5 luglio 2023

Misteri dell'arte. Che ci fa la Madonna di Andrea del Sarto nella magnifica "Moltiplicazione dei pani" di Bernardino Gatti del refettorio di San Pietro?

Ricevere una lode da qualcuno è sempre gratificante, se poi quella lode arriva da una persona che ha rappresentato una parte della storia artistica e culturale nel mondo quel complimento diventa quasi un fardello da portare avanti.

La elegante firma sul bozzetto, in basso a sinistra, non lascia dubbi; A. del Sarto, ovvero Andrea del Sarto, pittore fiorentino del XVI secolo che Giorgio Vasari, mica uno di passaggio nella storia del Rinascimento italiano, aveva definito “senza errori”. Una lode che arriva da uno dei più grandi artisti del periodo legato alla rinascita del mondo diventa una sorta di spada di Damocle sulla testa di un pittore perché Andrea, che era di certo carico di talento ed era scomparso nel 1530, sapeva dipingere e disegnare in maniera superba, talmente superba da lasciare in eredità bozzetti e idee per coloro che sarebbero venuti dopo di lui ma, forse, rimase “schiacciato” proprio da quei maestri che tanto lo lodavano.

La chiesa di San Pietro al Po a Cremona è un luogo magnifico e carico di arte; la storia quasi millenaria di questo luogo partiva, al momento della sua fondazione, proprio di fianco al fiume che da sempre accompagna Cremona e, negli anni, ha trasformato la distanza dal fiume in una bellezza tutta da scoprire. La chiesa di San Pietro è già da sola una perla che si rivela in tutta la sua magnificenza ma, partendo da quel sagrato che finisce con i gradoni verso via Cadore, si può affrontare un viaggio nella storia dell'arte che porta anche a quel pittore “senza errori” tanto stimato dal Vasari.

Dopo aver visitato la chiesa di San Pietro basta fare pochi passi per immergersi in uno tra gli affreschi che sono parte della storia artistica cremonese ma non solo; nel refettorio a fianco della chiesa si può ammirare, e non bastano qualche rapida occhiata e un cellulare per fare un paio di fotografie, lo stupendo affresco di Bernardino Gatti “La moltiplicazione dei pani e dei pesci”, opera conclusa dal Gatti in un paio di anni intorno al 1550.

Trovare la mano di Andrea del Sarto, scomparso nel 1530, all'interno di un'opera del 1550 circa è difficile, anzi impossibile, ma per superare questa distanza temporale vengono in aiuto gli archivi i quali, a volte, sanno riservare piccole o grandi sorprese. Praticamente al centro dell'affresco, in grado di catalizzare l'attenzione di svariati volti dello stupendo lavoro del Gatti, compare una madre con un bambino in braccio; quella che potrebbe essere una giovanissima Sofonisba Anguissola è poco più sotto intenta ad addentare un tozzo di pane ma, al centro della scena, lo sguardo della madre verso le pietanze che vengono offerte da altre signore racconta l'incredibile umanità di quel momento.

Dagli archivi spunta un bozzetto, del 1525 o giù di lì, dove la elegante firma A. del Sarto, mette in luce una madre con un bambino in braccio, la tunica, il velo e il portamento sono quelli dell'affresco nel refettorio della chiesa di San Pietro e lo sguardo dei due protagonisti, che viaggia in direzione opposte, dal centro dell'opera si apre verso le altre figure che omaggiano quella donna con in braccio il neonato.

Gli archivi non hanno dubbi, la figura centrale de “La moltiplicazione dei pani e dei pesci” di San Pietro nasce da un bozzetto di quel pittore che non commetteva errori e in effetti, la dinamicità della scena sulla carta rispecchia quella dipinta sul muro. Bernardino Gatti ha cambiato solo leggermente i lineamenti del volto della donna rendendola forse un po' più giovane e dando un maggior senso di delicatezza al profilo della madre ma, per il resto, i pennelli di Bernardino hanno seguito con fedeltà la matita di Andrea. Confrontando le due immagini si nota la bellezza nata nella testa di del Sarto con quella raffigurata da Gatti, è una immagine che tradisce l'emozione di una madre con un neonato davanti ad un miracolo, ma fa capire bene il talento del fiorentino e la visione del Soiaro nel voler inserire quel “suggerimento” al centro del refettorio di San Pietro al Po. Probabilmente accadeva spesso che dei pittori, seppur di talento, si ispirassero a schizzi o bozzetti di altri per lavorare; si cercavano volti, immagini e studi che potessero integrare opere maestose come l'affresco di un refettorio, ma è ancora più emozionante ritrovare la mano del Sarto a Cremona, perché racconta parte di una storia bellissima che parte da quel sagrato che si lancia verso via Cadore.

Come è arrivato quel bozzetto a Cremona? Di preciso non si sa, è lecito presupporre che Gatti, accettando il lavoro nel 1522 su richiesta di Colombino Rapari, abbia cominciato a raccogliere il materiale prima di attivarsi con l'affresco e che, tra i 200 e passa protagonisti dell'opera, abbia scelto quel bozzetto di del Sarto come centro della scena dando alla storia, già stupenda, di San Pietro al Po un'opera dal valore unico.

Marco Bragazzi


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commenti


Marco Tanzi

5 luglio 2023 11:41

Semplice, perché è un disegno di Bernardino Gatti al quale un antico collezionista aveva apposto un'iscrizione (che non è una firma) che lo assegnava al fiorentino. Come in mille e mille casi analoghi (pensate a quanti disegni campeschi o di Camillo Boccaccino portano la scritta "Parmesan", intendendo naturalmente Parmigianino). A proposito, solitamente si indica l'ubicazione dell'opera, perché se è in una collezione pubblica, qualcuno l'avrà già restituita al legittimo autore.