18 dicembre 2025

Aprono in via Plasio "Le Scuderie del Fico" di Mario Feraboli. La storia della via, tra torri antiche, palazzi e attentati

Dal “Fico” alle “Scuderie del Fico”: questa la novità in quel di via Plasio a Cremona dove a breve l’oste Mario Feraboli insieme a Silvia Bonomi ridaranno vita ad un nuovo progetto che parte delle radici di via Grandi e da lì si allontana di poco, per arrivare appunto a via Plasio. Qui l’Antica Osteria del Fico, chiusa poche settimane fa, riaprirà con il nuovo nome “Le Scuderie del Fico”, negli spazi che una volta ospitavano il ristorante “Le Scuderie”. Passato, presente e futuro in questo progetto che si colloca in una via dalla storia suggestiva e ricca.

La Contrada dei Piasi o dei Plasi, nel 1800 denominata Strada Plasia, chiamata così per le case della famiglia che lì abitava almeno dal 1400. La ricca famiglia cremonese aveva avuto a che fare con Cabrino Fondulo  tramite  Comino Plasio, Cristoforo Plasio e Maurizio Plasio . Vi fu poi un illustre Plasio chiamato Giovanni Battista che sempre nel 1400 fu matematico ed astronomo.

Da un “sermones funebres” veneziano, si sa della orazione funebre di Giovanni Battista Plasio composta dal cremonese Nicolò Lucarum nel 1492 per suo funerale in S.Agostino. La chiesa di S.Agostino, ubicata a pochi passi dalle case dei Plasii, aveva una cappella dedicata a S.Anna probabilmente voluta da Guidino de Piasiis.

Anche nella vicina San Giacomo in Braida, chiesa poi abbattuta per costruire S. Agostino, vi era una casa di proprietà dei Plasii. Secondo Bordigallo ad inizio 1500 esisteva una torre detta ILLORUM DE PLASIIS, ma di questo ne parleremo più tardi poichè richiede un approfondimento specifico. Sempre sulla via, probabilmente antichissima, fu rinvenuta negli anni 70 , una Villa Romana con mosaici. La Via parte dalla antica Contrada della Vite (ora Piazza Vida ) che era attraversata dalla Cremonella in modo sotterraneo verso Via Milazzo.

Al posto dello stabile che ora ospita la ormai chiusa Whiskyteca Altiero’S sorgeva un giardino con due piccole torrette circolari che veniva così descritto a metà del 1800 : “verso ponente del giardinetto attrae lo sguardo abbellito da una incantevole prospettiva, che produce una illusione tale, che par di trovarci alle falde del più verdeggiante ameno colle munito di rocca che rappresenta Castel Arquato, lavoro di Motta, distintissimo pittore prospettico cremonese”.

La parte opposta della Via confina invece con la  Beata Vergine e con la soppressa chiesa di S.Michele Nuovo su Via Cavallotti. La chiesa fu poi venduta ai Gesuiti per rendere ampia la loro nuova progettata chiesa dei santi Marcellino e Pietro e costruita nel 1600. Torniamo ora alla Illorum de Plasiis.

Nella carta di Campi di fine 1500 figura una torre a pianta quadrata, sul lato delle absidi di S.Agostino, già sul fianco tra la Via Plasio e il vicolo che esce da Piazza S.Agostino stessa. Si tratta della Torre dei Plasi, ora inesistente, ma probabilmente ancora in piedi nel 1800. Ne narra Grandi che appunto afferma: “piegando a sinistra, lungo la facciata della chiesa, ci troviamo nel vicolo detto S.Agostino, a destra del quale sta la casa alias Piasio, poi Dati, all’angolo di questa ergevasi una torre detta Plasia , nome che tuttor conserva la contrada che s’affaccia in capo al vicolo”. Il Grandi prosegue con una affermazione illuminante: “esistendo ancora il piede di questa torre si vede in esso dal lato del vicolo, di fianco al coro della descritta chiesa, una lapide ….” Angelo Grandi sta dicendo che la base della torre Plasia è ancora esistente poco prima della Unità d’Italia. La torre ha una storia molto particolare che viene descritta da Campi , Cavitelli , Manini.

Un episodio che viene riportato anche da Grandi a metà 1800. Si tratta di un episodio datato  25 Gennaio, 1581. La data è certa poiché chi la scrisse la fa risalire al giorno della conversione di S.Paolo . In quegli anni la famiglia aveva come suo rappresentante Nicolò  Plasio che abitava casa e torre attigua

Aveva Nicolò una mortale inimicizia con un nobile suo concittadino bandito capitalmente. Questi pensando alla vendetta meditò di perdere non solo l’odiato Piasio, ma di distruggere altresi tutta la di lui famiglia. Nella notte pertanto del 24 gennajo 1581, con una masnada di fuorusciti scalò  esso le mura della città presso porta S.Luca, e si portò alla casa del nemico. Ivi cacciò ne sotterranei della medesima varj sacchi di polvere d’archibuso che seco avea recati, munendoli di miccia accesa in modo, che a tempo determinato potesse darvi il fuoco.

Ciò fatto scese immantinenti co’ suoi banditi le mura verso Po e diedesi alla fuga. Un’ora dopo circa la casa saltò infatti con orrendo tremito in aria verso la chiesa di S.Agostino  Ma la torre non si scosse ed ebbe soltanto qualche pietra rotta negli angoli e restò affumicata. Nessuno della famiglia Piasio rimase fortunatamente sotto le rovine, perché Nicolò e tutti i suoi trovavansi in casa Trecchi a S.Agata in quella notte , a causa di esser moribonda la di lui suocera.

Ricostruita dappoi la casa ebbesi l’avvertenza di non aprire più finestre ne sotterranei verso la strada, siccome anche oggi si osserva…”

L’ attentato alla casa dei Plasio pare fosse stato ordito da tale Cesare Picenardi. Lorenzo Manini, nel 1700 descrive la Torre come “ affumicata e annerita in due lati “. La fantasia corre e divaga a quei tempi e a quei giorni freddi di gennaio. E’ notte fonda tra 24 e 25 e la città è immersa nella nebbia e nel gelo. Le poche sentinelle di guardia alle porte della città sono addormentate, perché Cremona fa parte del Ducato di Milano che è dominio spagnolo.

Le mura vengono scavalcate da una “masnada di fuoriusciti”, in altri documenti rinvenuti si parla di un Cesare Picenardi bandito o sovversivo, gli anni sono gli stessi e probabilmente si parla di lui. Da porta San Luca si attraversa Strada Magistra fino a S.Agata, poi forse si scelgono contrade interne e si passa S.Rita e da li si arriva alle case del Plasii. Si “lavora” alacremente alla base della torre, si prepara l’attentato. Per uscire dalla città è un attimo, si percorre la contrada Plasio, si svolta per S.Bartolomeo e si prosegue per Contrada di S.Romano, si scavallano le mura al Belvedere e si guadagna la bassa campagna fluviale.

Storie di ieri negli stessi luoghi di oggi.

Maurizio Mollica


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