29 agosto 2022

Teleriscaldamento e bollette alle stelle, la protesta. Da modello green degli edifici a trappola da cui non si riesce ad uscire. Il caso Castegnato

Scoppia la polemica per la stangata sul teleriscaldamento. Le bollette sono triplicate e nelle città di Lombardia allacciate scoppia la protesta. Allacciarsi alla rete del teleriscaldamento sembrava fosse il top dell'ecologia. Maggior risparmio energetico anche grazie alla possibilità di ricavare calore da fonti alternative a quelle fossili.  Ma oggi, guardando le bollette che arrivano nelle case, in tanti si domandano: ne valeva la pena?  A gennaio, per far fronte alla prima impennata delle bollette del teleriscaldamento. A farsi interprete del malumore è Beppe Bettenzoli, per UNIONE POPOLARE che vuole denunciare gli aumenti stratosferici delle bollette del teleriscaldamento, prodotto dai termoutilizzatori dei rifiuti (leggasi inceneritori).

"Il teleriscaldamento, ossia la distribuzione di acqua calda o vapore, prodotta dalla combustione dei rifiuti, avrebbe dovuto essere un bene per l'ambiente e anche per le tasche degli utenti, che invece si ritrovano con costi superiori a quelli del riscaldamento a gas. - dice il documento di Unione Popolare - Nella nostra provincia abbiamo l'impianto di Cremona, che era di LGH e ora appartiene al gruppo A2A (società controllata da Milano e Brescia); a Brescia le proteste di Legambiente contro gli aumenti vertiginosi, hanno costretto i sindaci di Brescia, Milano e Torino (dove opera IREN) abbiano richiesto al governo di intervenire per regolamentare i prezzi, che ora sono fissati dai gestori. Peccato che queste multiutility siano tutte di proprietà dei comuni, che solo ora si accorgono degli extraprofitti delle stesse a scapito degli utenti.

Il sindaco di Cremona, al momento, risulta silenzioso, forse perchè si è reso conto di quale sia stato l'affare grandioso per tutti i cremonesi la svendita di LGH a A2A. Pertanto chi ha scelto il teleriscaldamento si ritrova cornuto e mazziato, il presunto risparmio, per l'utilizzo dei rifiuti, si è trasformato in una tagliola per gli utenti, che non possono neppure cambiare gestore, perchè A2A è l'unico gestore delle reti in provincia di Cremona, come di Brescia e Milano ed è quasi impossibile staccarsi. Unione Popolare è per tassare del 90 % gli extraprofitti delle aziende energetiche, come ENI ,ENEL e A2A, è per porre il problema della nazionalizzazione dell'energia elettrica, di uno stato che si riprende in mano la gestione dell'ENI, ex azienda di stato fondata da Enrico Mattei e venduta ai mercati a partire dalla campagna di privatizzazioni del 1992, da allora l'interesse dell'ENI è solo quello di produrre utili per gli azionisti. Si deve realizzare un piano di investimenti straordinari nelle energie rinnovabili, con impianti fotovoltaici e eolici, riportare tutto il settore energetico sotto il controllo pubblico, altrimenti non ci salveremo con bonus e vari interventi palliativi e le previsioni di spesa per le famiglie subiranno ulteriori aumenti, che inevitabilmente porteranno a proteste, autoriduzioni delle bollette, lotte, nelle aziende e nelle piazze".

Ricordiamo che a gennaio "Servizi e Linea Green comunicarono di aver deciso di bloccare i prezzi del teleriscaldamento mantenendoli “congelati” fino al 30 settembre 2022. Ai clienti allacciati alle reti del teleriscaldamento di tutti i territori in cui A2A Calore e Servizi e Linea Green operano - le province di Cremona, Brescia, Bergamo, Milano e Lodi – saranno mantenuti invariati i prezzi, indicizzati al 1° gennaio 2022, evitando così rincari che nelle prossime settimane sono previsti in crescita fino al 50% rispetto alla situazione attuale"

Ricordiamo che il sistema di teleriscaldamento di Cremona è stato uno dei primi impianti per la produzione e la distribuzione di calore. Partiti i primi lavori negli anni ’80, la rete ha già raggiunto oggi una lunghezza complessiva di 59 km di doppio tubo, e serve più di 600 edifici fra pubblici e privati (che corrispondono a più di 57.620 abitanti equivalenti).

Ma la protesta forte è partita da Castegnato (Brescia). La racconta il giornale "Il fatto quotidiano".  "Le bollette dei teleriscaldati sono lievitate in tutta Italia, con tanto di proteste, comitati ed esposti soprattutto nelle regioni dove il servizio è più esteso, Lombardia e Piemonte in testa. Aumenti che non hanno risparmiato nemmeno i comuni dove la maggior parte del calore che alimenta la rete proviene da fonti alternative e solo in minima parte dall’impiego di gas naturale. A Brescia, dove il 70 per cento del calore viene dai rifiuti immessi nel termoutilizzatore, il gestore A2A ha accordato il blocco del prezzo fino alla fine dell’anno. Poi chissà, perché in Italia una regolamentazione nazionale delle tariffe del teleriscaldamento non esiste e sono i singoli gestori a determinare il prezzo".

Il giornale racconta poi che Quando a gennaio è stato bloccato, il costo del kilowattora (KWh) per il teleriscaldamento bresciano aveva già superato 0,13 euro, più alto di quello del gas impiegato da una caldaia a condensazione, la cui media nazionale è leggermente inferiore. Insomma la scelta del teleriscaldamento sarebbe la più sostenibile per l'ambiente ma non per le tasche dei cittadini. E racconta il caso di Castegnato dove il Kwh ha raggiunto 0,26 euro : “E’ la cifra più alta d’Italia, dove la media è di 0,18 euro a KWh, ci hanno detto quelli di Legambiente”, riferisce Lorena Agosti, che ha raccolto centinaia di firme di protesta  a "Il fatto quotidiano". E pone un altro problema: l'impossibilità di staccarsi per l'utente dalla rete di teleriscaldamento in quanto le case non sono raggiunte dalla rete gas. Si potrebbe sostituire tutto con un impianto fotovoltaico e una pompa di calore cambiando il sistema idraulico e quello elettrico ma con costi altissimi. E secondo il Comitato di Castegnato gli immobili perderebbero valore. "“Chi comprerebbe questa casa con simili bollette e senza alternative?” si chiede il Fatto quotidiano. 


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