20 agosto 2024

Lorenzo Biagiarelli ricorda lo zio Roberto Bonetti, compianto fondatore della Witor's

Ho conosciuto mio zio quando non era più goloso, e chissà poi se lo è mai stato. Non so, non gliel’ho mai chiesto. Abbiamo iniziato tardi, in famiglia, a festeggiare il Natale insieme, sicuramente dopo la prima pubblicazione del China Study, che è da subito diventata la Bibbia per lui. Mangiava come un uccellino, riempiva il piatto a tutti ma a sé molto meno, benché il pranzo del 25 fosse l’unico strappo alla regola. Una volta venne a sentirmi suonare, gli riempii un po’ troppe volte il bicchiere, quella sera ridemmo come i matti, dopodiché non bevve più. Mi sembra che abbia sempre applicato al cibo la stessa morigeratezza che aveva nella vita, quella che gli valse il soprannome di Zio Paperone, da me che ero suo nipote. Gli somigliava in tutto: imprenditore di successo, un’azienda storica e florida, persino la sua numero uno, quel cioccolatino con dentro la ciliegia che aveva inventato nel 1959, il boero. E allo stesso tempo guidava vecchia fiat, poi una Picanto un po’ incidentata, aveva un soprabito sempre un po’ liso, un berretto con trama scozzese e anche i capelli, candidi e vaporosi, gli cadevano un po’ davanti alle orecchie come le basette del più ricco dei Paperi. Una volta pioveva e mi passò a prendere, nel baule aveva qualche decina di ombrelli, c’era da andarli a vendere davanti al cimitero. Quella fu la volta in cui capii che mio zio non era appassionato di denaro, ma era appassionato di lavoro, gli brillavano gli occhi, potevi vederci la vita scorrere dentro. La verità è che so poco di mio zio e quel poco che so è sfumato come una leggenda, avrei voluto vederlo tirare il suo carretto della biancheria da ambulante, insieme a mia nonna, appena dopo la guerra, poco più che bambini. Avrei voluto vederlo vendere meringhe cotte nel forno della caserma, quasi di contrabbando, per mettere insieme il primo gruzzolo già durante la leva, avrei voluto vederlo in Brasile nelle piantagioni di cacao, o quella volta alla fiera di Canton. Non posso più chiedere nulla a mio zio perché è mancato ieri, a novantaquattro anni, morto forse di sfortuna. Ma almeno, così, posso continuare a immaginare la sua vita come l’avventura incredibile di un uomo straordinario. Lo fu.
Così lo chef, blogger, fotografo e viaggiatore Lorenzo Biagiarelli ha ricordato lo zio Roberto Bonetti, fondatore dell’azienda dolciaria Witor’s di Corte de’ Frati, Cremona.

Stefano Mauri


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