Pictura tacitum poema. Da oggi al Museo del Violino una mostra tutta al femminile per raccontare le bellezze ritrovate della Cremona romana
Una mostra curata da donne, che parla di una donna, la splendida Arianna, alla quale l’ignota matrona romana volle fosse dedicato il suo cubiculum nella domus di piazza Marconi. E’ la mostra di una storia ed una mostra di grandi storie, quella che il museo Archeologico di San Lorenzo, in collaborazione con la Soprintendenza del territorio, propone da oggi, 10 febbraio, al 21 maggio al Museo del Violino a cura di Nicoletta Cecchini, Elena Mariani e Marina Volontè. Una mostra che fa apprezzare, a vent’anni di distanza, il grande lavoro di ricucitura svolto a partire dalle migliaia di frammenti scomposti raccolti nei due scavi di piazza Marconi e via Colletta, che ora raccontano la grande storia, danno un volto ai suoi protagonisti, ne documentano la vita ed i gusti raffinati. Uno di quei miracoli che può compiere l’archeologia, quasi un lavoro di partenogenesi che, partendo da un frammento, ricompone l’intero quadro. Quello di una città lontano da Roma, che non aveva nulla da invidiare alla raffinatezza della corte augustea.
La pittura parla, racconta a chi la sa ascoltare, come esplicita il titolo della mostra, tratto da una frase attribuita a Cicerone: “Pictura Tacitum poema. Miti e paesaggi dipinti nelle domus di Cremona”, la pittura è una poesia silenziosa. E bisogna restare in silenzio, porsi quasi in “raccoglimento” davanti a queste storie. Come quelle dipinte nella “stanza di Arianna” dalla domus del Ninfeo. I tre grandi affreschi di epoca augustea raccontano altrettanti momenti del mito cretese: prima l’abbandono di Teseo dopo essere stato aiutato da Arianna per uccidere il Minotauro, poi il ritrovamento da parte di Dioniso, di ritorno dall’India, delle fanciulla addormentata sulla spiaggia di Nasso, ed infine il lieto fine con il matrimonio tra i due. Le pitture ritrovate nel 2002 negli scavi di piazza Marconi, e in quelli successivi della domus dei Candelabri dorati in via Colletta, testimoniano di una raffinata cultura artistica e, insieme, le tante storie della casa e le passioni dei suoi proprietari. Accanto al tema di Arianna, che la committente cremonese volle fosse dipinta con più evidenza dello stesso dio, gli affreschi cremonesi riportano a quelli del culto dei Lari ed evidenziano un gusto per l’Egitto, entrambi temi ben rappresentati negli affreschi della domus dei Candelabri dorati. Al larario dipinto sulle pareti di questa domus vengono affiancati in questa mostra preziosi bronzetti votivi dall’archeologico di Mantova, e Lari da quello di Ostia, insieme a un dipinto con il medesimo soggetto da Pompei. Così come il fregio cremonese con nani e pigmei viene raffrontato a una analoga raffigurazione da Ostia. Le rappresentazioni di gusto nilotico ci raccontano di come, già in epoca antica, il fascino della civiltà egizia riscuotesse ampio seguito. Anche qui un importante raffronto con reperti egizi concessi dal museo archeologico di Firenze. Come gli affreschi pompeiani, concessi dal Museo Nazionale Archeologico di Napoli, propongono un confronto visivo sul mito di Arianna, sullo stesso tema lo splendido coperchio di sarcofago proveniente dalla Villa d’Este di Tivoli, dove la misteriosa proprietaria volle farsi raffigurare nelle vesti dell’eroina, e una testa rinascimentale di Arianna dormiente proveniente da Firenze. A completare questa mostra, che si annuncia emozionante, sono la ricostruzione immersiva della stanza di Arianna e una serie di postazioni video che documentano le vicende dello scavo e il lavoro di restauro e ricerca che sui reperti sono stati condotti dal Centro per la Conservazione e Restauro de “La Venaria Reale” e dal laboratorio Arvedi dell’Università di Pavia. Le vetrine in cui i frammenti di intonaco dipinto galleggiano su uno strato sabbioso, accompagnati a rilievi e alla ricercatezza dei disegni che ricostruiscono le immagini mancanti, partendo dai pochi lacerti ritrovati, testimoniano la difficoltà del lavoro di ricomposizione per dare risposta alle domande che gli stessi scavi avevano suscitato. A concludere il percorso alcuni splendidi vasi del museo Civico, che invitano a proseguire la visita al museo archeologico di San Lorenzo. Una mostra godibilissima e facilmente leggibile anche da parte di un pubblico non necessariamente esperto di archeologia, ma animato dalla curiosità di saperne di più sul nostro glorioso passato.
foto di Gianpaolo Guarneri-Studio B12
Informazioni:
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