Si riaccendono i riflettori sullo Stradivari Festival: cresce l'attesa per l'esibizione di domenica 28 settembre dell'ensemble dei Berliner Philharmoniker
Riprende in grande stile all’Auditorium Giovanni Arvedi STRADIVARIfestival che per la prima volta si sviluppa lungo tutto il corso dell'anno. Si riparte domenica 28 settembre alle ore 21 con l'Ensemble d'archi dei Berliner Philharmoniker, con Krzysztof Polonek violino solista. In scaletta Holberg Suite di Grieg, Concertino per violino e orchestra d'archi di Weinberg, Sinfonia n. 10 per archi di Mendelssohn, per concludere con la meravigliosa Serenata per archi di Ciaikovskij.
Il concerto è promosso da Museo del Violino e Unomedia con il sostegno di Fondazione Arvedi Buschini e MdV friends. Biglietti in vendita al Museo del Violino o in internet sulla piattaforma Vivaticket.
Nel 2020 alcuni membri della mitica Filarmonica di Berlino si sono riuniti nell'Ensemble d'archi per perseguire la loro passione per la musica da camera. Scopo del gruppo è coltivare il suono degli
archi unico e famoso in tutto il mondo dei Berliner in un ensemble più piccolo. Nei propri concerti, la formazione d'archi combina un'atmosfera densa e intima con un carattere sonoro orchestrale. Il
violino solista, Krzysztof Polonek, è concertmaster dei Berliner Philharmoniker.
Il programma proposto abbraccia pagine di Grieg, Weinberg, Mendelssohn e Čajkovskij.
La Holberg Suite di Edvard Grieg, composta nel 1884, ha il suo fascino espressivo e non si discosta dal sentimentalismo terso e fragrante tipico della personalità artistica del compositore norvegese. Grieg volle disegnare, come un prezioso medaglione, cinque momenti musicali nello stile settecentesco, quasi a rievocare in sintesi il clima storico dell'epoca di Holberg. Considerato il “Molière del Nord”, Holberg non ebbe larga diffusione in Inghilterra, Francia e Italia, mentre le sue opere raccolsero durevoli successi in Germania, Olanda e nei paesi scandinavi.
Di tutt’altra epoca è il Concertino per violino e archi di Mieczysław Weinberg. Considerato uno dei compositori sovietici di maggior successo del secolo scorso insieme a Prokofiev e Shostakovich, scrisse un numero imponente di opere, ma la sua musica non fu eseguita a livello internazionale durante la sua vita, in parte a causa della sua avversione per l’autopromozione e della sua percezione di non commerciabilità (agli occhi sovietici) in quanto ebreo polacco. Le sue composizioni furono però eseguite in Russia da musicisti e direttori di primo piano. Tra i lavori oggi più apprezzati c’è proprio il Concertino per violino e archi, per l’immediatezza e la freschezza dei suoi temi.
Il programma include anche la Sinfonia in si minore per archi di Felix Mendelssohn, parte di un ciclo di dodici sinfonie giovanili composte tra gli undici e i quattordici anni e destinate ai concerti privati che si tenevano ogni sabato nella casa berlinese della famiglia Mendelssohn. La sinfonia si distingue per la chiarezza e la scorrevolezza melodica e per la serenità spirituale, caratteristiche sin da allora della sensibilità inventiva del musicista. La forma è classicheggiante e la scrittura molto curata e precisa nei rapporti sonori. L’Adagio è una pagina meditativa e misuratamente cantabile, mentre l’Allegro mostra una fantasia precocemente spigliata e brillante, con un taglio ritmico deciso e sicuro.
Chiude il concerto la Serenata per archi in do maggiore di Ciaikovskij, composta nel 1880. In quello stesso anno, segnato dalla morte del padre che lo aveva gettato in una profonda prostrazione (aggravata dal suo alcolismo cronico), Ciaikovskij trovò la forza di uscire dal dolore proprio attraverso l’attività creativa. Portò così a termine quattro importanti lavori: il Secondo concerto per pianoforte e orchestra, il Capriccio italiano, l’Ouverture 1812 e la Serenata per archi.
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