11 marzo 2025

Per il Monteverdi Festival arriva il ritratto del "divino" Claudio con il "mistero" delle tre copie sparse per l'Europa

Una delle bellissime iniziative culturali che porterà il prossimo Monteverdi Festival, sarà la presenza, nelle sale del Museo del Violino, del famoso ritratto di Claudio Monteverdi (olio su tela, 99,2 x 84,5 x 5,0 cm) attribuito a Bernardo Strozzi (1630 altra datazione 1640) e conservato al Innsbruck, Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum, con il numero di inventario Nr. Gem. 503 (Area collezioni Collezione di storia dell'arte antica). 

Il museo di Innsbruck, che ha fornito a Cremonasera la scheda storica del dipinto, sottolinea un dettaglio molto importante: Il dipinto è uno dei tre ritratti sopravvissuti del musicista: uno dei quali è conservato nella raccolta di oltre 50.000 opere grafiche, dipinti, fotografie, busti e medaglie a tema musicale della Società degli Amici della Musica di Vienna Gesellschaft der Musikfreunde.    

Il terzo, che consisterebbe solo nel volto del personaggio, sarebbe invece custodito a Parigi, di questo le notizie sono però assai scarne. 

La Società viennese nella sua presentazione dei ritratti scrive, a sua volta, che il dipinto di Innsbruck sarebbe una copia, sempre di Bernardo Strozzi, di quella viennese. L'attribuzione a Bernardo Strozzi, originario di Genova e influenzato stilisticamente da Peter Paul Rubens, dell’opera di Innsburck si basa su un confronto con quel ritratto di Monteverdi conservato a Vienna, Gesellschaft der Musikfreunde, firmato dallo stesso artista ligure.

C’è però un dettaglio, sicuramente misterioso, che emerge dalla scheda del museo tirolese e che dà conto di una diversa attribuzione rispetto a quella dello Strozzi. In un passaggio gli storici austriaci appuntano infatti Il dipinto era già Giovanni Batt. Maroni [Moroni], rispetto al ritratto firmato dallo Strozzi a Vienna. Com’è noto Moroni fu uno dei più pittori del Cinquecento lombardo. Ritrattista sublime: attivismo fino all’anno della sua morte 1578/1579. Un’attribuzione all’artista bergamasco ripoterebbe però a una retrodatazione dell’opera di almeno cinquant’anni rispetto a quel 1630 data di composizione dello Strozzi. 

Tutto ciò andrebbe però a collidere con il fatto che il ritratto mostra il compositore in età avanzata e quindi in un'epoca in cui aveva già raggiunto la fama internazionale. 

Non solo. Lo stesso Strozzi era presente in laguna proprio negli ultimi anni veneziani di Monteverdi e quindi è possibile che il quadro sia un ritratto dal vero del compositore cremonese. Il pittore, proveniente da Genova, era giunto nella capitale della Serenissima Repubblica proprio in quel 1630: anno di ipotizzata composizione del dipinto (Monteverdi morirà nel 1643 e Strozzi un anno più tardi nel 1644). 

Il compositore dell’Orfeo indossa l'abito nero con colletto e polsini bianchi caratteristico degli studiosi e degli artisti. Le sue mani poggiano su un libro vocale aperto e, come il suo viso, sono particolarmente accentuate da un'illuminazione mirata. Un'ulteriore striscia di luce sullo sfondo conferisce più spazio alla rigorosa composizione. 

Musicologo

Roberto Fiorentini


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