25 agosto 2023

Quella torrida estate del 1530, quando due nobildonne scesero dalla loro carrozza e attraversarono il Po a piedi. Per non parlare del 1572, quando non piovve per dieci mesi

Caldo africano, lo spettro della desertificazione, siccità. Mai come quest’anno abbiamo potuto toccare con mano la minaccia della rivoluzione climatica. Ma attenzione: gli andamenti stagionali anomali non sono una novità nella nostra pianura. La storia ne ricorda con enfasi soprattutto uno in particolare. Il fatto accadde il 12 luglio del 1530, quando il caldo e la siccità fecero quasi prosciugare il fiume, Nell'inverno di vent'anni dopo, il Po ebbe a gelare interamente, trasformandosi in una “rotabile" tra Cremona e l'Adriatico

La storia non fa il loro nome, limitandosi a dire che si trattava di una nobildonna e di una sua amica. Il fatto è che l'eccezionale avvenimento suscitò molto scalpore, anche perchè a quell'epoca ben poche donne avevano il coraggio di mostrare in pubblico le gambe nude fino al ginocchio.

Era il pomeriggio del 12 luglio 1530, proprio nella parabola centrale della più torrida estate che le cronache degli ultimi dieci secoli hanno fino ad ora ricordato. Da 134 giorni non pioveva e la siccità aveva trasformato il Po in un rigagnolo. Faceva un caldo terribile ed i cremonesi, in cerca di fresco, si ammassavano sulle sponde del fiume per cercare all'ombra delle piante quel ristoro che la città non poteva certamente offrire.

Ad un dato momento, da Cremona giunse una carrozza dalla quale scesero «due dame giovani e leggiadre». Le due donzelle si sedettero sulla sponda del fiume (che, per inciso, denunciava quel giorno una profondità massima di non più di mezzo metro), slacciarono gli stivaletti, si tolsero le calze e, sollevate leggiadramente le gonne, «guardarono il Po da un capo all'altro». Nel frattempo la carrozza si era spostata dalla sponda sinistra a quella destra e, quando le due dame ebbero condotto a termine la loro impresa, trovarono il «legno» pronto ad ospitarle ed a sottrarle alla curiosità generale.

Il curioso fatterello, le cui protagoniste costituirono a lungo l'argomento per i pettegolezzi di tutta la città, sta a puntualizzare il limite massimo di secca… fatto registrare dal Po a memoria d'uomo. Quella del 1530 non fu  comunque l'unica estate «bruciata» della nostra città. Una delle più remote segnalazioni ci viene dal Musso, il quale asserisce che nell'anno 591 il caldo e la siccità durarono lunghi mesi, facendo «seccare» i pozzi ed i canali ed originando una terribile pestilenza.

Altre estati del genere vengono segnalate negli anni 1085 e 1088; il mese di luglio del 1234 fu particolarmente caldo, tanto che quell'anno seccarono perfino le viti, i noci «et in generalia tutte li altre rama da frutti». La siccità del 1359 portò invece nelle nostre campagne delle torme di sorci che «passando da un luogo all'altro, distrussero frumento, biade, erbe e frutti». Quello fu l'anno degli animali perchè, dopo i sorci, vennero anche le cavallette che, in dense nubi, piombarono sui campi sterminando ciò che era stato risparmiato dai piccoli roditori. Un'altra estate torrida fu quella del 1507: quell'anno si verificò un fatto insolito: a causa dell'alterazione dovuta all'eccessivo caldo, sulle foglie delle piante di salice venne riscontrata una sostanza biancastra e dolce, identica alla manna della Calabria: si trattò di un fenomeno essudativo mai più riscontrato dopo di allora. Nel 1535 la siccità ed il caldo durarono sei mesi. II più lungo periodo di siccità ebbe comunque a registrarsi nel 1572 quando «non cadde goccia da marzo ai primi di dicembre».

L'elenco potrebbe continuare anche per i secoli successivi. Rammenteremo comunque l'estate del 1811 quando il grande caldo causò il prosciugamento del Po, tanto che «uomini, carri e cavalli passarono il fiume come fosse una strada».

Il Po venne comunque usato come «rotabile» anche in inverno. A tale proposito citeremo l'anno 1234 (quello in cui d'estate erano seccati gli alberi da frutta). La testimonianza ci viene dall'abate Romani il quale ci ragguaglia che, a causa del rigidissimo inverno e del freddo imperante, il Po ebbe interamente a gelare: lo spessore del giaccio era talmente rilevante da permettere a diversi carri, carichi di pesanti mercanzie, di percorrere il fiume in lungo ed in largo, collegando direttamente Cremona con l'Adriatico.

Nel corso del suo secolare vagabondaggio, il Po ha dato luogo anche a delle grandi alluvioni che presero di mira il territorio cremonese. Placido ed innocuo per decenni (almeno nel suo corso mediano), il grande fiume ha dato spesso la dimostrazione della sua «sregolatezza». La più memorabile delle piene che ebbe ad interessare il territorio cremonese avvenne il 15 agosto 1750.

A causa di un tremendo uragano scatenatosi sula Lombardia, l'Adda quel giorno riversò un volume impressionante di acqua nel Po: la violenza fu tale che gli argini vennero travolti ed una vasta area dell'agro cremonese venne sommersa con danni incalcolabili.

Ecco parte del resoconto che di quell'avvenimento fede l’annalista Mazzoldi: « ...Quante famiglie senza tetto, senza pane, senza ricovero! Quante spose e quante madri e quanti mariti vedovati dei loro cari! Quante speranze distratte! Vedemmo terreni coperti da un metro di sabbia ponti distrutti, ripari annientati, strade impraticabili, edifici atterrati, mulini strappati! La furiosa corrente trasportava con sé letti, botti, vasi di spezieria, alberi, massi, animali ed uomini! Quale cupa disperazione e quale spettacolo straziante!...».

La foto con il drone del Po è di Riccardo Rizzi Maverick

Fabrizio Loffi


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commenti


Giuliana Maria Bodini

25 agosto 2023 16:50

Niente di nuovo sotto il sole !,purtroppo i periodi di siccità non sono solo di questo secolo

Enrico Gnocchi

27 agosto 2023 19:42

Se si dovesse riscrivere l’articolo con una progressione temporale continua, anziché saltare da un anno ad un secolo all’altro sarebbe più evidente che le siccità e le gelate sono molte ma anche molto distanziate… attenzione a scrivere la storia in modo tale che sembri cosa diversa da quello che i dati reali ci dicono. Le siccità ci sono, ma sono rare, distanziate tra loro.
La siccità attuale è rapida, progressiva, peggiora anno dopo anno, non è casuale, tutti gli altri dati sono concordi e sono diffusi in tutto il pianeta.
È un grave errore sminuire questo fenomeno.
La gente può pensare che sia un “fenomeno eccezzionale” e non da che siamo in grave pericolo e che invece dei topi a migrare saremo noi uomini e donne della pianura padana a migrare e a superare le Alpi.