20 agosto 2025

Si sono conclusi oggi i lavori di restauro e messa in sicurezza degli archi di Palazzo Comunale ma le centine metalliche fanno già discutere

Si concludono oggi i lavori di restauro degli archi della facciata del Palazzo Comunale di Cremona, opera che risale alla metà del XIX secolo e che porta la firma dell’architetto Luigi Voghera. Figura di spicco del neoclassicismo lombardo, Voghera fu incaricato di reinterpretare e rafforzare la struttura originaria dell’edificio, contribuendo in maniera decisiva alla definizione dell’attuale assetto della piazza del Comune, cuore pulsante della città.

Come noto, l'intervento ottocentesco non fu privo di trasformazioni radicali: gli archi in questione, infatti, non esistevano nell'impianto medievale originario del palazzo – risalente al XIII secolo – ma furono introdotti proprio da Voghera con l’intento di rendere più ariosa e scenografica la facciata, creando un collegamento armonico tra le funzioni civiche e lo spazio urbano circostante.

Il restauro appena concluso, promosso per garantire la stabilità delle volte e prevenire rischi strutturali, si presenta quindi come un intervento tanto necessario quanto discusso. Il progetto, approvato dalla Soprintendenza, ha previsto l’inserimento di centine metalliche lasciate volutamente a vista: elementi scuri e lucidi che sorreggono i quattro archi e che, nel complesso, impongono un colpo d’occhio piuttosto marcato.

Sorge spontanea la domanda: era possibile immaginare un'operazione meno invasiva dal punto di vista visivo? Le reazioni degli addetti ai lavori non si sono fatte attendere: alcuni storici dell’arte e restauratori hanno espresso perplessità, parlando di un risultato fin troppo esplicito. Un commento emblematico riassume bene lo spirito critico: "È come se un chirurgo lasciasse una ferita aperta per mostrare l'intervento: le rotture sono eccessivamente visibili e significative".

L’intervento, pur lodevole nelle intenzioni e rispettoso delle tempistiche previste, lascia dunque aperta una riflessione più ampia sul modo in cui si restaurano i simboli della città. Non è la prima volta che Cremona vive questo tipo di tensione: basti pensare alle accese discussioni seguite al rinnovo del presbiterio del Duomo, qualche anno fa.

Nel caso degli archi del Palazzo Comunale, si è cercato un equilibrio tra tutela e sicurezza, ma il risultato finale ha inevitabilmente modificato la percezione estetica dell’opera vogheriana. Fortunatamente, contestualmente al consolidamento strutturale, sono stati ripresi alcuni affreschi, anche se molti altri richiederanno interventi futuri di manutenzione e valorizzazione.

Cosa ne penserebbe oggi l’architetto Voghera, di questo restyling così audace? Probabilmente avrebbe qualcosa da ridire, anche osservando lo stato in cui versa il monumento che lo celebra al cimitero cittadino.

Come spesso accade, il tempo sarà arbitro: forse, con il passare dei mesi, anche queste centine "punk-rock" entreranno a far parte dell’immaginario urbano, e gli abituali frequentatori della piazza le accetteranno come parte integrante del nostro patrimonio vivo, in continua trasformazione.

Filippo Generali


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti