Quarant'anni fa, quando lo storico dell'arte svizzero Georg Morsch volle essere a Cremona per testimoniare il ciclopico restauro della Cattedrale
Le fotografie hanno circa 40 anni ma non sono opera di un fotografo professionista né tantomeno di un cittadino cremonese, sono però una serie di foto che raccontano una storia. Il restauro del Duomo effettuato a metà degli anni '80 (leggi qui la storia del restauro), un restauro profondo e necessario per tutela di quel patrimonio simbolo della città di Cremona, aveva ridato lustro e bellezza ad un'opera unica – importante come tante altre ma comunque unica – nel mondo. Negli archivi di alcuni paesi, soprattutto cercando tra quei fogli che hanno spesso più di un secolo di vita, ogni tanto spunta la descrizione di un edificio che, prima di finire sotto la tutela del patrimonio culturale di quello Stato, venne progettato e costruito ispirandosi decisamente al Duomo o al Torrazzo di Cremona. I riferimenti non sono solo verso i due protagonisti della piazza cittadina più conosciuta ma anche, a volte, San Luca, Sant'Agostino o altro; in pratica diversi progettisti statunitensi, canadesi o inglesi, sul finire del XIX secolo, vedevano nella bellezza di alcuni edifici cremonesi il punto di partenza per progettare strutture che poi sarebbero finite nell'elenco del patrimonio architettonico locale o statale. Era una sorta di garanzia o marchio di fabbrica quella di trovare punti di contatto tra la storia e le nuove esigenze architettoniche, perché ispirandosi ad edifici storici, spesso italiani, anche quelli più moderni, in futuro, potevano trovare maggior riscontri soprattutto per tutelarne la struttura. Bellezza e tutela oggi sembrano parole sempre più avvolte da quella fastidiosa nebbiolina sottile che annulla quasi tutto lasciandoti vedere poco o nulla, è una nebbia che Cremona conosce bene ma che non si presenta solo in determinati periodi dell'anno, ma sa progredire senza problemi con il passare del tempo, inesorabile più nelle scelte fatte che in quelle giornate invernali più umide. Georg Morsch, ai tempi di quel restauro cremonese di metà anni '80, non aveva ancora raggiunto i 50 anni ma era già tra i più importanti storici dell'arte – e della sua conservazione – in Svizzera e in Germania, come storico dell'arte aveva visto nella tutela del patrimonio architettonico il primo passo per proteggere e valorizzare quella bellezza che aveva secoli di vita. Per arrivare a Cremona il prof. Morsch non aveva dovuto fare un grande viaggio, come docente della facoltà di architettura del Politecnico di Zurigo gli servivano solo qualche ora di macchina e un po' di pazienza per arrivare in città e vedere lo stato dell'arte di quei lavori di restauro. I lavori degli edifici cremonesi, evidentemente, avevano richiamato l'interesse non soltanto dei cittadini e di vari enti, ma avevano saputo attrarre le attenzioni anche di addetti ai lavori che vedevano nella ristrutturazione del Duomo un idoneo punto di partenza nella logica della conservazione e valorizzazione del patrimonio artistico.
Morsch, quando si presentò a Cremona, era già impegnato nella stesura dei documenti per la conservazione del patrimonio artistico svizzero; nel suo ruolo professionale, e come membro della Commissione Federale per la tutela dei monumenti storici, stava impostando le linee guida che avrebbero determinato le scelte architettoniche per molti edifici in tutta la Confederazione Elvetica. I lavori nella piazza avevano un senso profondo secondo l'ottica storica ma anche artistica, la conservazione e la tutela di un patrimonio unico avrebbe dato lustro e ulteriore valore al Duomo ma non solo, avrebbero saputo raccontare secoli di storia nonostante l'ambiente circostante fosse profondamente cambiato con il passare dei decenni. La ristrutturazione del Duomo non era un semplice esercizio di stile, in un periodo storico in cui si tendeva a sottovalutare l'impatto del patrimonio artistico, se non quello più famoso nel mondo, a favore di nuove visioni molto più moderne, i lavori a Cremona andavano quasi controcorrente proponendo un messaggio di bellezza da riscoprire e rivalutare nel futuro. Le piccole città nascondevano tesori di storia e bellezza pronti davanti agli occhi di tutti, renderli disponibili secondo il loro valore storico era un modo perfetto per creare un tessuto architettonico armonioso e descrittivo, un percorso di bellezza anche senza la fama delle città d'arte più famose. Morsch scattò in quella giornata una decina di istantanee le quali, agli occhi di un cittadino cremonese, non avrebbero un particolare valore, ma che sono significative perché raccontavano molto di quella visione, legata alla conservazione più che all'abbattimento, che dava valore alla storia di un città e ai suoi passaggi nei secoli. L'armonia e la bellezza possono convivere con scelte architettoniche più moderne, ma queste ultime devono saper valorizzare quelle strutture edificate secoli prima. Agli inizi del XXI secolo Morsch verrà insignito del più importante premio nazionale tedesco per la tutela dei monumenti artistici, premio ottenuto per aver dedicato la sua vita e carriera professionale alla tutela di quella bellezza che oggi è ancora da ammirare.
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commenti
Andrea
8 gennaio 2025 08:04
Cremona: altro che sonnecchiante città della profonda provincia. Attenta Custode delle proprie ricchezze storiche, culturali e meritate eccellenze nella tradizione. Seppur vi siano sempre ampi campi di miglioramento