Lo straordinario racconto della prima crociera sul Po (1908) fino a Venezia. L'accoglienza a Cremona. Impressioni da bordo del piroscafo "Moschini"
Un documento straordinario pubblicato sulla Rivista XX Secolo del novembre 1908. Si racconta della prima crociera organizzata sul Po, quella che doveva aprire al turisti nuovi percorsi sul fiume e al trasporto sull'acqua. Alla partenza era presente il re. C'erano due piroscafi, il Po e il Moschini, una torpediniera e numerose barche e motoscafi. Straordinaria l'accoglienza a Cremona con migliaia di persone lungo gli argini con bandiere e fazzoletti a cui rispondevano dalla nave con colpi a salve di cannone, tanta gente lungo il viale fino a centro. E l'arrivo a Venezia. Poi il racconto sui mulini incontrati. Ecco il racconto di R.Salvadori
Per l'iniziativa della benemerita e potente associazione che riunisce tutte le giovani energie italiane, Il Touring-Club, si è organizzata questa crociera sul maggior fiume d'Italia che è il primo passo decisivo verso l'attuazione di quella regolare navigazione del Po, che di tanta utilità potrà riuscire al commercio e all'industria dell'Italia settentrionale. Il lieto avvenimento sportivo, riuscito tanto bene è qui descritto e illustrato con gusto d'artista dal nostro Salvadori.
Il Re, solennemente, ha inaugurato il nuovo ponte; i motoscafi, al segno reale, si son messi in rotta, seguiti dalla snella e grigia torpediniera che da poppa sventola il tricolore. Le automobili e la folla hanno già invaso il lungo ponte parato a festa, e i due piroscafi Po e Moschini lanciano il bianco vapore delle rauche sirene fra il variopinto pavese, e chiamano sul ponte gli ultimi gitanti.
La manovra per mettere la prua verso levante richiede un lungo e sapiente lavoro, fatto di decisioni repentine e rapide mosse. La corrente del gran fiume pare non voglia tollerare ostacoli e mal s'adatti alla padronanza e al dominio ferrei invasori. Ma una volta di più la volontà vince la forza.
Il Po già si è messo nella rotta sicura e fila a tutta macchina. Subito il Moschini, di mole assai maggiore, lo segue battendo energicamente le pale delle ruote che lo fiancheggiano, e fra gli evviva tutta Piacenza, dalle rive, dalle imbarcazioni e dai ponti, trasporta il suo festante carico a dare alle due rive attonite dell' indomito fiume, l'evidente dimostrazione del possibile e dell'utile. Il Po è nelle sue condizioni normali, non grosso, non in magra, e il suo letto si svolge come un nastro lucido fra tappeti verdi e lunghe file di tremuli pioppi e salici grigi. E' grande, maestoso, imponente, Si allarga, e sembra un lago tranquillo che rispecchi il cielo; si restringe, s'oscura e par voglia sfuggire alle strettoie che lo vincolano, per adagiarsi un po' più avanti a giocarellare e contornare, sdoppiandosi, banchi di sabbia e boschetti verdi.
Il Genio Civile, pochi giorni addietro, ha scandagliato tutto il suo fondo, e ne ha tracciato il vero letto, la spina dorsale, e in quella, e canotti e torpediniera e battelli s'attengono rigorosamente.
E non è facile mantenervisi, poichè il fondo rare volte è nel mezzo del corso d'acqua, perchè la corrente alle curve scava a piè della riva che l'ostacola, e viene da questo respinta alla riva opposta della curva seguente, di modo che al finire della prima corre al principio dell'altra, descrivendo così un nastro ancor più mosso del nastro del fiume.
Fino ad Ostiglia è necessariamente controllare attentamente con lo scandaglio per non arenare, e gli scandagliatori da prua annunziano costantemente le profondità che a volte hanno un minimo di un metro e cinquanta.
Il Moschini pesca un metro. La torpediniera un metro e quaranta.
A destra ed a sinistra, sugli argini, i contadini in colorite file agitano i cappelli e salutano; alle borgate la gente a gruppi applaude e ai paesi la folla s'ammassa attorno alle bandiere infitte sulla riva, ed entusiasta sventola fazzoletti, ombrellini, bandiere, e fonde le grida di augurio e di saluto con le allegre note della marcia reale, che la banda a tutto fiato spande intorno, dall'argine o dalla testa di un ponte.
Il Moschini risponde a colpi di cannone allegramente.
Poco dopo Castelnuovo, sulla sinistra, l'Adda dona dolcemente le sue acque al Po, che da gran signore accoglie il tributo.
Gli idrometri, sentinelle frequenti, poste a scrutare gli umori del fiume dal terrore dei paesi, e dalle terre che conoscono le sue collere, segnano sugli argini striscette bianche.
Galeggianti, ormeggiati, i caratteristici mulini a due, a tre, a gruppi, dànno una nota originale ed interrompono l'uniformità della linea. Strane forne che danno un sapore esotico, e ci trasportano ai ri ordi e alle visioni del nord. Sono costruzioni tozze, gravanti su barche, grevi, piane e rigide, con la prua alla corrente rialzata e verticale. Sulle pareti scure, in bianco spiccano disegni geometrici primitivi e un tetto di cannicci, tondeggianti come una schiena di pachiderma, li ricopre; a fianco la ruota lenta obbedisce alla pressione della corrente. Fragili cose e timorose, tanto che sulla fronte il mugnaio vi ha scritto: "Dio ti salvi. Sono con Dio! ci salvi la Madonna". Al passar del Moschini si agitano sull'onda mossa, e dalle piccole finestre e dalle barche, i mugnai si affacciano a darci, con gesti larghi e lunghe voci, il saluto inaugurale.
In vista del ponte in ferro di Cremona, il piroscafo abbassa l'albero e la ciminiera, troppo alti per passarvi sotto. Mentre passiamo romba sul ponte, traforato a scacchi, un treno in corsa. Cremona ha addobbato la sponda, alla qualce sbarchiamo, con palchi e bandiere - ha invaso il ponte, ha ricoperto l'argine. E' tutta una gran festa di colori e di suoni, di voci e di gesti. Tutto il viale dal fiume alla città ne è pieno. E' tutta Cremona che applaude, conscia della gran cosa che si vuole iniziare.
É l'alba quando ritorniamo, un po' assonnati al Moschini. Sulla riva ancora qualche mattiniero entusiasta ci dà il buon viaggio. I canotti sono già partiti; la torpediniera li segue. Ci precede il Po e nella scia delle sue elici il Moschini muove le sue pale, e riprendiamo cosi la navigazione ancora con gente sulle sponde, con borgate e paesi che ci salutano, con spari, con suoni, con grida e con sventolamento di bandiere, e con ancora mulini natanti stranamente fregiati, e ancora mugnai infarinati che gravemente salutano.
Contro corrente, a rimorchio di una barca a quattro remi, passa vicino a noi il tipo classico del barcone di Po. I suoi bordi sono a pelo d'acqua e il suo moto lento. Un cavalluccio a bordo punta le orecchie e guarda attonito la masa del Moschini, e certo non vede in quella novità rumorosa e colorita chi lo dispenserà dell'opera sua.
Un'altra coppia di ponti; uno in ferro e uno di barche: Casalmaggiore. Il ponte di barche è tagliato e noi passiamo, agitando al vento i fazzoletti. Le testate del ponte sono gremite di persone che si pigiano per poterci veder più da vicino. Lassù sull'argine, folla, palchi, bandiere e musiche. Il Moschini trionfalmente passa.
Eccoci ai ponti dello storico Borgoforte, dalle grandi e gloriose memorie. Nel nostro saluto festante del momento v'è un saluto grande e severo al Borgoforte di cinquant'anni fa.
Il Mincio alla Sacchetta, da un piccolo corso, ci porta le acque azzurre del Garda.
Più avanti, a destra, la Secchia si fonde nella corrente.
Un volo di anitre migranti con la tipica formazione a triangolo, attraversa in alto il fiume.
Ostiglia e Revere ricolmano le due parti del ponte aperto al nostro passaggio e gli argini son coperti. Da bordo noi rispondiamo agli evviva, col megafono e col cannone.
E la rotta continua festeggiata avanti a Melara, a Carbonarola, a Viadana, a Sermide, a Massa Superiore, a Ficarolo, a Occhiobello, a S. M. Maddalena. Verso il tramonto andiamo ad ormeggiarci a Pontelagoscuro, fra una folla enorme venuta da tutto intorno, fra palchi imbandierati, fra musiche ed evviva. Le autorità ci ricevono solennemente.
E' sera e andiamo a pernottare a Ferrara. Nel massiccio Castello Estense, illuminato a festa, si parla del Po, della navigazione e si...brinda!
È buio ancora quando ritorniamo a bordo a Pontelagoscuro.
Da qui il Po ha meno secche e per buon tratto mantiene un corso più rettilineo. Alle sponde, piccoli porti con grandi barche. Nel fiume, trainato dal Milano, che fa già servizio regolare, passa un convoglio di barche ricolme. Un esteso odor di barbabietola ne segna i carichi e l'industria dei luoghi; e i fumaioli, e gli scali, e le ferrovie aeree, ne definiscono l'importanza e lo sviluppo commerciale.
Il megafono ci indica ancora Crispino e Villanova Marchesana. Sull'argine passa in lunga fila un reggimento di cavalleria e stacca il profilo sul cielo. L'ufficiale, alla testa, agita in alto una sciarpa e noi salutiamo a grandi voci.
Fra poco lasceremo il Moschini e il fiume. Infatti al 378.0 chilometro raggiungiamo Cavanella-Po.
Qui a sinistra, nella prima conca che mette nel Canal di Loreo, entrano i motoscafi e la torpediniera. Il Moschini è troppo voluminoso per le conche. Da qui per un buon tratto si naviga nelle pittoresco e fortunoso Adige, si entra poi nei canali, le cui rive verdi ospitano picccole case e quiete vite. Si passa indi sul Brenta e usciti dalla quarta conca per il Canal bianco, in flottiglia raggiungiamo Chioggia.
Colazione, ricevimento, champagne e... altri discorsi.
C'imbarchiamo sul nostro battello gunare che salpa per Venezia.
Piene di sole, triangoli d'oro e di fiamme, le vele dei bragozzi si specchiano nell'acqua lucida del mare in calma, che all'infinito si fonde in un'unica tinta un po' nebbiosa del cielo, il quale, salendo sopra a noi, fa una volta di cobalto intenso.
Entriamo nel bacino di San Marco che dietro alla Salute e alla Giudecca, il tramonto infiamma il cielo.
R.Salvadori
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