18 luglio 2025

Quarant'anni fa moriva Pierino Scarinzi detto "Pirlin" el paradour del foro boario, un pezzo della vecchia Cremona

Di solito su "Cremonasera", anche per farne memoria ai cremonesi, ricordiamo e celebriamo gli anniversari dei grandi cremonesi: scrittori, poeti, artisti, musicisti, politici. Oggi vogliamo ricordare un personaggio, un pezzo della vecchia Cremona, un povero, una persona semplice a cui tutti volevano bene. Infatti quarant'anni fa moriva Pirlin, Pietro Scarinzi, el "paradour" del foro boario.  Così lo ricorda il collega ed amico Gian Paloschi.

Pierino Scarinzi, nato a Spinadesco il 19 agosto 1916, morto a Sospiro il 18 luglio del 1985. Certo, questa breve epigrafe potrebbe non dire nulla ai giovani cremonesi. Per chi, ahimè, ha qualche decennio in più questo nome fa scattare un rapido flashback dal quale ecco materializzarsi una figura, ma soprattutto un volto, mite e unico, familiare ai cremonesi: il nostro caro, vecchio Pirlin.

Per quanti anni lo abbiamo visto vivere dentro e fuori il Foro Boario? Già, perché li esercitava il suo mestiere di "paratore" del bestiame; il migliore, mi dicono.

Il Foro Boario era la sua casa, in pratica: lì Pirlin viveva, addirittura pare che dormisse nelle mangiatoie. Con gli animali aveva un rapporto privilegiato: per tanti anni li ha acccompagnati, sempre a piedi, senza mai avere problemi con loro. Anzi, se c'era un animale difficile è a lui che lo affidavano.

Molti mi dicono che sul lavoro era sempre sobrio e non ha mai costituito un problema. Poi, nelle ore libere, molti lo chiamavano per farsi raccontare le sue storie, quasi sempre nei bar; gli davano panini, gli offrivano vino, aperitivi. E lui beveva, beveva... Povero Pirlin. Non fece in tempo ad invecchiare. Fu ricoverato presso l'Istituto di Sospiro dove finì i suoi giorni.

I più superficiali, fermandosi al suo aspetto trasandato da barbone, sembravano quasi omologarlo ai bovini con i quali divideva la sua vita. Niente di più sbagliato. Pirlin aveva dei sentimenti e conosco un episodio che può dimostrarlo in maniera lampante. Di fronte al Foro Boario c'era all'epoca il bar-tabacchi - lì vicino ce n'è uno tuttora - di proprietà dei genitori di Ezio Quiresi. Il papà di Ezio a volte, o meglio ancora, spesso, regalava dei sigari a quel paratore solitario che si aggirava da quelle parti. Pirlin non sapeva fare ringraziamenti formali ma un giorno, incontrando Ezio in Galleria, volle assolutamente offrirgli l'aperitivo. E sapete dove? Nel mitico Bar Giardino di Rancati. E gli disse, naturalmente a modo suo: «Dovevo ringraziare tuo padre per tutti i "toscani" che mi regala».

Un altro aspetto da sottolineare riguarda il rapporto che Pirlin aveva coi bambini. Ancora oggi a Spinadesco ricordano che, quando tornava in paese, per i più piccoli era festa grande.

Tutti intorno a lui per farsi raccontare le sue "avventure". Oggi, forse, non si farebbe più ma, a quei tempi, non c'era la televisione, e le storie, la mimica, gli sberleffi di Pirlin erano, per quei bambini, come oggi i cartoons di Dragon Ball.

Le immagini che seguono potranno riportarvi questo personaggio molto meglio di ogni mia parola. L'obiettivo di Ezio Quiresi sa far parlare un volto, può darvi emozioni immediate, restituendovi al naturale una figura che magari neanche più ricordavate. È questo il momento giusto, dunque, per far riemergere dalla memoria, dopo tanti anni, il nostro caro, vecchio Pirlin.

Le fotografie sono di Ezio Quiresi

Gian Paloschi


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commenti


Roberto Caccialanza

18 luglio 2025 07:46

Paradúur.