Sergio Caputo e il suo "Sabato italiano" entusiasmano l'Auditorium del CremonaJazz
'Un Sabato italiano': chi non la conosce, chi non la ricorda, chi non l'ha intonata almeno una volta? E' stata la colonna sonora di una generazione e forse piu'. Sergio Caputo ha celebrato il quarantennale dell'album che conteneva la sua canzone più nota con un cofanetto pubblicato con la Sony e un tour, chiamato 'Un sabato italiano 40 anni show', che, partito da Milano, sta toccando varie città e, venerdì sera, ha fatto tappa a Cremona.
Il concerto, quarto, atteso e riuscito appuntamento dell'ottava edizione di CremonaJazz, diretto da Roberto Codazzi, ha infiammato e divertito con la sua magia, il suo fascino e il suo ritmo il pubblico che, anche stavolta, ha riempito l'Auditorium Arvedi del Museo del Violino. Caputo era un giovane pubblicitario appassionato di jazz quando nel 1983 (sembra un secolo fa) apparve sulla scena con un lp anticonformista, scritto e interpretato da lui. “Un mix - è stato detto - di swing e blues con un linguaggio diretto, fresco e ironico, che gli regalò un successo immediato e travolgente”. Alle spalle 19 album, circa 200 canzoni, varie compilation e migliaia di esibizioni, Caputo, che da qualche tempo vive nel sud della Francia con la famiglia dopo una lunga parentesi trascorsa in California, è ripartito, stasera, proprio dalla rivisitazione di 'Un Sabato italiano', "un pezzo che mi ha inseguito lungo tutta la mia carriera", e degli altri suoi ever green come “Italiani mambo' e 'L'astronave che arriva', 'Il Garibaldi innamorato' e Bimba se sapessi'.
Il cantautore romano (chitarra e voce) era accompagnato da un sestetto trascinante composto da Paolo Vianello (tastiere), Lorenzo De Luca (sax), Alberto Vianello (sax), Luca Iaboni (tromba), Fabiola Torresi (basso), Alessandro Marzi (batteria).
Caputo, durante l'esibizione, è stato anche empatico, accattivante e ha dimostrato tutta la sua professionalita' affrontando un problema audio con l'improvvisazione di un blues. Ha parlato anche di se stesso e "delle canzoni che vengono per caso. Le razionalizzi dopo trovando significati che ti erano sfuggiti". Un riferimento, poi, alla sua gioventu' e "ai miei compleanni festeggiati con la mia famiglia, C'erano quegli orribili sette nani di pietra ma senza Biancaneve. Chiedevo il perche' della sua assenza ma non me lo hanno mai spiegato". Due, applauditissimi, i bis concessi. "Quello di Caputo è il linguaggio del jazz - ha detto Codazzi presentando la serata - tradotto attraverso la canzone".
Ed è già cominciato il conto alla rovescia per il gran finale, venerdì 26 maggio, di CremonaJazz affidato a un altro artista popolare ma allo stesso tempo raffinato, anche lui un nome musicalmente senza età: Tony Esposito con il ritorno alle sue origini musicali. Al suo fianco un altro esponente illustre della tradizione napoletana come Gigi De Rienzo.
Foto Gianpaolo Guarneri/Studio B12
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