2 giugno 2024

La Pieve di San Maurizio, nella frazione di Torre de' Picenardi lungo la Postumia. Una delle chiese più antiche. In passato torre d'avvistamento. L'abbandono, il saccheggio e il recupero

Immaginiamo di fare un salto indietro nel tempo di oltre mille anni.

Siamo nella campagna cremonese, tra le centuriazioni romane e pochi edifici semplici; una grande strada consolare, la via Postumia, la più importante della Gallia Cisalpina, che passava proprio su questi territori e si incrociava con i decumani, con i ‘quintari’ e le strade minori. Sappiamo poi che in queste zone di incrocio tra le vie più importanti sorgevano campi militari o zone definite ‘castrum’, ossia accampamenti fortificati dove in genere poteva sorgere una torre di avvistamento. 

Bene, immaginato ciò, possiamo ritornare ai nostri giorni e rivedere la scena nella campagna di Pieve San Maurizio, frazione di Torre de’ Picenardi, dove è presente una delle chiese di più antica fondazione di tutto il territorio. 

La storia tra ipotesi e certezze

Si tratta, come suggerisce chiaramente il nome, di una chiesa matrice o plebana (da cui il termine ‘pieve’), ossia dotata di fonte battesimale e quindi luogo in cui poteva essere impartito il battesimo, il sacramento per eccellenza della cristianità. Perchè sia stata eretta proprio qui, può essere spiegato dal fatto che si trovasse appunto all’incrocio tra due importanti vie di comunicazione e, cosa non da meno, che vi fosse un precedente edificio in quel luogo, non necessariamente sacro. 

La morfologia del territorio infatti presenta un terrapieno proprio dove sorge la pieve, un’area sollevata rispetto alla campagna circostante, che invece è assolutamente piatta; questo potrebbe indicare la presenza di un pre-esistente edificio. Inoltre se da terra alziamo lo sguardo alla torre campanaria, non possiamo non notare la sua forma piuttosto tozza e massiccia, soprattutto nella parte al di sotto della cella campanaria: anche questo quindi potrebbe indicarne la funzione primaria di torrione di osservazione a scopo militare.

Ad ogni modo, fuori dalle ipotesi, abbiamo delle certezze: esistono documenti che testimoniano la presenza di una chiesa in questo luogo già nel 1019, appartenente alla diocesi di Cremona. Angelo Grandi, nella sua dettagliata ‘Descrizione della Provincia e Diocesi di Cremona’’ conferma l’esistenza della pieve già dall’anno mille o poco più: “La chiesa di Pieve S. Maurizio era una delle plebane che risaliva fino al secolo XI, e vantava una pingue rendita, insignita del titolo di arcipretale. Come le fosse tolta una tale prerogativa, fino ad ora lo si ignora”. 

Al suo interno troviamo affissa una cornice con l’elenco dei parroci (non tutti, però, considerando che ci sono dei buchi temporali importanti): il primo nome riportato risale al 1290, a testimoniare che in quella data la chiesa era già parrocchia, ‘D. Jacominus Ponzonus Archypr’, mentre l’ultimo registrato fu invece Don Giovanni Brugnoli nel 1907.

Rimodellamenti e ristrutturazioni

Dunque origini antiche e grande importanza per il territorio, da secoli, anzi, da oltre un millennio. Certo oggi l’edificio che vediamo non è lo stesso delle origini: sicuramente fu ampliato e questo viene messo subito in chiaro dalla facciata a capanna, dove è ben visibile l’aggiunta di una parte muraria che ha innalzato il fronte e dove si vedono chiaramente i mattoni di diverse dimensioni che compongono la parte più recente. 

Anche l’interno ha subito nel tempo forti rimaneggiamenti, con aggiunta delle navate e cappelle laterali, a partire dai primi decenni del 1600; successivamente tra il 1844 e il 1848 un’altra serie di ristrutturazioni ha dato un aspetto più classicheggiante. All’interno venne realizzata una controsoffittatura a incannucciato che andò a coprire il soffitto ligneo sia nella navata centrale che in quelle laterali. 

Arriviamo alla metà del secolo scorso e di nuovo un intervento interessa gli interni, il pavimento antico in mattoni di pietra calcarea (se ne vedono ancora alcuni frammenti riportati alla luce) viene coperto con più moderne mattonelle in graniglia, viene realizzata una nuova pala d’altare col dipinto del pittore cremonese Giovanni Misani che rappresentava appunto San Maurizio e che Misani avrebbe realizzato sul retro di un quadro molto più antico. Cosa sia stato di questa ‘doppia’ tela, così come di tutti gli arredi, altari lignei, statue, acquasantiere ed altri tesori racchiusi in questa pieve, non è dato a sapere. Probabilmente furono venduti o trafugati. Solo un volto marmoreo di Cristo, risalente al XV secolo, è rimasto al suo posto in una nicchia, ma solo perché non riuscirono a scardinarlo dal muro, tentando maldestramente ed arrivando così a danneggiarlo. 

L’abbandono e il recupero

In realtà il declino di Pieve San Maurizio era iniziato lentamente già secoli prima. Trattandosi di una pieve in campagna, di origini così remote, non è facile immaginare che nel tempo siano stati diversi i momenti di crisi. Uno dei primi ce lo spiega ancora Angelo Grandi quando racconta la vicenda del dotto Colombano Balletti da Cremona’. Quest’uomo fu poeta e  professore, ma decise poi di abbracciare la vita ecclesiastica, motivo per il quale l’allora vescovo Nicolò Sfondrati nel 1568 lo elesse rettore della parrocchia di San Maurizio. “Ma non potendosi adattare al vivere campestre, rinunziò a questo beneficio (senza dubbio in quell’epoca ancora cospicuo)”. In realtà il nome di Colombano Balletti non compare nella lista dei parroci di Pieve San Maurizio, ma la vicenda oltre che da Angelo Grandi è riportata anche nelle ‘Memorie di Storia ecclesiastica Cremonese’ di Ferrante Aporti. In ogni modo però dal 1568 in avanti, non compare più nessun arciprete nell’elenco, quindi è confermata la notizia che dopo Balletti la chiesa perse il titolo dell’arcipretura.

Il vero scempio risale però a pochi decenni fa: infatti fino all’inizio degli anni 2000 veniva ancora celebrata la messa e l’antica pieve, suggestiva per la sua storia e per la sua piacevole collocazione, era spesso scelta per matrimoni e battesimi. Poi i primi segni di cedimento del controsoffitto, la chiusura ed il lento ed inesorabile declino. 

Venne svuotata dei suoi tesori più antichi, venduti al miglior offerente.

La pieve di San Maurizio ha così vissuto decenni di abbandono ed incuria, per anni nessuno se ne è più occupato veramente. Al suo interno non c’erano più i banchi, le acquasantiere ed il fonte battesimale scardinati dalle loro basi; ampie aree della controsoffittatura in completo degrado, alcune parti addirittura già crollate, sporco e calcinacci sul pavimento, umidità a ‘mangiare’ muri e colonne. Un vero sfregio per una chiesa che ha vissuto e testimoniato mille anni di storia del territorio e della cristianità: ferita, profanata e lasciata a se stessa in totale abbandono. 

Ma nel cuore dei suoi fedeli, pieve San Maurizio ha sempre avuto un posto speciale, per questo negli ultimi dieci anni, grazie a finanziamenti e bandi e grazie allo sforzo dei parrocchiani e benefattori, la chiesa è stata restaurata, a partire dal tetto fino agli interni, con la sistemazione del controsoffitto, la ristrutturazione dell’altare e delle cappelle laterali. Di nuovo nella navata hanno trovato posto le file ordinate di banchi per i fedeli e finalmente questa pieve di antichissime origini ha ritrovato la dignità ed il decoro mancato per tanti anni.

Ora di nuovo questo frammento di campagna, generoso per storia e fede, dove testimonianze romane e medievali raccontano il passato e la cultura delle nostre terre, di nuovo queste terre hanno il loro angolo di pace e raccoglimento, che da oltre mille anni accoglie le preghiere di pellegrini, fedeli e gente semplice.

Alcune immagini di Pieve San Maurizio oggi e, l'ultima foto, come era prima del restauro

Michela Garatti


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commenti


Michele de Crecchio

5 giugno 2024 20:35

Visitai questa interessante costruzione credo mezzo secolo or sono. Se non la confondo con qualche altra chiesetta, su di una parete esterna erano riportate delle scritte in alfabeto greco, evidente segnale di una origine tanto antica quanto colta.