostruzionismo della Commissione di Controllo, impedirono a Cremona di sviluppare una ordinata politica urbanistica di gestione di terreni destinati all'espansione urbana, abbandonandoli così alla speculazione edilizia privata.