Lungo le grandi spiagge del Po in secca alla ricerca dei suoi giacimenti archeologici. Guarda il video dell'escursione con Davide Persico
Siamo andati ad osservare da vicino il Grande Fiume. Affascinante ed ammaliante, a tratti sconvolgente, avvolto in uno spettacolo che, per chi è abituato alle grandi piene, disegna uno scenario surreale.
In un caldo pomeriggio di aprile, accompagnati da Davide Persico, Professore del Dipartimento di Scienze Chimiche, della Vita e della Sostenibilità Ambientale presso l’Università di Parma e Sindaco di San Daniele Po, ci siamo avventurati alla scoperta di quella che è la dimora del fiume Po sulla sponda di Isola Pescaroli, frazione di San Daniele Po, in provincia di Cremona.
Lasciate le macchine nella zona parcheggio davanti al pub&bar L’Attracco, ci siamo inoltrati in una suggestiva escursione fiancheggiando la riva del Grande Fiume, alla scoperta di ciò che oggi rivela la scarsità di piogge che caratterizza questi mesi. Chi appartiene alle terre del Po, o comunque, ha familiarità con quelle che vengono definite “terre di fiume”, immediatamente, percepisce l’assenza di quei gorgoglii, di quegli scrolli della corrente che va a sbattere contro i piloni.
Camminiamo lungo un sentiero disegnato dal tempo e dai passaggi di chi ci ha preceduto.
Più ci si addentra all’interno della lussureggiante vegetazione come degli Indiana Jones alla ricerca di reperti archeologici e più si avverte il sapore dell’acqua del fiume, quasi una sensazione dolciastra sulle labbra, un qualcosa di caratteristico. Dopo circa quindici minuti di cammino scorgiamo un punto di notevole importanza storica non solo per la memoria dei pescatori ma, anche, per ciò che ricorda la potenza dell’acqua: la “buca degli storioni”.
“Proprio in questo luogo il fiume ha una capacità erosiva superiore rispetto ad altri posti e scava in grande profondità, questa buca dell’alveo ha sempre ospitato storioni anche di grandi dimensioni – spiega il Professor Davide Persico – negli anni cinquanta e sessanta, i pescatori professionisti si posizionavano qui per ottenere le loro migliori catture, è rimasto questo nome anche se gli storioni non ci sono più. Speriamo di ripopolare quanto prima il Fiume anche attraverso i progetti LIFE già in atto e finalizzati al ripopolamento con specie autoctone”. Un attento sguardo ed una buona vista ci porta a scorgere le palificazioni realizzate tra gli anni sessanta e settanta a sostegno delle rive, a difesa della forza erosiva di quelle che erano le potenti piene, non solo, poco al di sotto si scorge il relitto di un’imbarcazione un tempo a servizio proprio dei pescatori.
“La presenza di salici verdeggianti segna la linea normale del fiume, sono piante di tipo idrofilo, ovvero piante che vivono in buone condizioni con la radice nell’acqua – sottolinea il Professor Persico – oggi siamo a tre, quattro metri sotto il livello solito”.
La nostra avventura riprende e ci immergiamo in un fiume verde di piante e profumi. Tutto intorno parla di vita, di rispetto per la natura che dovrebbe essere vissuta da tutti ma, anche, da tutti preservata. Attraversiamo un bosco, frutto di un progetto di riforestazione nato dalla collaborazione, circa una decina di anni fa, tra il Comune di San Daniele Po e Regione Lombardia, oggi, divenuto l’habitat ideale anche per quelle specie di animali classificate, fino a qualche anno fa, in via d’estinzione.
Il sottile letto del Po, che in alcuni tratti appare completamente asciutto, offre sensazioni contrastanti. Se da un lato preoccupa chi si trova a fare i conti con le problematiche economiche a cui può condurre questa siccità, con l’allarmismo generalizzato in tema di cambiamenti climatici e conseguenti danni alle colture, dall’altro dà vita ai racconti di nonni e bisnonni che tranquillizzano e fanno cogliere la magia di ciò che le secche sono in grado di portare: il recupero di vite passate.
La nostra escursione ci porta a toccare con mano l’alveo del Grande Fiume, oggi, un’immensa distesa con poca acqua che alterna una sottile sabbia bianca, tanto da far immaginare le immense spiagge caraibiche, a zone caratterizzate da sassi. “Il fiume presenta una classificazione orizzontale determinata dall’energia dell’acqua e riassumibile in ghiaia, sabbia e limo – spiega Persico – proprio nei punti in cui ci sono più sassi, generalmente, è possibile ritrovare reperti archeologici che il fiume restituisce”.
La secca straordinaria porta alla luce straordinari fossili e reperti: mandibole di lupo, considerate una vera rarità in Pianura Padana, resti di bisonte, alce, cinghiali, non solo, frammenti di vasi o altre opere di artigianato che raccontano in modo apparentemente silenzioso di usi e costumi di epoche passate. Tutte testimonianze di cui già esistono importanti documentazioni ed esempi custoditi all’interno del Museo Paleoantropologico di San Daniele Po curato da Davide Persico e da Simone Ravara.
Tra gli ultimi ritrovamenti meglio conservati spicca un cranio di cervo megacero riaffiorato dal Po lo scorso 2021.
Dal nostro breve viaggio, durato un pomeriggio, abbiamo preso ispirazione dalla filosofia del Fiume imparando a guardare la normalità quasi fosse un cammino straordinario, forse, come scriveva Paulo Coelho, la vita dell’uomo è come un fiume che scorre.
I particolari della nostra avventura li troverete nel video qui sotto.
fotoservizio e video di Gianpaolo Guarneri
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