31 gennaio 2025

Ponchielli. "Non udir che il nostro amor", il canto di Romeo e Giulietta riempie il teatro di applausi

L’amore quello intenso. Drammatico. Passionale. Senza età. Quello che supera le barriere dello spazio e del tempo. Quello, insomma, di Romeo e Giulietta che la storia e lo spirito del mondo ha trasfigurato. Ha reso eterno estraendolo dalla sua contingenza per farne un mito. E’ tutto qui il  merito di questo allestimento de I Capuleti e Montecchi andato in scena al teatro Ponchielli di Cremona con il nuovo allestimento in coproduzione con i Teatri di OperaLombardia e Fondazione I Teatri di Reggio Emilia e con la regia di Andrea De Rosa

La tragedia lirica in due atti su libretto di Felice Romani con musica di Vincenzo Bellini è stata spogliata da ogni contingenza. Da ogni ‘accidente’ temporale. Ha brillato per la sua carica emotiva. Per il suo intenso trasporto sentimentale. Per la sua eterna tragicità all’interno di scene stilizzate e algide, quasi ‘industriali’ e ‘digitali’ curate da Daniele Spanò con l’ausilio delle luci di Pasquale Mari e dei costumi di Ilaria Ariemme; forse questi un po’ sopra le righe. 

C’è poi la lettura musicale datane da Sebastiano Rolli alla guida dell’orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano. Il maestro concertatore sceglie la strada della tradizione. Mette l’ensemble strumentale al servizio delle voci. Ma fa risaltare le singolarità nei lunghi tratti solistici per l’arpa, gli ottoni e gli archi che Bellini ha disseminato, a piene mani, nei pezzi di transizione o di puro accompagnamento vocale. Bene tutte le individualità orchestrali. Rolli, resta invece un po’ accademico nella conduzione dei passi più intensi dove non trova sempre il sacro furore per infiammare il ‘golfo mistico’.

Il palcoscenico se lo sono presi, come è ovvio, Benedetta Torre: Giulietta e Annalisa Stroppa: voce femminile ad interpretare il ruolo maschile di Romeo; come era uso tra la fine del Sette e la prima metà dell’Ottocento. Prestazione speculare la loro. Capaci entrambe di non farsi intimorire dal puro belcantismo belliniano: ricolmo di difficoltà vocali di ogni genere. E altrettanto capaci di mettere in quel virtuosismo assoluto e pindarico tutta la partecipazione e l’ardore pre romantico dei due personaggi. Pura, quasi cristallina la Torre. Intensamente forte il timbro brunato da mezzo soprano della Stroppa.  

Fondamentale nell’economia della partitura e nella sostanza drammaturgica e musicale il coro. Diego Maccagnola lo sa. Prepara le voci del coro OperaLombardia con perizia. Ne emerge una potente espressione vocale e drammaturgica. Intuizione che trova una perfetta corrispondenza con l’idea registica che legge la presenza coreutica belliniana nella pura tradizione del teatro ‘tragico’ classico. 

Chiudono il cast vocale Matteo Falcier: Tebaldo,  Matteo Guerzè: Lorenzo e Baopeng Wang: Capellio. Sempre ottimi e puntali. Tutti e tre dotati di un vocalità importane e di una presenza scenica altrettanto fondamentale; senza mai eccedere dal loro ruolo.

Applausi di un pubblico, prima un po’ tiepido; poi sempre più trascinato nella storia delle storie d’amore. 

Seconda e ultima replica domenica 3 febbraio dalle ore 15.30.

Fotoservizio Gianpaolo Guarneri (Fotostudio B12)

Musicologo

Roberto Fiorentini


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