Il taglio degli alberi è in Procura: depositato oggi il primo esposto di un cittadino. Il verde pubblico arriva ancora una volta in tribunale
Approda formalmente in Procura la vicenda del taglio delle 133 piante in città. Oggi, 3 settembre, Gualtiero Nicolini, presidente di Anlai (Associazione Nazionale Liuteria Artistica Italiana), in qualità di privato cittadino ha presentato una segnalazione allegando il comunicato con cui Legambiente ha contestato la relazione dello studio Miceli-Solari sulla base della quale l’amministrazione ha deciso di procedere con gli abbattimenti (qui l’articolo).
Nicolini ha deciso di esporsi affinché “tutti sappiano che la nostra città è tra le più inquinate d'Europa, che i nostri amministratori non fanno quasi nulla per cercare di migliorare la situazione e addirittura che alcuni di loro mettono in dubbio quanto viene pubblicato sulla base di studi scientifici anche per quanto riguarda la situazione sanitaria ed epidemiologica”.
“La decisione del Comune di Cremona non solo di abbattere un numero così notevole di piante - prosegue - ma soprattutto di non voler minimamente porsi il problema che chi contesta questa presa di posizione potrebbe avere ragione e che un ripensamento potrebbe salvare almeno una parte degli alberi, vista la loro importanza in una situazione così difficile, mi ha convinto ad inviare come privato cittadino una lettera alla Procura della Repubblica”.
“Il voler continuare a perseverare da parte della maggioranza in un possibile errore - conclude - malgrado la mancanza del piano del verde e la grave mancata cura nel settore che ha provocato notevoli danni oltre alle carenze anche nella ripiantumazione effettuata spesso con alberelli che prima di poter essere utili dovranno passare tanti anni, oltre ai ritardi delle opposizioni credo rendessero opportuna questa mia decisione”.
Ecco allora quanto segnala Nicolini alla Procura della Repubblica di Cremona: “In allegato mi pregio inviare il comunicato di Legambiente protocollato presso il Comune di Cremona in cui si sollevano vari dubbi circa l'operato della ditta incaricata dalla stessa amministrazione comunale di effettuare analisi e successivamente di provvedere al taglio di molti alberi nella città che è tra le più inquinate di Europa”. Aggiunge Nicolini: “Vi è da rilevare che non si provvede da tempo neppure a sostituire parte degli alberi abbattuti in passato e che manca un piano verde così come è appurato che la cura del verde in città lascia molto a desiderare da tempo”.
“Tutto ciò premesso - conclude il concittadino nella sua segnalazione alla Procura - ed in considerazione del fatto che due agronomi sono ora incaricati dalle associazioni ambientaliste di effettuare nuove perizie per contestare quella fatta per il Comune chiedo se non si intenda valutare la opportunità da parte della Procura della Repubblica di un intervento per scongiurare eventuali reati o per prevenire altre situazioni che necessitino azioni della Procura e/o se non sia possibile ottenere una moratoria per evitare che si compiano atti che possano determinare danni irreparabili”.
IL PRECEDENTE DEL 2002 - Vale a questo punto ricordare che a Cremona, sul verde, è questa la seconda vicenda che approda in Procura. Il precedente “illustre” risale al 2002, giunta Bodini. A seguito del cedimento di alcune piante nei giardini di piazza Roma, l’amministrazione decise di intervenire drasticamente abbattendo diversi alberi considerati a rischio crollo. Questo anche perché in piazza Roma le piante non possono affondare più di tanto le radici nel terreno, dal momento che sotto l’area ci sono i resti della chiesa di San Domenico (oltre a quelli di un rifugio bellico) con il conseguente impatto sulla stabilità degli alberi di più grosse dimensioni. Insomma, alla base degli abbattimenti del 2002 ci sono motivazioni decisamente più “consistenti” rispetto alle attuali.
Sull’onda delle polemiche il caso approdò in tribunale e sia in primo grado che in appello furono condannati il sindaco Paolo Bodini, il vicesindaco Luigi Baldani e il dirigente Marco Pagliarini (attualmente in forza all’AEM). Contro la sentenza di appello si decise di ricorrere in Cassazione, con l’esito che la corte annullò la sentenza di secondo grado. Si sarebbe dovuti tornare dunque in sede di appello ma i fatti caddero in prescrizione. L’esito? Sotto il profilo giuridico i tre amministratori risultarono soccombenti, ma dal punto di vista pratico l’effetto fu quello di una “assoluzione”, al punto che non ci furono conseguenze nemmeno di natura pecuniaria ai danni del sindaco, del vicesindaco e del dirigente.
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commenti
Pietro Ferrari
3 settembre 2021 17:52
A Cremona-ITALIA:
ITAIA de SANA PIANTA
anna maramotti
3 settembre 2021 18:08
Grazie, non credo di dover aggiungere altro. Ricordo solo che "gli alberi sono monumenti vivi".
Antonio
3 settembre 2021 20:41
Speriamo che la giustizia faccia il suo corso, velocemente.