Alcuni amici gli hanno chiesto come mai la casa di riposo del loro paese nella Bassa bresciana fosse intitolata a una cremonese. “Ho risposto che non lo sapevo. La cosa mi ha incuriosito”. A tal punto che, come ha fatto per altri suoi lavori, Gian Carlo Corada, insegnante di Storia e Filosofia, più volte presidente della Provincia e per un mandato sindaco di Cremona, autore di libri e saggi, ha cominciato a indagare avvalendosi dell'aiuto di una preziosa collaboratrice: Annalisa, sua figlia. “Ho consultato archivi, parlato con la gente del posto, compreso il parroco”, dice il padre. E' così che la coppia si è messa con passione e ostinazione sulle scarse tracce di quel personaggio sconosciuto e affascinante, fondatrice dell'omonimo ricovero di Pontevico, e ne hanno ricostruito, momento dopo momento, la vita misteriosa, un po' favola, un po' tragedia, nel libro uscito nei giorni scorsi: 'Teresa Reboldi Giroldi Forcella. Una storia di generosa umanità tra Villa Carcina, Pontevico e Cremona' (liberedizioni).
Teresina, come veniva chiamata dai parenti, nacque il 18 settembre 1847 a Villa Carcina, in provincia di Brescia. I suoi genitori erano di umili origini. “Era consuetudine, per le ragazze di famiglia povera delle valli, andare giovanissime 'a servizio' nella case dei benestanti in pianura”, ricordano gli autori. Teresina non fa eccezione. “Va a far la cameriera a Pontevico, presso i Giroldi”. Gli inizi di quella svolta alle dipendenze di Paolo Giroldi, un nobile, il 'signorotto' del paese', non furono dei migliori. “Le cronache narrano di un furto d'argenteria avvenuto in casa Giroldi, di cui sarebbe stata accusata Teresina. Licenziata, sarebbe poi stata riassunta, dopo la scoperta del vero colpevole”. Rimasto vedovo due volte di due sorelle, il padrone sposa Teresina, incinta di circa quattro mesi. Lui aveva 67 anni, lei 25. Un matrimonio di necessità. “Nonostante ciò, possiamo presumere che alla giovane Teresina, passata in poco tempo da cameriera a signora, sia sembrato di vivere un sogno”. Il ricco marito muore il 24 febbraio 1873, un mese prima della nascita di Paolina, figlia sua e di Teresina. Il padre lascia tutto alla prima: l'eredità consiste soprattutto in terreni e case, per un valore complessivo di 852.888,36 lire. Una grossa cifra all'epoca. “Teresina si dedica all'educazione di Paolina, che cresce bene, circondata dall'affetto della madre e della numerosa servitù. Destino vuole, però, che a poco più di 6 anni un morbo fatale se la porti via”. Teresina eredita tutto. “Seguono mesi terribili per lei, ma il dolore è mitigato dalla fede religiosa e dall'amore, che poi si trasformerà in qualcosa di più, per Paolo Forcella, possidente, solo d'una decina d'anni più anziano di lei”. I due si uniscono in matrimonio, a Pontevico, il 6 novembre 1879.
Teresina, pur mantenendo saldi legami, con Pontevico, sceglie di vivere a Cremona, trasferendosi dalla campagna alla città. Interessanti le pagine dedicate al contesto storico ed economico di quel periodo turbolento. “Cremona a fine Ottocento era un centro abbastanza vivace e ricco, pur non mancando sacche di grande povertà”. Teresina muore il 29 maggio 1904, a 56 anni, nell'appartamento di piazza Roma 18, all'angolo con via Solferino, ed è sepolta a Pontevico. Il testamento viene aperto il giorno stesso della sua scomparsa, nei locali della Regia Pretura di Cremona, in via Tribunali 4, davanti al notaio Alessandro Maffi. Tre fogli di carta uso filigrana. “Alla morte di Paolo Forcella (il suo secondo marito, ndr), memore io - scrive Teresina - delle intenzioni e dei sentimenti caritatevoli del compianto mio primo marito Paolo Giroldi, sentimenti condivisi pure da Paolo Forcella, intendo rispettare ed onorare la memoria del primo, ed elogiare altresì il secondo, stabilendo come stabilisco che la mia sostanza, detratti i legati, costituisca il patrimonio pel mantenimento in perpetuo di un ricovero per cronici poveri d'ambo i sessi, con annessa una sala per bambini e un'altra per adulti ammalati. Tale ricovero sarà eretto nella casa mia in Pontevico”.
E così, dopo la morte del secondo marito avvenuta nel 1920, è stato con la nascita della casa di riposo, che oggi si chiama Fondazione Giroldi Forcella Ugoni onlus. In quei tempi “regnavano ovunque grandi ingiustizie e spesso la fame - concludono i due autori -. Tuttavia non mancavano in questo mondo la solidarietà e la generosità. Alle quali si accompagnava spesso la speranza in un futuro migliore. Figure come quella di Teresina contribuivano a tenere viva questa speranza, ad alimentare un poco di fiducia. Nelle stesso tempo, figure così rendono, a noi oggi, la dimensione tutta umana del dolore, della fede, dell'amore per il prossimo”.
L'ex sindaco, che in questi giorni ha dato alle stampe un altro libro ('Maometto filosofo') e sta già lavorando ad altri progetti, ha presentato la ricerca su Teresina il 28 maggio nel giardino della casa di riposo bresciana, che negli anni si è rinnovata e allargata sempre di più. Tra il numeroso pubblico c'erano anche loro, gli anziani (122 attualmente i posti letto) a cui, ricordando le sue umili origini, non aveva mai smesso di pensare la povera cameriera diventata nobile e ricca.
Nelle foto a scorrimento il libro di Gian Carlo e Annalisa Corada e sullo sfondo la casa di piazza Roma dove abitava Teresa Reboldi Giroldi Forcella; poi Teresa e i suoi due mariti e gli autori del volume
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