16 novembre 2022

Paoli, Guccini, Pozzetto, Krylov, Conte e tanti altri al pianoforte del Bissone, ora sotto i portici di via Platina

Dopo i pianoforti di Verdi e la recente scoperta del pianoforte a tavolo nello storico negozio Sperlari di Cremona, vi vogliamo parlare di un altro strumento il cui passato è da raccontare.

Trattasi di un pianoforte verticale, costruito a Dresda alla fine dell'800, in quel meraviglioso periodo in cui ad ogni angolo di strada in Germania ed Austria spuntava un costruttore di pianoforti. Ernst Kaps era uno di questi. Il marchio di pianoforte 'Kaps' o 'Ernst Kaps Pianofortefabrik' è stato fondato a Dresda nel 1858 da Ernst Eugen Kaps(1826-1887). Ernst Kaps è nato il 6 dicembre nel 1826 in Sassonia. Kaps fu nominato nel 1879 membro onorario della Royal Swedish Academy of Music. Morì nel 1887 succeduto dai suoi figli Ernst Eugen (dal 1864 al 1910) e Wilhelm Ernst (1872 al 1943). La compagnia continuò nella fabbrica di Dresda fino al 1930. Alla sua chiusura l'azienda aveva prodotto 37500 strumenti, distribuiti in tutto il mondo. I suoi pianoforti suonano bene (Lo stesso Massimo Tamagni, accordatore e titolare dell'omonima ditta di pianoforti, commenta: "L'ho accordato qualche volta, Kaps, costruiva molto bene!") come quasi tutti quelli di quell'epoca e, come per gli altri, il valore "economico" non è così particolarmente rilevante. Cosa lo è, quindi?

Lo è la storia di questo strumento in particolare.

Patrizia Signorini, proprietaria di Enoteca Cremona, ha acquistato il pianoforte dalla famosa trattoria del "Bissone", storico esercizio di via Pecorari. 

Tanti si ricordano di questo luogo in cui intere generazoni di cremonesi hanno fatto le ore piccole col calice di vino in mano, quache fetta di salame nel piatto, stretti attorno al pianoforte suonato da questo o quello. Da melomani di rientro dall'opera a teatro, a cantanti d'occasione, passando per perdigiorno ed intellettuali, l'osteria metteva d'accordo tutti ed i generi musicali che si susseguivano erano meglio di un juke box.

Tanti i personaggi di cui si ha memoria siano passati dal Bissone. Qualcuno ricorda delle "sviolinate" di un giovanissimo talentuoso Sergej Krylov, che abitava proprio lì accanto. La stessa Patrizia rammenta di una bellissima serata con Paolo Conte, le cui mani sfioravano la tastiera con temi jazz accompagnando la sua calda voce roca. Il nome e il simbolo del Bissone derivano dai Visconti che dominavano su Cremona, così come il termine “Bisol” che tanto ha divertito Gino Paoli quando l’ha sentito, che indica un bicchiere di vino in cremonese e che deve la sua origine al costo di una moneta con il “biscio” dei Visconti. “Il Bissone di Vittorio – racconta Paoli – era un posto incredibile perchè lì potevi trovare di tutto: il riccone e l’operaio, il dandy o il terrorista fianco a fianco, raccolti attorno al pianoforte. Lì ho conosciuto personaggi da leggenda”. E ancora "Per Mina mi presi una piccola cotta. Col tempo ho capito che fui colpito da lei perchè era una forza della natura" Paoli veniva a Cremona per corteggiare la giovane Tigre, con la quale ha avuto anche un piccolo flirt. Si narra che dopo aver ascoltato "Il cielo in una stanza" lei si commosse e decise di interpretarla. Al Bissone, a tarda ora, potevi incontrare personaggi come Guccini o Pozzetto, qualche cantante lirico o gente di spettacolo.

Orgogliosa del suo strumento, Patrizia Signorini, lo tiene in bella vista nella sua enoteca. Gli strumenti musicali sono così, custodi di antiche memorie, pronti a raccontarle a chiunque abbia orecchie e ad accoglierne di nuove da chiunque abbia cuore. 

Loris Braga


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti