14 settembre 2022

Quella copia della "Resurrezione" di Piero della Francesca donata nel 1941 dal cremonese Luigi Negroni agli Stati Uniti. E forse salvò l'originale

“Dovevo avere diciotto anni quando lessi un saggio di Aldous Huxley. Ricordavo con chiarezza il racconto del suo faticoso viaggio da Arezzo a Sansepolcro e, tuttavia, quanto meritasse farlo quel viaggio, dato che a Sansepolcro c’era la ‘Resurrezione’ di Piero della Francesca, ‘la più bella pittura del mondo’. Feci un calcolo dei bossoli sparati e fui sicuro che se non l’avessi già distrutta, avrei potuto, proseguendo il bombardamento, danneggiarla gravemente. E feci cessare il fuoco.

Toscana, 1944, il ragazzino si avvicina con fare timido e prende per mano il capitano inglese Anthony Clarke intento ad osservare i profili del paese, il ragazzino sente il bisogno di accompagnarlo lungo i vicoli, ormai svuotati da qualche ora, dove prima camminavano i nazifascisti. L'ufficiale si fida nonostante la battaglia non ancora del tutto conclusa, scelta perfetta quella dell'inglese perché seguendo la sua giovanissima guida quella camminata darà vita ad un incredibile viaggio nella storia secolare di San Sepolcro, ma anche dell'umanità, che l'ufficiale inglese non scorderà mai. Per ore il capitano Clarke rimarrà in contemplazione davanti all'affresco che rappresentava la resurrezione del Cristo tra i soldati romani, aveva disubbidito ad un ordine diretto del proprio Comando il capitano Clarke, quell'ordine che gli imponeva di entrare il più rapidamente possibile a San Sepolcro e, se necessario, anche distruggendo il paese a colpi di cannone.

La corte marziale poteva aspettare, la vista e la consapevolezza di aver garantito la sopravvivenza di quella opera decantata come “la più bella del mondo” dal famosissimo scrittore Huxley valeva il rischio di una condanna anche gravissima per la sua carriera.

Novembre 1941, all'università di Pittsburgh, una delle più rinomate degli Stati Uniti, una folla di studenti e curiosi si accalca all'ingresso delle sale espositive della facoltà di architettura per l'arrivo di un nuovo quadro appena entrato nel campus. Il giornale universitario “The Pitt News” esce con la notizia esattamente il 3 di novembre, riportando le parole dell'architetto Albert Klimcheck, direttore del dipartimento studi rinascimentali dell'università, che garantisce sulla apertura a breve delle nuove sale del Rinascimento dove, come una piccola gemma incastonata tra piccoli diamanti, verrà presentata una perfetta copia della Resurrezione di Piero della Francesca. Le parole di Klimcheck sono, ovviamente, inequivocabili, il dipinto è un'opera in copia del famosissimo affresco di San Sepolcro ma, pur non portando la firma di Piero della Francesca, ha il sigillo di un grande artista del restauro e nella riproduzione di opere famose con gli originali in buona parte della scuola italiana, il russo Nicholas Lokhoff.

Nel novembre 1941 gli Stati Uniti non erano ancora entrati in guerra, il clima, soprattutto tra i più giovani come gli universitari, era quello quasi surreale dove gli accadimenti europei sembrano così lontani da non destare preoccupazioni ma, in realtà, le avvisaglie di quello che avrebbe potuto accadere c'erano tutte. L'arrivo di un'opera così unica nella sua bellezza veniva salutata con grande entusiasmo dagli studenti ma anche dagli appassionati d'arte, soprattutto considerando che il dipinto proveniva dalla quella Europa che cominciava a subire i danni delle battaglie che dureranno per anni, ma ancora più interessante era il fatto che il dipinto arrivasse come donazione di un abitante della città di Cremona.

Già, nelle parole di Klimcheck riportate dalla articolista Viola Boydijeff, i lettori vengono messi al corrente della sconvolgente storia di quel dipinto donato alla galleria d'arte della famosa università dal cittadino cremonese Luigi Negroni o meglio, arrivato negli Stati Uniti direttamente dalla casa di quel proprietario che ogni mattina si svegliava potendo osservare il Torrazzo.

Ma come era arrivato in casa del cremonese Luigi Negroni, sempre ammesso che non vi sia un errore nella lettura del nome, una copia della Resurrezione? Non è dato saperlo, l'Italia entrerà in guerra con gli Stati Uniti poche settimane dopo quindi gli scambi commerciali oltreoceano erano ancora aperti anche se di certo non semplici, forse il quadro venne commissionato da Luigi Negroni o da qualche suo familiare seguendo le tracce degli scritti di Aldous Huxley, ma per fare una copia di livello serviva il talento del pittore russo Lokhoff che era già attivo in Italia.

La Pittsburgh University disponeva già di una corposa collezione di opere d'arte, anche come copie, donate in buona parte dall'imprenditore Henry Clay Frick, soprannominato “l'uomo più odiato d'America” per le vicissitudini che doveva affrontare quasi costantemente con le maestranze operaie, il dipartimento degli studi rinascimentali dell'università era tra i più rinomati del paese e quindi poteva valorizzare la collocazione del quadro. L'opera dette un lustro enorme al dipartimento e all'università, l'arrivo proprio in concomitanza delle ultime settimane di pace con l'Italia sembrava una sorta di “miracolo” che, se non fosse avvenuto nel novembre 1941, avrebbe potuto non avverarsi mai più, lasciando agli studenti solo le immagini dei libri e il racconto del rivoluzionario Huxley.

Oggi il quadro capeggia nel Frick Auditorium all'interno della famosa Cathedral of Learning, letteralmente la Cattedrale dell'Apprendimento, della Pittsburgh University, torre di di quasi 170 metri e luogo di importanza storica e culturale dell'intero panorama universitario statunitense. Se è vero che Dostoevskij, nella sua opera “L'idiota” ebbe a scrivere che “La bellezza salverà il mondo” è anche vero che bisogna saperla apprezzare per poterla salvare anche senza averla mai vista, come fece il capitano Anthony Clarke e come ci tenne a rispettarla e a renderla fruibile a tutti come fece Luigi Negroni da Cremona.

Marco Bragazzi


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti