Lunedì 16 novembre 1981, quarant'anni fa, arrivava in edicola "Mondo Padano". Le sue idee e le sue battaglie
Lunedì 16 novembre 1981, quarant'anni fa. Arrivava in edicola il primo numero di “Mondo Padano”, settimanale del lunedì fondato da Antonio Leoni e Gian Curtani che per questo avevano lasciato il quotidiano “la Provincia”. Fu una rivoluzione perchè dopo trent'anni un giornale della provincia di Cremona ritornava in edicola il lunedì (il quotidiano locale usciva 6 giorni su 7). Fu un'uscita tribolata perchè il 18 agosto era venuto a mancare l'imprenditore Bigio Bonezzi, fondatore della Harden di Sospiro, sostenitore dell'iniziativa. Per questo l'arrivo in edicola - previsto a metà settembre - era stato rimandato più volte. Furono proprio Leoni e Curtani a permettere l'uscita (con il contributo di qualche amico tra cui Giuliano Regis, Franco Monfardini, Alberto Gaboardi) sottoscrivendo loro stessi le quote di proprietà.
Nasceva così un giornale che ha segnato per anni il vivere civile della nostra provincia.
“Parliamoci chiaro: non siamo al servizio di questo o di quel potente: la nostra vuole essere una voce che sgorghi direttamente dalla nostra gente, in un clima di civile dibattito, di autentico pluralismo, con una completa apertura anche alle voci più umili”, si leggeva nell'editoriale del primo numero dal titolo “Perchè?”. Un programma che il primo Mondo Padano ha cercato di portare avanti per anni.
Oltre ad Antonio Leoni e Gian Curtani a far da chioccia a tanti giovani e “una schiera di collaboratori estrememente qualificati, disposti a battersi per dare a questa nuova voce del giornalismo cremonese la maggior rappresentatività”, diceva ancora l'editoriale del primo numero. Nel Mondo Padano dei primi passi nella sede di via Tibaldi c'erano Giorgio Barbieri, Floriano Soldi, Franco e Cesare Bergamaschi, Mino Sinelli, Jim Maglia, Carmen Maffini, Gianni Risari e la redazione di Antenna 5 a Crema. Poi, subito dopo, sono arrivati Arnaldo Bassini, Massimo Cabrini, chi scrive e tanti altri.
Il successo fu immediato. La nuova formula del quotidiano del lunedì (che utilizzava anche il nome di Antonio Leoni come firma principe della Cremonese) con tanto sport ma anche molti approfondimenti è piaciuta subito ai cremonesi. Quel Mondo Padano degli esordi è stata una esperienza esaltante e straordinaria, una grande bottega di giornalismo. Bottega di giornalismo, questa definizione di Mondo Padano che ho usato nel maggio dello scorso anno presentando la mostra fotografica di Giuseppe Muchetti, era piaciuta molto ad Antonio che mi ha mandò una mail per ringraziarmi: “Caro Mario, ho letto il tuo commosso ricordo del vecchio Mondo Padano. L'attuale mi lacera il cuore. Bellissima la definizione di quel Mondo Padano come bottega, “bottega di giornalismo”. E di vita, anche per me. Grazie ancora, amico mio.”
Era una scuola con poche parole e molta pratica, dove si imparava a fare di tutto: scrivere, titolare, impaginare, chiudere il giornale in tipografia e persino seguire le fasi della stampa, all'inizio alla tipografia Pizzorni poi alla Gazzetta di Mantova. In tanti abbiamo imparato lì il mestiere di informare, raccontare, descrivere, apprezzare e scegliere una fotografia, scegliere un titolo in grado di attirare l'attenzione senza mai essere né gridato né sguaiato. Fare l'elenco di coloro che hanno imparato lì a fare i giornalisti sarebbe lunghissimo ne ricordo solo alcuni: Fabrizio Loffi, Fulvio Stumpo, Luca Puerari, Andrea Gandolfi, Stefania Piazzo, Antonio Guerrini e tantissimi altri.
Eppure il nostro era un settimanale di battaglia, ma lo era anche di progresso e di cultura. Niente era lasciato al caso. Ricordo perfettamente quelle lunghe riunioni di redazione al lunedì mattina, per scegliere gli argomenti sui quali puntare il lunedì successivo. Si parlava e discuteva di tutto: di cronaca, di storia, di cultura e tradizione, di fotografia. Già con Antonio non si poteva fare a meno di mettere in primo piano l'immagine, la foto ricercata, il disegno, persino le vignette di Pinè, una novità nel panorama dell'informazione. La fotografia in quella redazione era una cosa sacra, importante, doveva colpire gli occhi e soprattutto il cuore dei lettori.
Il sogno di Leoni e Curtani, un maestro della cronaca nera, era quello di trasformarlo successivamente in un quotidiano moderno sull'esempio dei tabloid inglesi ed americani.
Le grandi inchieste di Mondo Padano – il settimanale riuscì a superare le 20 mila copie vendute - hanno segnato un'epoca. Ci battemmo perchè tutta la città prendesse coscienza dello stato della Cattedrale con i cotti che si sbriciolavano e i marmi che si staccavano. Leoni coniò il termine “montagna rosa” per il Duomo auspicando che i colori della facciata tornassero a risplendere uno volta rimosso il grigio dello smog. Una sfida vinta con i grandi restauri all'esterno e all'interno della Cattedrale che durarono quasi dieci anni. Volevamo poi che la città prendesse coscienza della forza della liuteria, così Mondo Padano portò l'idea della carta del restauro e la proposta di realizzare la strada dei liutai; in città allora c'erano solo una ventina di botteghe liutarie ma Antonio Leoni gran viaggiatore e inviato di Gente Viaggi aveva intuito come la liuteria potesse diventare il nostro grande biglietto da visita per un efficace richiamo turistico, così aveva lanciato su MP la campagna per realizzare a Cremona la via dei liutai nella zona del vecchio ospedale e di via Aselli, una sorta di insula come esisteva ai tempi di stradivari attorno a San Domenico con botteghe artigiane da far avere a prezzo scontato a chi, specialmente ai giovani della scuola di liuteria, volesse aprire bottega di liutaio in città. E poi tante altre battaglie giornalistiche, alcune delle quali hanno fatto la storia recente della nostra provincia: dall'utilizzo dei contenitori urbani alla rottura dell'isolamento anche culturale della nostra provincia, dalle battaglie civili sui diritti alle denunce su quanto non funzionava nel territorio, dalla mancanza di sbocchi universitari al degrado del Po.
Mondo Padano fu uno dei primi giornali in Italia ad essere scritto al computer, pensate che soltanto diversi anni dopo l'informatica arrivo al quotidiano locale. Nell'84 l'altra rivoluzione, con l'arrivo di un editore con idee e disponibilità economiche: Giovanni Arvedi.
Insieme a Sergio Ruffolo, Antonio Leoni studiò allora una grafica rivoluzionaria di Mondo Padano: doveva essere un settimanale ma con le sembianze del quotidiano, in bianco e nero, formato tabloid italiano (quello di Repubblica, tanto per capirci, creato dallo stesso Ruffolo), doveva avere il corpo del settimanale ma con il volto del quotidiano. Venne creata la formula dei due giornali in uno, la parte di cronaca del giorno e quella delle inchieste, dell'economia, della cultura, degli spettacoli. E' la ricetta che molti giornali hanno adottato in questi ultimi anni per far fronte alla crisi di vendita dei quotidiani.
Anche i caratteri del giornale dovevano essere nuovi. Così Leoni volò addirittura in Irlanda per reperire il carattere scelto da Mondo Padano, l'Olive, un carattere nuovo che partendo dal Grottesco classico dava al settimanale una impronta unica, successivamente imitata da altre pubblicazioni italiane e straniere.
Quel vecchio "Mondo Padano", con le sue idee, le sue inchieste, le sue battaglie ha cambiato un territorio. Oggi manca a tutti.
nelle foto i primi tre numeri del settimanale e una foto dei primi redattori durante la fotocomposizione del primo numero
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commenti
Jim Graziano Maglia
16 novembre 2021 12:04
Grazie mille ancora Mario.40 anni fa giusto il 16 nov.! Quanti ricordi indelebili! Respiro e rivivo ancora quel clima effervescente che regnava in nella piccola e laboriosissima redazione,
dove si lavorava gomito a gomito,tutti consapevoli, orgogliosi e desiderosi che la grande squadra di Mondo Padano producesse al meglio per la preziosa novità giornalistica nata a Cremona da grandi maestri del giornalismo.Da Leoni,a Curtani,a te e a tutti gli amici viventi o non,e che tu ricordi nel tuo qui presente ed emozionante articolo 'storico-commemorativo'.
Grazie ancora e buona continuazione di ogni bene.
Franco Bergamaschi
17 novembre 2021 17:30
Bei tempi, carissimo Mario. Devo dire che hai scritto un bellissimo pezzo su questa "Bottega di giornalismo" che prese vita 40 anni fa. Una "bottega" e ricordi cari e indelebili, che vivranno sicuramente nei cuori di molti. Nei nostri, sicuramente!
Ciao Mario, ti auguro ogni bene e tanta tenacia e fortuna nella vita professionale. Sono felice che tu sia sempre al timone di un'informazione così viva, bella, immediata e completa. La "Bottega" ha funzionato!
Jim Graziano Maglia
17 novembre 2021 20:57
Cariss.,Franco,colgo l'occasione per salutarti cordialmente e associarmi ai tuoi elogi ed apprezzamenti sull'emozionante e assai coinvolgente pezzo qui scritto da Mario Silla,circa i 40 anni dell'anniversario del 1^ num.di Mondo Padano.Ma come si dice "la classe non è acqua" e ce lo ha dimostrato e insegnato in tutti questi anni e tuttora continua con una preziosa attività giornalistica sempre attenta al territorio(e non solo),ricca di riflessioni mai banali,una guida insostituibile per i cremonesi (e non solo).Ancora un grazie con un caro saluto.
Anna L. Maramotti Politi
18 novembre 2021 10:30
Non voglio certo riprendere temi che tanto magistralmente sono stati evidenziati da Mario Silla, ma mi è particolarmente caro sottolineare come i valori di MP siano tuttora presenti in cremonasera. La bottega non è servita solo per apprendere il mestiere di giornalista, ma per mantenere vivi quei valori della comunicazione che sono stati di Antonio Leoni e che ora ancora permangono sulle pagine di questo giornale. Grazie di averci fatto memoria di un'esperienza giornalistica gloriosa, ma anche di mantenerla viva.