L'11 settembre di trent'anni fa chiudeva "Il Fulmine". Poi l'abbandono. Inaugurato nel 1961, Mina volle l'attico del primo grattacielo di Cremona
Il prossimo 11 settembre saranno trent'anni dalla chiusura de "Il Fulmine" di corso Mazzini. Ormai ben poco è rimasto di utilizzo del palazzo, un'attività commerciale al pianoterra, poco altro ai piani superiori. Ma il tema dell'utilizzo dell'immobile abbandonato, in una delle vie sicuramente di maggior transito pedonale e di pregio, è un grosso punto interrogativo. Inaugurato nel 1961, venne progettato nel 1959 da Libero Guarneri, su indicazione di Primo Lanzoni che aveva voluto realizzare questo grande magazzino lungo corso Mazzini ma con affacci sulle due stradine laterali. Il palazzo all'epoca era il primo grattacielo di Cremona: sei piani fuori terra e due interrati con un fronte principale su via Mazzini di 62 metri scandito da un lungo basamento a vetri su cui poggiano un primo piano a galleria con doppia balconata chiusa da vetrate e due scale elicoidali quasi fosse un percorso pedonale ma in quota. Fino alla sua chiusura "Il Fulmine" (nato dalla contrazione dello slogan: "dateci un prezzo e noi lo fulmineremo") era il magazzino della famiglia cremonese. Più piani dove si poteva trovare di tutto: dalle stoffe alle confezioni, dalle camicie alla passamaneria, dai cappotti agli abiti di nozze. Il magazzino era di proprietà della famiglia Lanzoni che ne possedeva un altro in via Giuseppina e uno in via Giordano. Un negozio gemello con lo stesso nome (di proprietà del fratello di Primo Lanzoni) era a Piacenza ed è stato chiuso nel 2013.
Quel palazzo in vetro e acciaio divenne subito un luogo da far invidia alla vecchia Cremona, tant'è che anche Mina e la sua famiglia, decisero di andarci ad abitare all'ultimo piano subito dopo l'inaugurazione lasciando la vecchia casa di via Cesare Battisti. Mina aveva già avuto un gran successo e quindi ecco il cambio di casa: un attico in quel grattacielo di vetro e acciaio su corso Mazzini da cui si poteva vedere il Torrazzo. Sandro Rizzi, allora giovane cronista e battagliero fotoreporter cremonese, grazie all'amico Memo Fieschi - suo compagno di banco - pianista de "I Solitari" di Mina ottenne di fotografare la cantante nella sua nuova casa. E quella foto di Mina affacciata su corso Mazzini con un Paperino in mano insieme ad altre realizzate nella sua nuova grande casa finirono su tutti i giornali.
"Il Fulmine" divenne il riferimento dei cremonesi, poi la crisi e la decisione di chiudere l'11 settembre del 1992. Il grande magazzino ex Fulmine dopo la chiusura ha avuto alcuni utilizzi (palestra, libreria-negozio di dischi, ristorante al primo piano) poi era stato prima ceduto dalla famiglia Lanzoni all’istituto neurologico Mondino di Pavia, e da qui transitato nel patrimonio della fondazione Maugeri, quindi finito sotto sequestro per lo scandalo delle tangenti nella sanità lombarda all'epoca di Formigoni governatore. Fino al degrado e al semiabbandono di oggi proprio nel cuore della città.
Lo stabile dell'ex Fulmine, tanta gente per gli acquisti dentro il grande magazzino (foto Muchetti) e Mina alla finestra dell'attico su corso Mazzini
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