4 giugno 2021

Il cavalcavia sembra sia stato bombardato. Buche, marmi divelti, pietre rotte, parapetti spanciati. Un rischio arrivare a piedi al cimitero

"El panouramma, ahimè! el fà végner frèdd. El diis a j occ e al coor:..."Chi l'è finìda". Così Alfredo Pernice in "Bàgoule rimàde" del 1935 nella sua "Dal lougiaat del semiteri" parlava del panorama che si vedeva arrivando al cimitero di Cremona. Oggi lo stato del cavalcavia "el fà végner frèdd" per altre ragioni. Un disastro totale per chi si vuol avventurare a piedi nel sorpassare la ferrovia e avviarsi al cimitero. Lo scorso 10 febbraio raccontavamo lo stato disastroso del cavalcavia che da via Dante porta al cimitero, oggi la situazione è peggiorata senza che nessuno ci abbia messo mano. Il tempo, l'incuria, il poco amore per Cremona fanno il resto. Si fa un gran parlare a palazzo di ecologia, oggi purtroppo l'unico modo per arrivare al cimitero è in auto, per i pedoni è un rischio.

Già l'accesso da via Dante dimostra la scarsa considerazione in cui questa opera che ha compiuto 90 anni versa e quindi andrebbe tutelata anche dal punto di vista monumentale. Svolta continua per le auto ma nessun passaggio per i pedoni. Poi inizia la salita. Erbacce ovunque sui marciapiedi e vicino ai parapetti: erba, spighe, papaveri e persino camomilla. Le ringhiere in ferro sono storte e arrugginite, qualcuna è spanciata verso la ferrovia che transita di sotto. Anche il marciapiede è pieno di buche tanto da mettere a rischio il cammino. Senza parlare poi delle scale di discesa al cimitero: un percorso di guerra. Una è chiusa da tempo da una transenna. Basta guardare oltre e si vedono i marmi divelti, le lastre di copertura completamente staccate e pronte a cadere di sotto. I marmi di pietra di Botticino  sono rotti, saltati i parapetti e i reggimano. L'altra scala di discesa verso il cimitero è aperta ma è rotta in diversi punti e infestata da erbacce. Per un anziano è davvero un problema. Che dire poi dell'esedra di fronte al cimitero con tutte le tessere del mosaico dedicato ai martiri fascisti ormai interamente sollevate e su cui si intravede solo la scritta "Roma". Perchè non si interviene? E la Soprintendenza cosa dice, visto che si tratta di un monumento inaugurato il 28 ottobre 1930 insieme ad altre 132 opere pubbliche di città e provincia per esaltare il primo podestà fascista Giovanni Bellini?  

Un tempo quando qualcuno moriva si diceva "L'è 'ndàt ài plàten", cioè è andato ai platani perchè quando ancora non esisteva il sovrappasso sulla ferrovia, da via Dante si arrivava al cimitero percorrendo via Platani, come ricorda Luciano Dacquati nel suo "Te'l dìghi in cremunées". Poi nel 1910 il primo progetto previsto da via dei Platani, poi il traffico sulle strade di via Dante e viale Trento e Trieste ne consigliò lo spostamento nella sede attuale che ha anche il vantaggio di portare i pedoni davanti al portone d'ingresso del cimitero. L'opera era stata progettata dall'architetto Aldo Ranzi e dall'ingegner Contuccio Contucci ed è dedicata ai Caduti in guerra e quindi pensato come monumento. Il progetto venne illustrato nel 1926 durante la III Biennale d'arte cremonese e, insieme ai quadri di Arata, Vittori, Busini ecc, venne effettuata una mostra sul “progetto monumentale del cavalcavia del cimitero a cura dell'Ufficio Tecnico comunale. Durante la costruzione fu necessario addirittura incanalare provvisoriamente le acque del Naviglio Civico. (m.s.)


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commenti


Elia sciacca

5 giugno 2021 09:20

Questa situazione di degrado esiste da molti anni, pertanto nulla di nuovo sotto il sole

Patrizia Signorini

5 giugno 2021 12:47

Ci passo ogni giorno, a piedi o in bicicletta e ogni giorno contemplo il degrado. Complimenti a chi per decenni si è succeduto con compiti di manutenzione della cosa pubblica