26 novembre 2025

La viabilità romana e la scoperta di quella strada che si staccava da Bedriacum (Calvatone) verso Casalmaggiore

La campagna scavi nell'antica città romana di Bedriacum (nei pressi di Calvatone) appena conclusasi, condotta dal successore della compianta professoressa Maria Teresa Grassi, il professor Lorenzo Zamboni dell'Università degli Studi di Milano, ha prodotto una scoperta eccezionale per la viabilità antica del territorio cremonese. Grazie all'ausilio delle rilevazioni del georadar condotte dal professor Guglielmo Strapazzon, tecnologia che individua ciò che insiste sotto la superficie del suolo, è stata rinvenuta una strada di notevole ampiezza che si staccava dalla Postumia a sud di Bedriacum, e puntava verso sud ovest in direzione di Casalmaggiore.

Non è ancora chiaro se tale strada,  ricalcasse almeno in parte il tracciato Bedriacum – Brixellum- via Emilia citato da più fonti che doveva avere un passaggio sul Po nei pressi dell'odierna Viadana. Ma è comunque indice di un ganglo strategico fondamentale nella viabilità antica, che ricalca funzioni militari che derivano la propria origine sin dall'instaurazione della colonia del 218 a.c. Diversi autori indicano nell'etimo Bedriacum/Bebriacum una radice celtica, e sappiamo che il vico, sorto nei pressi dell'attraversamento dell'Oglio verso nord est, svolse per molto tempo un ruolo di mercato e scambi commerciali tra le valli abitate dai Camuni e la pianura abitata da Celti, coloni Cremonesi e dove già agivano mercanti etruschi sin dal VII a.c. Sino al 1600 sulle sponde dell'Oglio venivano imponenti greggi a svernare dalle valli dell'Iseo. Sappiamo infatti che oltre alla Postumia che correva tra Cremona, Derovere, Recorfano, Calvatone esisteva anche una via arginata che dalla rupe dove oggi insiste il Torrazzo seguiva l'antico corso del Po secondo linee che seguono almeno in parte la Strada Vecchia per Casalmaggiore dal Battaglione verso Brancere-San Daniele-Scandolara-Agoiolo, Vicobellignano. La scoperta ha una notevole rilevanza per la topografia antica in quanto conferma il territorio cremonese come crocevia molto importante non solo per le tratte locali, ma in funzione internazionale. Da Verona-Vicenza-Aquileia, quindi dalla odierna Croazia-Ungheria-Austria-Baviera infatti era questa una direttrice fondamentale del passaggio sul Po verso la via Emilia-Rimini sino a Roma lungo l'antica via Flaminia, più e più volte restaurata. Un asse viario talmente permeato dallo studio della natura del territorio che alcuni autori (Durando, Aldrovandi) ritengono possa insistere in parte su antiche piste preistoriche. Sinora solo ipotesi che trovano però una conferma nel monte georeferenziatore di tutta la zona, il Monte Baldo che si erge solitario e ben visibile a fianco del Garda/Benaco a indicare la strada per la val d'Adige e le Germanie.

Tale funzione di cerniera tra Alpi e pianura dovette durare per molti secoli se ancora nel VI in occasione della migrazione longobarda la stessa direttrice venne utilizzata dalle fare (dal tedesco fahren viaggiare), gruppi di longobardi armati con donne carri e bambini al seguito, che lasciati gli avanposti bizantini sulle alpi giulie penetrarono senza incontrare resistenza sino al Piemonte. Trovando ancora una volta Cremona quale ultimo caposaldo imperiale a contrastarne l'avanzata. Sino al fatidico 603. d.c.

Stefo Mansi


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