27 aprile 2022

Quarantena corta, quarantena lunga, il medico che non sa, le regole della farmacia e quelle dell'Ats: l'odissea di un concittadino con il Covid

Quarantena di soli sette giorni, poi liberi tutti. No, senza tampone negativo scattano altri sette giorni. La farmacia che si attiene alle regole che le sono state comunicate, l'Ats che conferma invece la "quarantena breve" e, ultimo ma non ultimo, il medico di base che non sa rispondere alla domanda sui corretti giorni di quarantena per Covid, limitandosi a "ipotizzare" un periodo. Sembra assurdo, ma a due anni dall'inizio della pandemia si registrano ancora storie di "ordinaria follia" riguardo alla durata della quarantena. Quella che riportiamo di seguito è accaduta a Cremona ed è stata segnalata da un concittadino che oggi ha inviato una lettera in redazione.

"Scrivo per raccontarle l’odissea che sto vivendo e perché non so più a chi rivolgermi nelle sedi preposte. Il 20 di questo mese, in seguito a sintomi tipici da Covid, sono andato a fare un test in una farmacia prossima a casa mia. Risultato positivo, torno a casa e mi metto docilmente in quarantena per i sette giorni. Mi viene data una data (oggi, 27/04) per ripresentarmi a fare un tampone di conferma e risulto nuovamente positivo, seppur debolmente. Sono senza sintomi già da tre giorni.

Come si sa, con i tamponi nasali antigenici nel referto il “debolmente” vale come positivo. Il farmacista mi spunta un nuovo foglio dicendomi che avrei dovuto fare altri sette giorni di quarantena. Allorché obietto al farmacista di aver letto fra le regole sulla quarantena per persone vaccinate con tre dosi, che dopo i primi sette giorni avrei, teoricamente, potuto fare un tampone a mio piacimento fino al risultato negativo. Lui mi riferisce che l’associazione dalla quale le farmacie ricevono queste comunicazioni operative ha detto loro che ogni tampone positivo sono sette giorni di quarantena, anche fosse il secondo o il terzo. Ringrazio ugualmente, torno a casa e decido di venire a capo della questione.

La mia partita Iva non mi consente altri sette giorni di inattività, non ho tutele di malattia o rimborsi. Chiamo il mio medico, che non sa rispondermi sui giorni corretti di quarantena, ma ipotizza essere altri 5 dal secondo tampone. Non mi arrendo e mi rimetto alla ricerca della verità, chiamo Ats Valpadana. Un’ora e quaranta minuti di musichetta, di linea che cade in automatico, di tentativi. Finalmente trovo un operatore che conferma la mia tesi: con il secondo tampone positivo, avendo già fatto sette giorni di quarantena ed avendo le tre dosi di vaccino, posso già l’indomani recarmi in una farmacia a verificare la mia negatività. Ed aggiunge:” la regola dei sette giorni venne istituita quando i tamponi erano gratuiti per evitare che ciascuno facesse un tampone gratis al giorno impattando sulla spesa pubblica. Essendo che ora sono tutti a pagamento, lei dall’ottavo giorno può farli quando vuole finché non diventa negativo, anche tutti i giorni!”.

Un po’ rasserenato chiamo il farmacista per prenotare un tampone venerdì e gli spiego cosa mi dice ATS, lui mi risponde di avere indicazioni diverse. Mi preoccupo, ovviamente. Gli spiego di aver ricevuto quella informazione da un Medico dell’Igiene Pubblica di ATS Valpadana, e mi replica che però loro non sanno se riusciranno ad inserire il mio tampone negativo perché hanno la regola dei sette giorni dopo qualsiasi tampone caricato positivo. Essendo il mio tampone positivo (seppur debolmente) oggi, non è sicuro di potermi “liberare” in caso di negatività prima dei sette giorni. Ora, direttore, vorrei capire cosa dovrei fare. Se sono negativo, quando lo sarò, sicuramente prima dei sette giorni, perché non posso tornare a lavorare? Perché ai farmacisti non viene comunicata la procedura corretta e non c’è dialogo tra ATS ed esecutori materiali? A chi mi devo rivolgere per poter risolvere questo problema e, magari, aiutare anche tutti gli altri che lo incontreranno?

Non so proprio più a chi telefonare, il mio cellulare è bollente ed i miei quesiti giacciono senza risposta lasciandomi in questo limbo di incertezza nella quale l’unica certezza è non potermi guadagnare da vivere".

La foto in alto è di repertorio.


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