Piazza Gremita per il 25 aprile e sindaco Galimberti incontenibile: "Spegniamo di più i social e accendiamo la mente"
“L'individualismo sfrenato” è una forma di libertà “indecente”. Il “tutto dovuto, tutto subito non è democrazia”. E ancora: la nostra società confonde la “democrazia con l'affermazione del proprio ego”, mentre sarebbe necessario “spegnere di più i social e accendere la mente”.
Più che un intervento, quello del sindaco Gianluca Galimberti dal palco del 25 aprile in piazza del Comune è stato un vero proprio show. Il sindaco era visibilmente appassionato, ai limiti dell'esagitazione, non era in grado di tenersi fermo, alzava la voce. Impossibile ricordare un intervento anche solo simile in un'occasione come questa, al punto che anche molti tra i più convinti sostenitori delle celebrazioni della Liberazione si sono guardati spaesati, domandandosi se stessero assistendo ad uno spettacolo o all'intervento di una pubblica istituzione.
Piazza del Comune, per questo 77° anniversario della Liberazione è tornata a riempirsi come non si vedeva da ormai troppo tempo, e probabilmente anche da prima della pandemia. Ad aprire gli interventi, dopo che il corteo partito come di consueto da piazza San Luca intorno alle 10.30 ha raggiunto il cuore della città, è stato Angelo Rescaglio per le associazioni partigiane di Cremona. Da Rescaglio una netta presa di posizione sulla guerra in Ucraina, evidentemente molto attesa a fronte delle polemiche di questi giorni attorno all'Anpi. “E' stata un'oppressione, è una oppressione e su questo non ci sono né sé né ma”, ha detto Rescaglio.
A seguire, gli interventi del presidente della Provincia, Paolo Mirko Signoroni (intervento letto dal consigliere Giovanni Gagliardi) e quelli dei ragazzi della Consulta degli studenti. A chiudere il “rituale” degli interventi dal palco, il sindaco Galimberti, da subito incontenibile, al punto da scivolare in uno svarione parlando dell'anno 2050 anziché del corrente 2022. Per il resto, l'intervento del sindaco è stato un crescendo senza freni, tutto, giustamente, incentrato sul conflitto, ma a tratti eccessivo e spiazzante. “Se fossimo nei panni di quel padre ucraino cosa faremmo?”, si è domandato Galimberti. “A Cremona cosa possiamo fare – ha aggiunto –? Dobbiamo assumerci le nostre responsabilità. La storia bussa alla porta e ci chiede di interrogarci su qualcosa che pensavamo scontato. Allora lasciamo che il dolore ci apra gli occhi”.
La libertà, ha poi ammonito il sindaco, “non è scrivere sui social invettive violente. Questo è individualismo sfrenato, questa è la libertà indecente e il tutto subito non è democrazia”. Il primo cittadino ha quindi invitato a non confondere “la democrazia con l'affermazione del proprio ego” e a “spegnere di più i social e accendere la mente, aprire cuore e mente, riconoscere che io non sono una monade ma parte di una società”.
Condannando nuovamente “l'individualismo sfrenato di cui siamo tutti vittime”, Galimberti ha invitato a “combattere per la libertà, libertà che è motore che muove la storia”, mentre “l'indifferenza ci fa morire dentro”.
In chiusura il passaggio che ha strappato l'applauso: “Non esistono profughi di serie A e profughi di serie B. Siamo disposti a morire per la libertà di chi ci sta a fianco?”.
Al termine dell'intervento, qualche contestazione da parte di alcuni anarchici, con cordone di polizia, ma tutto sommato anche questo rientra nella narrazione di ogni 25 aprile. Sempre in mattinata, dopo gli interventi, la deposizione delle corone alla lapide dei Caduti per la Libertà, alla lapide Medaglia d’oro CVL (Corpo Volontari della Libertà) in cortile Federico II e alla lapide dedicata alle Donne cremonesi della Resistenza. La cerimonia si è conclusa davanti al quadro con le foto dei caduti della Resistenza Cremonese. Nel Cortile Federico II sono esposte le fotografie dei partigiani cremonesi caduti per la libertà.
Le foto delle celebrazioni sono di Gianpaolo Guarneri - Studio B12
© RIPRODUZIONE RISERVATA
commenti
Luca Ferrari
26 aprile 2022 18:28
Un intervento assolutamente sopra le righe, certamente appassionato e irrituale, dal contenuto a tratti retorico e, per me, ipocrita nella sostanza, dal momento che era basato sui capisaldi del pensiero unico governativo e occidentale che ha strumentalizzato anche la celebrazione della Resistenza assimilando storie, contesti, ragioni che nulla hanno a che fare tra loro. Il nostro Paese decide di concorrere alla pace contribuendo al riarmo dell'Ucraina, il tutto sempre sulla pelle dei popoli inermi. Per questo, a differenza del sindaco non mi sento in colpa, mi sento vittima anch'io di un mondo sempre più inospitale e di scelte fatte da oligarchie ed élite che con la mia idea di democrazia hanno davvero poco a che vedere.