Luoghi, personaggi, miti e storie della città rivisitati da Roberto Fiorentini nel "Secondo Viaggio Sentimentale nella Cremona dei desideri"
Dal Torrazzo al Torrazzo, inizio e fine di tutto. Dopo averci accompagnato per mano alla scoperta, in 'Bassa. Mon Amour', dei territori lungo il Po, Roberto Fiorentini, scrittore instancabile e giornalista di razza, musicologo ed esperto d'arte, racconta altre bellezze e svela nuovi segreti della sua città, che lascia ogni mattina e dove torna ogni sera. Lo fa, dopo il successo del primo, con questo 'Secondo Viaggio Sentimentale nella Cremona dei desideri' (Cremonabooks). Abbiamo già potuto leggere in anteprima le bozze del libro.
E' un diario affettivo che si snoda, come nelle pagine che lo hanno preceduto, in dieci tappe. Come ha spiegato altrove l'autore, si tratta di “un'infinita processione di uomini e donne semplici, di piccoli e grandi artisti, di personaggi più o meno conosciuti”. Avvicinati con gli occhi sgranati e presentati “in tono minore, che non è sinonimo di inferiorità. Al contrario è cifra esistenziale di Cremona”.
Con un linguaggio fresco e una narrazione coinvolgente, grazie alla forza della memoria e alla precisione del bloc notes, si intrecciano, in un affascinante rimando tra presente e passato, la città di ieri e di oggi, storia e realtà, cultura e vita vissuta, biografie e lampi autobiografici, aneddoti raccolti qui e là e ricordi personali. Come quello che apre il volume: Giovanni Bonini, sagrestano della Cattedrale per quasi mezzo secolo e appassionato di opere liriche, “volto indimenticabile della mia infanzia”.
Da piazza del Comune a via Torriani, dalle corde delle campane del Duomo alla colla utilizzata da Armando, il calzolaio, “che era come un personaggio mitologico. Lavorava nella semi oscurità con chiodi e martello”. Nella seconda tappa, i Giardini pubblici, non può non spiccare, più nel male che nel bene, “la pietra incastonata in una brutta 'scatola' rossa: la copia della lastra mortuaria di Antonio Stradivari”. Con la constatazione amara che “attorno a quella sorta di monumento hanno messo, per pudore, paletti e catenelle. Servono a ben poco”.
Altre vie, altri scorci familiari o sorprendenti, altre immagini indelebili. Ad esempio, quella legata al primo, piovoso giorno di scuola alla Capra Plasio. “Mia mamma teneva aperto l'ombrello per non farmi bagnare. Dal suo volto, incorniciato in un vecchio foulard fantasia, mi arrivava un fiume di tenerezza e di incoraggiamento”.
Come nel primo, c'è tanta, tantissima arte anche in questo secondo Viaggio. E' il caso di via Trecchi, “la strada delle rose”, la chiesetta di Santa Rita e “degli splendidi affreschi di Giulio Campi dove sono ritratti gli episodi della vita di Cristo. Sono tra i più interessanti in città”.
E' invece la natura a spadroneggiare in via Massarotti. La descrizione è scientifica e, allo stesso tempo, poetica. “Erba tagliata. Piante centenarie. Canneti sparsi. Sterpaglie libere di riprodursi a volontà. Minuscoli orticelli, curati con certosina pazienza. Fluire lento di acque limacciose. Battiti di ali di uccelli di pianura, tornati da pochi anni da queste parti. Odori forti e stagnanti. Tutto questo è il Morbasco”.
Lungo il cammino da questo a quel quartiere si incontrano altre storie, comprese quelle di un liutaio per passione, Cesare Gualazzini, “avvocato penalista e costruttore di chitarre mirabili”, o di un liutaio per professione, Stefano Trabucchi, originario della Valtellina, “che ha unito i profumi, i paesaggi e la poesia delle sue foreste” alla sapienza di costruire violini.
Mattone dopo mattone, di suggestione in suggestione, Fiorentini (pare di vederlo camminare e prendere nota con stupore infantile di ciò che lo circonda) si inoltra sino all'azienda agricola Campanella, al termine di via San Rocco. "E' il confine di Cremona. Da qui iniziano altri campi. Altri paesi. Altre comunità”.
E' arrivato il momento di tornare indietro, per via Diritta e via Villetta. “Molte volte ho immaginato che da qui sia passato uno sfarzoso corteo. Quello di Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti”, reduci dalle nozze celebrate in quello scrigno di tesori, vivisezionati dall'autore, che è San Sigismondo.
Le cronache antiche cedono il passo a quelle recenti, inclusi brutali fatti di sangue, come gli omicidi di Gabriella Bini, giovane analista dell'ospedale Maggiore, e di Giovanni Imperi, per tutti 'Banana'.
Altri protagonisti o comprimari di questo reportage dell'anima sono ristoranti e ristoratori, pizzaioli, conventi, oratori, meravigliosi dipinti, eleganti palazzi, reperti archeologici, misteri. Tutti immersi nell'atmosfera unica, la vera regina di queste pagine, della citta', nelle sue “tenebre padane” in cui il tempo non esiste più. E così per magia, poco alla volta, Cremona sembra trasformarsi in un luogo fantastico. Un sogno, una favola.
Attraverso quella “galleria di meravigliosi giardini” che è corso Matteotti, si torna al punto di partenza. Al Torrazzo, appunto, a casa. Là dove il cuore si apre e il libro, un profondo atto d'amore per Cremona, finisce. Non si esauriscono, invece, la vena creativa e la versatilità di Fiorentini che arriverà presto in libreria con una raccolta di poesie, 'Sonetti in tasca', e sta preparando altri lavori. Altri viaggi.
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