Se n'è andato Franco Manfredini, poeta dialettale e consigliere comunale. Fu tra i primi ad aderire alla Lega Lombarda
Nei giorni scorsi se n'è andato a 79 anni, Franco Manfredini, "Franchino" per tutti. Ha lasciato la famiglia alla quale era legatissimo e di cui parlava sempre (la moglie Vanna - e i due figli), la sua "Cremona" di cui era innamorato e la Cremonese alla quale ha dedicato diverse poesie pubblicate su "La partìida". Già perchè Manfredini era un poeta dialettale, uno di quelli che maneggiava con bravura il nostro cremonese "s'ciàsech" come diceva il professor Taglietti. Franco amava la Cremona più popolare, quella della tradizione e della periferia. Amava la sua famiglia, la gente, il Po, i colori grigiorossi e a loro ha dedicato decine di poesie.
Franco era un ferroviere, un macchinista e non si vergognava di raccontare che spesso scendeva dal treno con la faccia nera di fuliggine ma orgoglioso di aver condotto bene il suo locomotore. Era uno steward della Cremonese (non gli piaceva quel termine inglese, preferiva definirsi un aiutante della famiglia grigiorossa) e la domenica indossava la pettorina gialla allo Zini per dare una mano. Soprattutto era un grande tifoso dei nostri colori e spesso allo Zini si fermava a ricordare con nostalgia i campioni del passato. Franco era un generoso, sempre pronto alla chiamata di chi aveva bisogno, con entusiasmo ma con grande semplicità, così si impegnava nel volontariato. Era un passionale, impulsivo ma aveva sempre il cuore in mano. Un generoso sempre pronto a fare la sua parte.
E' stato anche consigliere comunale con la Lega Lombarda, quella di Umberto Bossi e Giuseppe Leoni che aveva conosciuto quando ancora il movimento era noto solo a Varese e dintorni agli inizi degli anni Ottanta. Lui faceva il macchinista sulla tratta per Milano e alla sera, al rientro, portava a Cremona i volantini e gli adesivi con Alberto da Giussano. Poi la crescita della Lega e l'approdo in Consiglio comunale (con Mario Pedrini, Italico Maffini e altri), una presenza generosa e schietta qualità non sempre apprezzata nella politica, come si sa bene. Conservava con affetto i cimeli della Lega dei primi momenti, "quella vera" diceva. E quando andavi a casa sua mostrava orgoglioso la sedia in salotto su cui si è seduto Bossi già "Senatùur"
Le redazioni dei giornali, come si sa, sono dei porti di mare dove approda di tutto. Basta che ci sia la notizia. Ogni tanto arrivava nelle redazioni la sua telefonata. Segnalava le cose che non vanno nel quartiere, nelle ferrovie, nella sua città. Ma le sue chiamate, per il modo e la spontaneità, erano sempre un'onda di acqua fresca nel porto di mare della redazione, quell'acqua pulita di cui noi che facciamo questo mestiere, abbiamo bisogno per stare vicino alla gente.
Qualche mese fa l'ultima chiamata. Voleva che mi interessassi di far ristampare un volumetto del 1979, edito e stampato in proprio dall'Amministrazione provinciale di Cremona guidata da Franco Dolci e ormai introvabile. "Il Po. La sua terra, la sua gente". Una raccolta straordinaria di poesie, non solo in dialetto ma anche in lingua, su personaggi e ambienti padani. "C'è dentro la nostra terra" diceva Franchino, bisogna farlo conoscere.
Mi piace ricordarlo come poeta dialettale (è nella antologia di Gianfranco Taglietti) e componeva quasi a "soggetto" in occasione di matrimoni, incontri conviviali, partite di calcio. Spontaneo ma mai grossolano, sapeva usare benissimo il vocabolario dialettale del quale conosceva tutte le varianti. Una produzione vasta ma voglio ricordare due sue poesie dialettali piene di sentimento. Una dedicata alla mamma che lo accompagnava nel sonno (...Quàan 'te végnet a impienìime la nòt....me desédi cuntèent, àan se dòpo, a pensàaghe, me vèen el magòon...") e l'altra alla cara moglie Vanna per le "Nòse d'argèent" in cui con grande delicatezza si dice "gh'è amò en bèl pòo de méel".
Ciao Franco. (m.s.)
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commenti
Agostino Melega
23 luglio 2021 13:33
Franchìno era veramente una carissima persona. Un altro "zàch smursàat". Ci mancherà molto.
Francesc0
23 luglio 2021 16:51
Mi dispiace davvero molto! Lo ricordo ad ogni partita della Cremonese ad accogliere noi fotografi. Firma, pettorina consegnata e:”Francesco, cosa facciamo oggi, vinciamo o perdiamo? Devi dire al tuo direttore di andare a vedere il sottopasso dell’ospedale come è ridotto!”. Persona semplice, nostrana e terribilmente sincera e leale. Riposa in pace.
Michele de Crecchio
23 luglio 2021 22:01
Non lo vedevo da tempo e non ne conoscevo, per mia colpa, le molteplici virtù. L' avevo conosciuto come consigliere comunale e lo apprezzavo per la serietà, moderazione e senza gli odiosi interessi personali che spesso caratterizzano le persone che si occupano di politica, che usava nel segnalarmi quelli che riteneva fossero problemi da affrontare nella gestione della città, raramente sbagliandosi.