La denuncia di Nicolò Govoni: "Ho trovato più onestà nelle multinazionali che nelle Ong. Mazzette e stipendi da urlo a spese dei poveri"
"Stipendi da urlo a spese dei poveri. Ecco il vero volto del sistema Ong". E' andato giù pesante il cremonese Nicolò Govoni, scrittore, direttore e fondatore dell'associazione Still I Rise, sul mondo del "non profit". Il giornale "La Verità" ne ha fatto ieri l'apertura in un pezzo del suo vicedirettore Francesco Borgonovo.
L'11 luglio alle 2.04 di notte, Govoni ha postato sul suo profilo facebook un lungo scritto che farà discutere, ne è perfettamente consapevole.
"Sto per dire qualcosa di estremamente divisivo e so che farò incazzare parecchia gente stanotte, ma lo faccio comunque: il settore della cooperazione internazionale fa schifo e va smantellato e ricostruito completamente. Ho trovato più onestà tra le multinazionali che tra le Ong". Dunque Nicolò Govoni, premiato tra l'altro per i suoi lettissimi libri (Se fosse tuo figlio e Fortuna pubblicati per Rizzoli) e per la sua attività per i diritti umani con il Torrone d'oro lo scorso anno e proposto addirittura per il premio Nobel per la pace (ha lavorato, tra l'altro in un campo profughi in Grecia nel 2018) va giù pesante con il cosiddetto "mondo dei buoni".
"Sono quasi dieci anni che opero nel settore - ha scritto sul suo profilo - e, come direttore esecutivo di un'organizzazione presente in svariati Paesi e avente rapporti con tutti i grandi marchi della cooperazione, sono arrivato a questa certezza dopo tanti, tanti tentativi e l'illusione iniziale, come la maggior parte di noi speranzosi, che il non profit fosse davvero il mondo dei 'buoni'. Mi sbagliavo terribilmente e, proprio perchè ne faccio parte, ho la responsabilità morale di dire la verità" racconta Nicolò con grande amarezza. Poi parla del livello del lavoro che la cooperazione internazionale svolge. "Il livello è generalmente infimo - scrive ancora - Parlo della qualità dei servizi. Parlo della qualità delle strutture amministrative; ma soprattutto, parlo della qualità dei cosiddetti 'professionisti' del settore". E ancora: "Qui il buonismo è dilagante e, dato che tanto è 'carità', ci si fa sempre andare bene tutto, anche le briciole. Ovviamente solo a spese delle persone che si millanta di 'aiutare'". E poi giù duro sugli sprechi. "Fare 'educazione' nella cooperazione significa 9 volte su 10 scuole di lamiera, insegnanti impreparati, percorsi educativi senza sbocchi, mentre i dirigenti a Roma bevono champagne". E ancora: "Scarsissima rendicontazione e trasparenza in struttura. Tante organizzaizoni sono dei carrozzoni costosi, obsoleti e rallentati da una burocrazia fasulla, volta solamente a nascondere...Tutta l'incompetenza di 'esperti' che non sopravviverebbero un mese nel mondo dell'industria, ma che nel non profit fanno carriera. Perchè i poveri, i rifugiati e gli ammalati, per loro fortuna non si possono lamentare. E quindi va bene così".
Nicolò Govoni, cremonese classe 1993, da sempre in prima linea sull'aiuto ai diseredati del mondo, calca ancora di più la mano sulle questioni ecomomiche. "I 'professionisti' del settore prendono spesso salari da capogiro. E questo, di per sè, non è neanche il vero problema. Sono totalmente a favore di dare anche 20mila euro al mese a qualcuno che sta salvando milioni di vite umane. Se vogliamo davvero costruire un mondo migliore, dobbiamo riconoscere agli eroi ciò che meritano. Peccato che nella cooperazione si prendano anche (esempio pratico) 12mila euro al mese, per fare immissione dei dati - sì il semplice database- dalle 9 di mattina alle 5 del pomeriggio, weekend esclusi, con villa pagata dall'organizzazione, mentre la gente muore nelle baraccopoli due strade più in là. E questo non è qualunquismo, sono letteralmente i colleghi del settore che conosciamo personalmente. Il problema è che ci sono così tanti soldi e così poca trasparenza in questo settore che la mediocrità viene scambiata per normalità - sempre a scapito di chi si dovrebbe 'aiutare', naturalmente".
Ma poi Govoni calca ancora più la mano fino a parlare di tangenti nel mondo della cooperazione.
"Spesso e volentieri, nei bilanci di missione, fino al 20% del budget sotto la voce 'facilitazione' nasconde gli oneri di corruzione. Ebbene sì, le tangenti. Le mazzette. A livello istituzionale, nel Sud globale, la cooperazione è da sempre uno dei promotori principali della cultura delle bustarelle". E aggiunge:" I costi di realizzazione dei progetti sono quasi sempre inflazionati dalla corruzione interna, il famigerato 'magna magna' generale. ecco perchè la cooperazione sperpera i fondi...Il problema non è tanto il magna magna generale, quanto la quasi totale assenza di controllo. Perchè la vera crisi non è in basso, sul campo. La vera crisi è nel sistema". Govoni nel lungo post parla poi dei guai culturali, della diseducazione e della scarsa informazione sui diritti umani. E attacca il Wfp che ha vinto il Premio Nobel per la Pace nel 2020 ma ha una strategia di marketing basata sui bambini ricoperti di mosche, di neonati scheletrici o di mamme che si strappano i vestiti senza mai fare uno sforzo per cercare di capire le cause di situazioni simili o l'Unicef che usa ancora lo slogan "Salva i bambini malnutriti" "che, oltre ad alimentare il complesso del salvatore bianco, dipingono la povertà come inevitabile, quasi endemica nel Sud Globale, sottraendosi SEMPRE all’entrare nel merito delle cause geopolitiche, coloniali e neoimperialistiche che causano i VERI problemi alla base".
E poi la politica, Govoni è un fiume in piena. "Lo vediamo direttamente in Siria, in Congo, in Grecia, e indirettamente in Etiopia, in Sudan, in Yemen, in Afghanistan: troppo spesso l’aiuto umanitario viene utilizzato come uno strumento di politica estera, di lobby, di ingerenza internazionale. Alcune volte viene strumentalizzato per creare avamposti economici nei Paesi “aiutati” a favore dei Paesi “aiutanti”. Altre volte, invece, diventa addirittura un’arma di guerra".
Certo, conclude Govoni, cui sono anche le organizzazioni buone: "Posso già sentire le grida della folla inferocita. Ma certo che avete ragione, non si deve generalizzare e fare di tutta l’erba un fascio e bla, bla, bla - mettete giù i forconi. Ci sono sicuramente diverse realtà umanitarie che fanno un ottimo lavoro e lo fanno con etica, passione e responsabilità sociale. Medici Senza Frontiere è la mia preferita. Ma non sto parlando di singole realtà qui. Sto parlando della media del settore. Sto parlando del minimo comune denominatore della cooperazione internazionale - e questo è il ribrezzo. Uccidete pure il messaggero, se vi fa sentire meglio. Non mi importa. I vostri “angeli” hanno comunque le ali di plastica. E, che vi piaccia o no, il rifiuto della realtà non cambia la realtà delle cose".
E, con amarezza, conclude che se non ci fosse la sua "Still I Rise" non lavorerebbe mai nel settore umanitario e preferirebbe piuttosto lavorare ad Amazon.
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commenti
Roberto Regonelli
15 luglio 2022 12:12
Ho sempre saputo che tutto è bussines, anche la fame del terzo mondo, la siccità, le guerre, ecc.
Tutto è in funzione del denaro, lo sterco del diavolo, mascherato da bontà, aiuto, da perbenismo, buonismo. Tanti ns. simili si sono dimenticati che per accedere al Cielo, dobbiamo dedicarci al più debole, a chi è ammalato a chi non ha di che mangiare. C'è da sperare che una luce, entri nelle coscienze di chi sfrutta il dolore e la disperazione degli altri e li renda consapevoli di quel che fanno.
E per ultimo, il giudizio Divino, che dividerà chi ha diritto di entrare nel Regno dei Cieli e chi no.
Fiorella Paroli
15 luglio 2022 15:13
Sei veramente un Grande!!!!!! CHAPEAU 👏👏👏👏👏👏 La verità é sempre scomoda ma é ora di finirla con questi falsi buonisti.
Letizia Giglio
20 maggio 2024 18:04
Complimenti per quello che fate, dovreste farlo anche in Italia penso che ci sia un gran bisogno!