La Cremona dei contrasti: a poche decine di metri in linea d'aria il nuovo parcheggio e lo storico cavalcavia che va in malora
Da un lato si costruisce, dall'altro si lascia andare in malora. E' un contrasto duro, netto, quello che si apre alla vista costeggiando via Dante e salendo il cavalcavia che porta al cimitero. Nello spazio di pochi metri in linea d'aria, da una parte fervono i lavori per l'ampliamento del parcheggio nell'area retrostante l'Italmark, mentre dall'altra si allunga il cavalcavia abbandonato a se stesso. Le ringhiere aggredite dalla ruggine, l'asfalto crepato in più punti, i marciapiedi sconnessi, l'erba infestante dappertutto: la salita da via Dante mostra una trascuratezza avvilente, in aperto contrasto con la volontà di ripartire e dare opportunità a questa città che, tutto sommato, anche l'ampliamento di un parcheggio può suggerire.
Eppure, sulle condizioni del cavalcavia che porta al cimitero, un luogo che di per sé, per quello che rappresenta, andrebbe curato e tenuto in ordine (“Ricordati che devi morire!”, ammoniva un allibito Massimo Troisi il frate in “Non ci resta che piangere”) non si muove nulla da mesi. Già due volte Cremona Sera ha segnalato le pessime condizioni in cui versa l'opera inaugurata nel 1930 e progettata dall'architetto Aldo Ranzi e dall'ingegner Contuccio Contucci, dedicata ai Caduti in guerra (qui l'ultimo articolo). Ancora oggi lo stato dell'arte è quello documentato nelle fotografie scattate questa mattina.
Anzi, la situazione sembra non solo congelarsi, ma peggiorare. Basti pensare che una delle scale che scende verso il cimitero è chiusa da mesi, a causa del distacco di grossi blocchi. Non solo non si interviene, ma oggi la transenna posta a bloccare la discesa è stata “foderata” con una lastra di compensato, quasi a voler impedire anche la vista di quella scalinata che va letteralmente in pezzi. Quasi a dare una sorta di muto imprimatur: le cose stanno così e così staranno a lungo.
A poche decine di metri in linea d'aria, anche oggi che è sabato, si lavora invece al nuovo parcheggio. Qui si dimentica, là si costruisce. Le rampe e la struttura sono ormai montate e si tratta di terminare l'opera di ampliamento del parcheggio contenuta nel programma elettorale del sindaco Galimberti. I lavori, causa Covid, hanno subìto rallentamenti ma nelle scorse settimane sono ripresi e si spera possano concludersi nei prossimi mesi, dal momento che si ipotizzava di aprire la struttura durante la primavera di quest'anno.
Al primo piano i posti a disposizione saranno 139 ma il parcheggio sarà strutturato per consentire la realizzazione di un ulteriore piano in grado di ospitare 145 automobili. Gli accessi saranno da via Dante e da via della Vecchia Dogana. Complessivamente, i costi stimati per la realizzazione dell'opera ammontano a 1 milione e 647 mila euro.
Se da un lato si investe, dall'altro si si trascura un pezzo di storia locale. I contrasti di una città di provincia le cui dinamiche sanno spesso confondere.
Nelle foto in alto a scorrimento, un collage con i lavori per il nuovo parcheggio e il cavalcavia del cimitero. A seguire, immagini del cavalcavia in stato di abbandono.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
commenti
Roberto Regonelli
4 settembre 2021 17:38
Federico, anche questa volta hai messo il dito nella piaga. Alla base di questi fatti, c'è la determinata volontà di cancellare l' identità della città. È vergognoso!
Michele de Crecchio
4 settembre 2021 23:20
Uno degli spazi più orrendi che si stiano realizzando in città. Un tempo era anche ricco di belle e potenti alberature. Ora gli unici alberi rimasti (in effige) credo siano quelli ironicamente dipinti sull'edificio moderno che ospita la biglietteria degli autobus!
Roberto Regonelli
5 settembre 2021 09:56
Concordo pienamente con Lei. Stanno distruggendo ciò che era presente di bello. Stanno costruendo una "scaffalatura" di magazzino, inguardabile!
Non era possibile realizzare un parcheggio sotterraneo?
Patrizia Signorini
5 settembre 2021 04:15
Faccio quel cavalcavia 4 volte al giorno e ogni volta considero che è davvero scandalosa la mancanza di cura della cosa pubblica. Un degrado pesante, che dura da anni, e che inutilmente è sotto gli occhi di tutti.