In mostra il patrimonio di codici miniati della Biblioteca. Lo straordinario rotolo della Genealogia della Bibbia del tardo Medio Evo
“I codici miniati e decorati della Biblioteca Statale di Cremona”, a cura di Raffaella Barbierato, Marco D’Agostino, Pier Luigi Mulas è sia un catalogo, che raccoglie le schede di quaranta codici illustrati, che una mostra, allestita nell’atrio della sala dedicata a Virginia Carini Dainotti e nelle sale storiche della Biblioteca, appartenenti all’appartamento dei Magio.
Dopo il lavori di Laura Carlino, che li ha studiati in una serie di saggi e articoli pubblicati dalla fine degli anni Ottanta del secolo scorso e in due cataloghi del 1992 e del 1994, e di Goffredo Dotti sui codici degli Eremitani di Sant’Agostino, questo nuovo catalogo raccoglie tutti codici miniati della biblioteca più alcuni decorati: questi ultimi sono stati inclusi per la ricchezza e per l’alta qualità della decorazione che suscitano nell’osservatore un godimento visivo certamente non inferiore alla meraviglia indotta dai manoscritti con miniature.
I quaranta codici appartengono ai due fondi antichi principali della Biblioteca Statale, il fondo Governativo e il fondo Civico. La maggior parte dei codici di questi due fondi, e quindi anche i manoscritti miniati, costituiscono un patrimonio librario “vario e diversificato per costituzione, dai percorsi grafici, miniaturistici e iconografici eterogenei”, frutto per lo più di acquisti, lasciti e donazioni. La complessità del lavoro di ricerca svolto e dell’ambito storico-artistico in cui si colloca la produzione cremonese, sono stati illustrati nel corso della presentazione dell’iniziativa, realizzata in collaborazione con la Provincia di Cremona, dalla professoressa Maria Rosa Cortesi dell’Università degli studi di Pavia e dalla professoressa Giuseppa Zanichelli dell’Università di Salerno, coordinate dalla direttrice Raffaella Barbierato con la presenza del presidente provinciale Paolo Mirko Signoroni.
“Anche i fondi manoscritti riflettono nel loro ordinamento le vicende storiche che hanno portato l’istituto cremonese ad assumere la duplice veste di Biblioteca Statale (una volta “Governativa”, aggettivo che ancora contraddistingue parte dei codici) e di Libreria civica, con due distinte linee inventariali - spiega Raffaella Barbierato - Questo che può apparire un fatto puramente amministrativo, coinvolge invece la provenienza dei manoscritti e risulta spesso fondamentale per tracciarne, almeno parzialmente, la storia. Dei quasi 4700 manoscritti che costituiscono il patrimonio complessivo della biblioteca, sono qui censiti 41 codici miniati, di cui 23 appartenenti al fondo statale (o governativo) e 18 afferenti al deposito Libreria civica. Più della metà dei codici considerati, siano essi appartenenti al fondo statale o a quello civico presentano la comune provenienza dal convento degli Eremitani di Sant’Agostino di Cremona, noto per la sua ricchissima biblioteca, dispersa in parte nel patrimonio al momento della soppressione dell’ordine e fisicamente distrutta in epoca napoleonica. Le vicende di questa importante biblioteca monastica, che fin dal XIII secolo aveva rappresentato un punto di riferimento culturale non solo cittadino, si sono riflesse in quel processo di migrazione del patrimonio librario che ha portato il materiale più prezioso - e quindi anche i nostri codici miniati - ad approdare tanto all’istituzione pubblica quanto alle biblioteche di appassionati nobili bibliofili cittadini e poi, a seguito dei loro lasciti alla città, alla Libreria civica, ricongiungendo così in parte un patrimonio la cui consistenza ci è stata tramandata dagli antichi inventari di Antonio Possevino e Isidoro Bianchi. L’occasione offerta da questa pubblicazione, tuttavia, può essere utile per aggiornare riconoscimenti e linee di provenienza di alcuni codici, anche alla luce di recenti scoperte. In particolare, il ritrovamento di un Elenco generale dei Volumi esistenti nella Pubblica Biblioteca al 30 ottobre 1801, un inventario generale risalente ad un periodo molto vicino alla nascita ufficiale della Regio Biblioteca Governativa (individuata al 14 aprile 1785, anche se fin dal 1773, anno di soppressione del Collegio Gesuitico, essa svolgeva compiti di biblioteca pubblica): da questo documento si apprende, innanzi tutto, che in questo momento il totale del patrimonio librario ammontava a 15.942 volumi e, anche se degli 85 registri originali, ordinati per materia, ne sono sopravvissuti solo 22, fortunatamente per la nostra ricerca tra questi si trova quello dei manoscritti”.
“I codici illustrati più antichi posseduti dalla Biblioteca Statale di Cremona sono i Gov. 115 e 199, il primo contenente l’Expositio sulle lettere di san Paolo dello pseudo Aimone di Halberstadt e il secondo l’Aviarium di Ugo da Folieto - aggiunge Marco D’Agostino, uno dei tre curatori - Entrambi i manoscritti vengono riferiti al XII secolo. Passando al XIII secolo, i codici illustrati di quest’epoca conservati presso la Biblioteca Statale di Cremona sono cinque: Gov. 103 e 104 e Civ. 1, 3 e 5, tre dei quali risalenti alla seconda metà del secolo e due alla prima metà: per questi ultimi due le datazioni proposte da Laura Carlino e Goffredo Dotti sono l’inizio del Duecento per il Gov. 103 e la prima metà del XIII e precisamente il secondo quarto di quel secolo per il Civ. 5”.
“Malauguratamente, forse in ragione di un apparato illustrativo poco generoso, i codici miniati di Cremona non hanno goduto della fortuna che il loro pregio e le premesse critiche meritavano, come meglio risulterà dai saggi e dalle schede che seguono - osserva Pier Luigi Mulas - Questa nuova pubblicazione si concentra sugli aspetti codicologici e paleografici dei manoscritti conservati a Cremona. Fornisce poi un aggiornamento - si spera esaustivo - degli studi sulla loro veste illustrativa e decorativa, proponendo a titolo sperimentale un affondo su quattro codici sui quali chi scrive crede di poter avanzare nuove proposte attributive. La speranza è che altri vogliano proseguire su questa strada, fatta di risultati progressivi e, ça va de soi, sempre parziali”.
Per chi non volesse addentrarsi in queste spinose questioni, però, viene in soccorso la splendida mostra allestita nell’atrio e nell’appartamento storico, grazie al supporto tecnico di Paolo Pueroni e scientifico di Francesco Cignoni, perfettamente godibile anche da un non esperto paleografo, dove nelle vetrine si possono osservare i preziosi codici miniati, uno dei quali il rotolo della Genealogia della Bibbia del tardo Medio Evo, torna in mostra per la prima volta dal 1953. La mostra resterà aperta indicativamente fino al 15 aprile, ma non è escluso che possa essere procrastinata.
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