Si restaura il Voltone da piazza Zaccaria a via Platina. Si completa il recupero di Palazzo Vescovile. La storia del triplice passaggio
Mancava "il voltone" per completare il recupero di palazzo vescovile e adesso è partita la pulizia e il restauro anche di quello. Tolto l'intonaco nei prossimi giorni si procederà al ripristino. "El "voultòon" per i cremonesi è quel triplice passaggio (centrale un tempo per le carrozze, ora per le auto e il doppio percorso pedonale ai lati) finora buio e sporco che mette in comunicazione l'attuale piazza Sant'Antonio Maria Zaccaria (si chiama così solo dal 1940, prima era piazza del Comune) e via Platina. In questo modo si sta completando il restauro completo del Palazzo curato dall'architetto Massimo Fertonani con i restauratori Francesca Cè e Sonia Nani. Attraverso studi stratigrafici, i restauratori avrebbero individuato gli antichi colori voluti da Faustino Rodi per la grande ristrutturazione effettuata alla fine del Settecento. Fu proprio Faustino Rodi a volere questo raccordo tra il Palazzo Vescovile monumentale che stava costruendo (di fronte alla Cattedrale) e il blocco che restava sulla sinistra guardando il palazzo. L'andamento del "Voltone" è leggermente ondulato per seguire la via Platina, all'epoca ancora divisa in due strade: contrada Natali e contrada Pescherie vecchie ma che ora è la lunga strada con bei porticati che dall'angolo di via XX settembre fino a via Altobello Melone. Scrive il Grandi: "L'andamento della predetta contrada Pescheria, dice il marchese Picenardi, e la direzione di alcune parti dell'edificio che si vollero conservati, hanno obbligato l'architetto, a formare un piccol corpo di mezzo ove trovasi situata la porta (o voltone) insieme a due laterali porticelle rettangole per i pedestri, sopra la quale sporge una balaustrata di marmo con alto e ampio finestrone". Via Platina, pur divisa in due parti, era già una via importante della città quando Faustino Rodi mise mano al palazzo vescovile (tra il 1793 e il il 1817) su commissione del vescovo Omobono Offredi Ambrosini. Tanto è vero che volle su via Platina, proprio sopra il voltone, una balconata a colonne e timpano neoclassici perchè fosse accessibile, visibile e importante da questa strada che dalla campagna portava in centro e che, come hanno dimostrato gli scavi archeologici degli anni del 1960, era già importante area artigianale anche in epoca romana. Infatti venne rinvenuta una fornace romana attiva nel I secolo dopo Cristo che produceva ceramica grigia, soprtatutto vasellame da mensa con decorazioni applicate in argilla.
L’intervento su palazzo vescovile è parte integrante di un progetto molto più complesso che in questi ultimi anni la Diocesi ha studiato e che fa parte di una riqualificazione che si inserisce nella promozione del Parco culturale ecclesiale. Dopo la Cattedrale, il Battistero e il Torrazzo con la realizzazione del Museo Verticale, è stata la volta del Museo diocesano realizzato proprio negli spazi del Palazzo vescovile.
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commenti
michele de crecchio
5 giugno 2022 13:49
A mio personale parere, il "voltone" sopra descritto (uno dei punti più suggestivi del nostro centro monumentale) conferma la eccezionale abilità compositiva dell'architetto Faustino Rodi che, a suo tempo, "traghettò" con grande abilità l'architettura cremonese dal barocco al neoclassico. Questa opera, così suggestiva, rischiò di essere demolita per accentuare l'isolamento del Duomo, operazione di opportunità decisamente opinabile, alla quale si applicarono tuttavia i migliori tecnici cremonesi dell'inizio del secolo scorso. Esiste un disegno prospettico dell'architetto Tancredi Venturini che cercava di prefigurare lo stato dei luoghi (invero desolante) che si sarebbe realizzato demolendo l'intera ala del palazzo Vescovile prospettante la via Platina. Per fortuna di Cremona, tale devastante demolizione non fu poi eseguita, nonostante che lo stesso vescovo Bonomelli avesse dichiarato la sua disponibilità ad accettare un così importante sacrificio al palazzo vescovile.