Inceneritori in Lombardia, 7 associazioni chiedono a Regione Lombardia un tavolo di confronto urgente sui danni ambientali e sulla gestione dei rifiuti. I dati di Cremona
Ben 7 Associazioni che hanno inviato un documento al presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e al Consiglio Regionale per chiedere un tavolo di confronto urgente sulla situazione degli inceneritori e sulla gestione dei rifiuti: le richieste sono state illustrate stamattina nel corso di una conferenza stampa convocata da Rete Ambiente Lombardia, ISDE (Associazione Medici per l’Ambiente), Medicina Democratica, Zero Waste Europe, Zero Waste Italy, 5R Zero Sprechi e Cittadini per l’Aria. Innumerevoli e pesanti le criticità rilevate: ”L'incenerimento è di per sé una tecnologia obsoleta e in contrasto con gli obiettivi della economia circolare. Inoltre perpetua l'impatto ambientale della sovrapproduzione delle merci e dello spreco delle materie. L'incenerimento contribuisce a determinare danni ambientali e sanitari, sia per le emissioni che per i rifiuti pericolosi a loro volta prodotti”, è quanto hanno dichiarato Raffaella Mattioni, Rete Ambiente Lombardia, Marco Caldiroli, Medicina Democratica e Celestino Panizza ISDE Medici per l'Ambiente, intervenuti a nome di tutte le Associazioni.
Nella provincia di Cremona il rapporto ISPRA 2024 relativi al conferimento dei rifiuti nell'anno 2023 confermano che la raccolta differenziata arriva al 78%, che tradotto in tonnellate significa 130mila tonnellate di differenziata su poco più di 167mila tonnellate di rifiuti prodotti (per una popolazione pari a 353.537 abitanti, che significa che ciascuno di noi ogni anno produce 474,2Kg di rifiuti). L’impianto di termovalorizzazione di Cremona tratta ogni anno circa 62.000 tonnellate di rifiuti, come si legge dal sito di A2A, che non sono altrimenti riciclabili. I rifiuti provengono dall’intera provincia e sono costituiti, oltre che dalla frazione residuale della raccolta differenziata, anche da rifiuti commerciali e industriali non pericolosi, rifiuti sanitari e fanghi da depurazione.
Abbiamo già affrontato il tema della presenza di inceneritori in Lombardia proprio pochi giorni fa (leggi qui), ricordando come la nostra regione sia quella che presenta il maggior numero di impianti, ossia 12 inceneritori per rifiuti urbani -24 linee- (contro i 3 Veneto, 1 in Piemonte, 8 in Emilia per limitarci al Nord Italia) più uno per il quale è stato avviato l’iter autorizzativo in provincia di Bergamo, ai quali si aggiungono 5 cementifici, che pure coinceneriscono rifiuti, per una capacità di trattamento dei rifiuti -autorizzata- che è pari a quasi tre volte la quantità di rifiuti indifferenziati prodotti dai lombardi. Ciò si traduce in una percentuale di rifiuti inceneriti provenienti da fuori regione, pari a circa il 43% del totale, condizione che segna un altro poco invidiabile primato per la Lombardia, dopo il primo posto nel nostro Paese per numero di impianti. Nel 2023 sono stati bruciati 2.289.000 t di rifiuti nei 12 impianti a fronte di una capacità autorizzata di oltre 3 milioni di t, ma i rifiuti indifferenziati prodotti dai cittadini sono stati 1.226.000 t, gli altri impianti hanno combusto ulteriori rifiuti di vario genere per 1.300.000 t.
Pertanto, le associazioni hanno per primca cosa messo in evidenza quelle che risultano essere delle criticità: oltre alla concentrazione in Lombardia, definita "abnorme", con una capacità di combustione che negli ultimi 20 anni è stata costantemente aumentata, vengono segnalate anche "la localizzazione del tutto irrazionale degli impianti, la mancanza totale di programmi di monitoraggio ambientale e sanitario e sul tema del monitoraggio delle emissioni da incenerimento permane una forte distorsione" e quindi il documento prosegue con l'indicazione di studi sulle ricadute sulla salute degli inceneritori "A fronte di questi dati un forte richiamo al principio di precauzione è imprescindibile; Oltre al tema dell’impatto sanitario delle emissioni, c’è quello, sempre più evidente, del danno che l’incenerimento causa anche su altri fronti: all’economia circolare e alle politiche climatiche. Infine, emerge dal rapporto ISPRA RIFIUTI URBANI 2024 n° 406 che una quota molto rilevante dei rifiuti inceneriti negli impianti lombardi (43%) proviene da fuori regione".
Pertanto, a fronte di quanto sopra evidenziato, le associazioni sottoscriventi chiedono a Regione Lombardia un aggiornamento del Piano Regionale Gestione Rifiuti, PRGR, e presentano le seguenti richieste: una moratoria sulla costruzione/ampliamento di ogni tipo di impianto che brucia rifiuti; l’adeguamento della capacità di incenerimento alla effettiva produzione regionale, riducendola con l’attuazione delle politiche di riciclo e soprattutto di prevenzione dei rifiuti; l’attuazione di un monitoraggio epidemiologico delle popolazioni esposte agli impatti ambientali integrato con biomonitoraggi e corrette valutazioni di impatto sanitario; la completa trasparenza e informazione, a livello provinciale, su composizione, raccolta, effettivo riciclo e smaltimento dei rifiuti, come delle politiche di riduzione e prevenzione; la modifica radicale del Piano regionale di gestione dei Rifiuti, in scadenza nel 2027, con la graduale chiusura degli impianti sovrabbondanti rispetto alle esigenze del territorio con impianti di trattamento a freddo e recupero di materia: è dimostrato che una consistente quota di rifiuti destinata all’incenerimento sia ancora recuperabile.
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