2 gennaio 2025

Quarant'anni fa partiva il più grande restauro mai visto a Cremona: il recupero delle pietre, dei marmi e degli affreschi della Cattedrale

Quarant'anni fa, all'inizio del 1985, partiva il più grande restauro mai effettuato a Cremona: il recupero completo della Cattedrale di Cremona. Un'opera ciclopica iniziata senza fondi a disposizione ma dettata dall'esigenza di fermare un degrado che pareva inarrestabile. Il vescovo Assi (arrivato da soli due anni a Cremona), Monsignor Franco Voltini, monsignor Franco Robusti e poi monsignor Achille Bonazzi che con competenza e tenacia seguì tutti gli interventi, la Fabbriceria del Duomo, il Comune, la Provincia, il governo, gli sponsor diedero vita al più grande restauro mai effettuato in Valpadana. L'incuria, lo smog, il guano, la mancata manutenzione, mettevano perfino in dubbio la possibilità di salvarlo. I marmi si sfaldavano, le pietre si sbriciolavano, le zanche di ferro ormai non tenevano più niente ancorato, una torretta della facciata principale era solo appoggiata sulla cuspide della facciata, i guai al protiro quasi illeggibile. Tanti anni di colpevole dimenticanza sono stati cancellati dall'azione coraggiosa della Fabbriceria della Cattedrale. Nel 1985 si decise di partire con quella operazione salvezza iniziata a mani vuote, fidando nella risposta della città. Da prima la facciata meridionale con l'operazione rischiosissima di smontaggio del grande rosone paurosamente spanciato verso l'esterno, poi rimesso al proprio posto dopo un robusto intervento curativo: quindi via via , l'intervento sulla facciata principale per un intervento di restauro mai visto da queste parti. E poi il colossale ponteggio interno con il recupero degli affreschi della "Cappella Sistina della Valpana" in alcuni tratti ricoperti da una coltre di polvere e con distacchi preoccupanti di colore. 

Il 2 marzo 1985 si tenne un convegno alla Camera di Commercio dal titolo: "Cattedrale di Cremona, perchè abbia un futuro" alla presenza del Ministro dei Beni Culturali Antonino Gullotti che diede il via alla costituzione del Comitato per il Duomo presieduto dal vescovo e dal sindaco Zaffanella, insieme per dimostrare in questo modo l'unità d'intenti di tutta la città per far rinascere la Cattedrale.

"Possa, attorno al Duomo, restituito al primitivo splendore, crescere una città fiduciosa in sè stessa e nelle sue prospettive di sviluppo umano, civile, culturale ed economico. - scrisse in quella occasione il vescovo Enrico Assi - Una città che riscopre le grandezze del suo passato e ne recupera la capacità creativa per un avvenire pacifico, solidale e prospero".  E Antonio Leoni quel giorni raccontò al convegno di come "il Duomo non si salva con i denari e lo affermo proprio nel giorno in cui chiediamo a gran voce i finanziamenti per realizzare i restauri. I soldi sono lo strumento, ma decisivo sarà l'amore dei cremonesi per se stessi e per la loro storia".

La Soprintendenza ai Beni Architettonici di Brescia e quella dei Beni Artistici e Storici di Mantova (all'epoca le competenze erano divise) progettarono un piano completo di recupero e salvaguardia della struttura architettonica e dei dipinti e delle opere d'arte presenti con la consulenza dell'Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Arrivarono i primi finanziamenti: la Regione, il Comune, la Provincia, la Camera di Commercio, istituti di credito, privati cittadini. E poi lo Stato. Un'operazione ciclopica che richiese oltre vent'anni di lavori, quasi una rifondazione della Cattedrale non una edificazione ma anni di cantieri e duro lavoro e un restauro perfetto che la restituì alla città e al mondo.

In tanti cremonesi ricorderanno la grande impalcatura che ingabbiò la facciata della Cattedrale dal 1985 al 1988, oltre due anni in cui si cercava di capire cosa stesse succedendo dietro quella grande struttura in tubolare che impediva di ammirare quella facciata dai bianchi (ormai diventatoi grigi) e dal rosa pressocchè indistinguibile. Ma dietro al tubolare, alle assi, alle reti il Duomo stava rinascendo. 

Nel 2007 il professor Antonio Paolucci illustrando la meraviglia degli affreschi restaurati della navata principale in una memorabile serata in un Duomo strapieno disse: "Questa Cattedrale, nella sua varietà e stratificazione. è carne e sangue di un popolo. I cremonesi sarebbero diversi se il loro Duomo fosse diverso, e viceversa. Qui vi è l'affetto di un popolo per la sua chiesa: la storia di questo popolo è raccontata attraverso le opere d'arte che la chiesa conserva. Questa è la Casa di tutti. Lo è stata secolo dopo secolo: i cremonesi l'hanno voluta più bella possibile, generazione dopo generazione, e ancora oggi sono orgogliosi di averla così com'è".

Guarda le fotografie dei restauri di Giuseppe Muchetti

Mario Silla


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commenti


Del Bon Gianfranco

2 gennaio 2025 20:01

Nell’articolo non è menzionato il professionista che ha diretto i lavori, nello specifico l’ architetto Fulvio Melioli, all’ epoca Fabbriciere.

Michele de Crecchio

2 gennaio 2025 22:01

Anche se, parzialmente, fuori tema, approfitto dell'interessante articolo pubblicato su "Cremonasera" per segnalare e commentare una questione che credo sia nota solo a pochi cremonesi, che pure ne dovrebbero essere i più interessati e coinvolti.
Avendo, a suo tempo, fatto parte (sia pure solo formalmente, come assessore comunale) del Comitato istituito per seguire la delicatissima questione del "restauro" della cattedrale cremonese, sono rimasto colpito e, anche dispiaciuto, per la critica, a mio parere ingenerosa, recentemente avanzata da un pur autorevole cattedratico specializzato in interventi sui monumenti storici afflitti da problemi strutturali. Tale cattedratico, nel contesto di un importante convegno tra esperti del settore, convegno recentemente teletrasmesso, ha infatti apertamente criticato la scelta, che fu fatta allora, di intervenire su affreschi e sulla facciata in pietre naturali prima di assicurare la massima sicurezza antisismica dell'intero edificio e, in particolare, alle sue porzioni laterali, cioè quelle interessate dai cosiddetti "matronei".
A tale proposito, in primo luogo ricorderei che l'intervento sugli affreschi interni alla nostra Cattedrale (affreschi spesso definiti, come opportunatamente ricordato, "la Cappella Sistina" della valle padana) era richiesto e giudicato urgente da molti e qualificatissimi esperti del settore. In secondo luogo ricorderei (per i troppi che se ne sono già dimenticati o che, forse, non ne vennero nemmeno a conoscenza) che lo straordinario ed enorme ponteggio allora eretto dalla ditta Secchi, consentì di rilevare e di contrastare la pericolosissima condizione di "strapiombo" che detta facciata presentava verso la piazza del Comune, problematica alla quale nessuno, per quanto ne sappia, aveva fatto in precedenza attenzione.
In terzo luogo ricorderei che le norme antisismiche relative al nostro territorio provinciale sono state solo di recente irrigidite e questo solo a seguito di un particolare terremoto che, peraltro, interessò solo marginalmente la provincia di Cremona.
Assumendomi il rischio di essere giudicato come un cinico calcolatore del rapporto tra costi e benefici, avrei francamente preferito una applicazione meno drastica e meno estesa delle nuove rigidissime norme antisismiche.
Tale mia vecchia, personale e, allora,
abbastanza isolata opinione, credo sia oggi condivisa anche da altri, alla luce delle incredibili difficoltà, maggiorazioni di costi e adozione di singolari, antiestetici e non funzionali artifici strutturali, che il rispetto della legge oggi impone, con uno zelo che purtroppo manca su tante analogamente (ed anche di più) importanti questioni di ordine territoriale.

Domenico

3 gennaio 2025 13:41

Sulmona 03.01.2025
Questa è la dimostrazione che quando si uniscono le Forze, la Fede, la Preghiera, la città, i risultati si ottengono, un duomo stupendo, operazione da ripetere per tutti i beni storici e culturali della città, Cremona è bellissima, ve lo dico da bolognese verace ed abruzzese di adozione, Infermiere laureato classe 1967 con 30 quasi 31 anni di lavoro effettivo.

distinti saluti
Domenico Silla