6 novembre 2025

Romanengo tiene vivo il ricordo di chi ha combattuto per la partita e la libertà. Grande successo di pubblico per la mostra di carattere storico

"Tenere vivo il ricordo di chi ha combattuto per la libertà e per la patria”. Questo l’obiettivo e la finalità della mostra, di carattere storico, promossa dal comune di Romanengo in collaborazione con il gruppo culturale cremasco l’"Araldo", in occasione dei 110 anni dell’ingresso in guerra dell’Italia (1915-2025), tenutasi presso la sala delle conferenze “Oriana Fallaci” della Rocca di Romanengo, sabato scorso 1 novembre, alle ore 16.
Il parroco di Romanengo, don Massimo Cortellazzi, nel suo intervento di apertura, ha posto l’attenzione sulla centralità della fede cristiana che si è mossa in simbiosi e di pari passo, durante questo evento di portata mondiale quale è stato il primo conflitto bellico, accompagnando con le figure dei sacerdoti al fronte quei giovani ragazzi che hanno combattuto in nome della libertà e per la democrazia.

Mario Cassi, Presidente dell’Araldo, ha espresso ringraziamenti a Federico Oneta, Sindaco di Romanengo e a Marco Gandelli, agente della Polizia locale, per aver profuso impegno, tempo ed energie nella realizzazione della mostra; ringraziamenti sono andati anche alla Associazione Nazionale Combattenti e Reduci, sezione di Crema, presieduta da Giovanni Quartani e all’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci, sezione d’Izano, rappresentata da Lucinio Cassi. Erano presenti all’inaugurazione anche Loris Maneffa, Alfiere dell’Associazione Nazionale Artiglieri di Crema, l’Associazione Nazionale Carabinieri, sezione di Crema, l’Associazione Nazionale Ragazzi del ’99. Cassi ha poi proseguito riconoscendo l’impegno di Stefano Rizzetti, Gian Attilio Puerari, Lucio Bertolotti, Dino Zanini, Franco Fusarpoli, Massimo Marinoni, e Loris Maneffa, tutti i componenti o collaboratori del gruppo culturale l’Araldo che con le loro collezioni hanno permesso l’allestimento della mostra e ha ringraziato tutti i volontari che hanno dato il loro fattivo contributo.

Il Sindaco Oneta, prendendo la parola, ha ringraziato Mario Cassi ed ha sottolineato quanto gli avvenimenti cominciati con il primo conflitto mondiale abbiano contribuito a porre le basi e le condizioni per vivere in
sicurezza nel nostro Paese. L’iniziativa proposta, a detta del sindaco, si configura quale tributo alla memoria dei militari che hanno combattuto per la propria Patria e dei quali è doveroso mantenere vivo il ricordo, promuovendo la conoscenza dei fatti che li hanno visti protagonisti in prima linea, anche e soprattutto nelle nuove generazioni.

Oneta ha successivamente ringraziato il Maresciallo dei Carabinieri della stazione di Romanengo, Vincenzo Genovese, l’agente di Polizia locale Marco Gandelli ed il Vice Commissario della Polizia locale di Pandino,
Giuseppe Cantoni, per aver contribuito alla messa in atto della mostra. “Grazie allo spargimento di sangue, ai giorni nostri, possiamo vivere in modo dignitoso e ritrovare quei valori e quei principi per merito di coloro che si sono sacrificati per la Patria”, le parole del Sindaco a conclusione del suo intervento.

Il dottor Pietro Martini, appassionato ricercatore storico cremasco, Presidente dell’Associazione ex alunni del liceo classico Alessandro Racchetti, ha ringraziato il gruppo culturale l’Araldo per la preziosa “opera
collezionistica” presente nella mostra; ha esordito dicendo che “la prima guerra mondiale fu un evento epocale che contribuì a cambiare la storia del mondo, dopo di allora nulla fu più come prima”. Il conflitto si configurò come una strage di civili e militari, ma, grazie ai sacrifici e allo spirito di resilienza dei soldati, oggi viviamo in condizioni di democrazia e di libertà. Il Dott. Martini ha enunciato le perdite complessive subite dai vari paesi belligeranti nel corso del primo conflitto mondiale: 9 milioni di militari morti,  7 milioni di civili, 21 milioni di militari e civili feriti o mutilati, 900.000 ricoveri di militari con neuropatie belliche.

In particolare in Italia furono uccisi 650.000 militari, 600.000 civili e 950.000 militari risultarono feriti o mutilati, in aggiunta a 40.000 ricoveri di militari con neuropatie belliche.
Il primo di agosto del 1917, nel pieno svolgimento della guerra, Papa Benedetto XV, diffuse uno straordinario appello in francese e in italiano, ufficialmente denominato “esortazione apostolica”, rivolto ai governanti
belligeranti al fine di fare cessare per via diplomatica quella che egli stesso definì “l’inutile strage” e le relative ostilità. L’appello rimase inascoltato poichè i governanti ed i capi di ogni nazione continuarono nei loro propositi di sopraffazione della nazione nemica.

Gli Imperi Austro-Ungarico, Tedesco, Russo ed Ottomano subirono un crollo e l’Italia pagò un tributo enorme in termini di morti, di spargimento di sangue e di persone che subirono gravi danni psichici tanto da essere definiti “pazzi di guerra”. Nella storiografia e nella letteratura sulla Grande Guerra esistono diversi approcci all’argomento, diversi modelli interpretativi: l’approccio tradizionale evidenzia la strage, la brutalità dei fatti accaduti, ma allo stesso tempo rende onore ai combattenti e alla memoria dei caduti; esiste poi l’approccio pacifista che onora i combattenti e i caduti: è un metodo condivisibile, ma intriso di retorica; l’approccio economicistico invece tende a sminuire gli atti di coraggio degli attori protagonisti del conflitto, mettendo in risalto l’utilità in termini finanziari e materialisti generati da una tale operazione bellica; da ultimo, ma non ultimo, l’approccio collezionistico che si fonda sui cimeli come le cartoline postali della Croce Rossa Italiana per i prigionieri di guerra, le decorazioni e le medaglie al valore militare, le lettere della Croce Rossa Italiana, le immagini raffiguranti gli edifici dove sono stati sepolti i militari, gli ordigni militari e così via.

L’approccio in questione possiede una maggiore validità, è un metodo che consente di farsi un’idea più libera, meno condizionata, un approccio che grazie all’Araldo rende meglio l’idea dei fatti accorsi.
La dottoressa Paola Bosio, Presidente della sezione cremonese dell’Istituto del Nastro Azzurro fra decorati al valore militare, recentemente nominata nel consiglio nazionale, ha concluso gli interventi e ha reso
memoria al valore delle figure militari che si sono prodigate in atti eroici, non solo sotto l’aspetto prettamente militare, ma anche dal punto di vista umano.

La mostra è stata visitata successivamente e ne ha ricevuto il plauso anche dall’avvocato Andrea Benzi di Milano Segretario Nazionale dei Volontari di Guerra. Persona estremamente competente e studioso della storia del volontarismo italiano con particolare riferimento ai decorati al Valor Militare dalla sua istituzione fino ai giorni nostri. La mostra costituisce una risorsa importante per ripercorrere questo particolare
contesto storico ed i fatti che lo hanno caratterizzato, di cui sono stati protagonisti anche molti cittadini cremaschi. Trattasi di una mostra diretta non solo agli appassionati di eventi di tale natura, ma a tutti coloro che desiderano e vogliono meglio approfondire questo periodo.

Nella foto da sinistra Lucio Cassi, Giuseppe Cantoni, Marco Gandelli, Giovanni Quartani, Mario Cassi, Paola Bosio, Vincenzo Genovese, Don Massimo Cortellazzi, Federico Oneta e Pietro Martini


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti