Trent'anni fa l'ingresso di mons. Giulio Nicolini al soglio episcopale di Cremona. Già vescovo di Alba, il successore di mons. Assi fece l'ingresso in una piovosa Domenica delle Palme
Oggi, esattamente trent'anni fa, l'ingresso in Cattedrale di mons. Giulio Nicolini. L'amato presule era originario della provincia di Brescia, in una frazione di Concesio. Ordinato sacerdote a Vicenza per la Confederazione dell'oratorio di San Filippo Neri, iniziò il proprio ministero a Lugano dove ricoprì il suolo di cappellano per i migranti. Nel 1972 il Papa Paolo VI lo nominò officiale del Pontificio consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti e officiale presso la Congregazione per i vescovi, dal 1979 al 1984. Il 30 novembre 1977 papa Paolo VI gli conferì il titolo onorifico di "cappellano di Sua Santità", minore dei cosiddetti tre gradi di "monsignore", insieme a "prelato d'onore di Sua Santità" e "protonotario apostolico". Nel 1984 fu nominato vicedirettore della Sala stampa della Santa Sede, sotto la direzione di Joaquín Navarro-Valls, ricoprendo l'incarico fino alla nomina episcopale avvenuta per desiderio di Papa Giovanni Paolo II il 16 Luglio del 1987 ricevendo poi la consacrazione episcopale dallo stesso pontefice nella Basilica di San Pietro in Vaticano. Dopo la morte del compianto mons. Enrico Assi, avvenuta il 10 settembre del 1992, mons. Nicolini ricevette la nomina a nuovo Vescovo di Cremona il 16 febbraio 1993, prendendo poi possesso della Diocesi appunto il 4 aprile dello stesso anno. Dopo soli 8 anni di episcopato, morì improvvisamente alla soglia dei 75 anni il 19 giugno del 1993. Oggi riposa nella cripta della Cattedrale di Cremona dove, dopo le esequie presiedute dal Cardinale Carlo Maria Martini, venne sepolto. La città ha di lui un ricordo indelebile. Dall’attenzione della storia locale con l’anno di S. Omobono e i restauri della Cattedrale all’animazione del grande Giubileo del 2000, fino alla nascita della Casa della Comunicazione, ancora oggi sede del settore comunicazione diocesano, con i suoi studi di produzione televisiva, e della Casa della Speranza, luogo di ospitalità e cura per malati di AIDS. La conclusione del Sinodo diocesano, sancito da un importante pellegrinaggio alla Sede di Pietro, fu uno dei traguardi più importanti del suo episcopato. Sul giornale diocesano l'altrettanto compianto Mons. Vincenzo Rini, direttore di Vita Cattolica, ricordava gli anni retti da Giulio Nicolini come "caratterizzati dal dialogo con tutte le realtà sia ecclesiali che sociali, civili e politiche. Uomo del dialogo ha cercato sempre l’incontro con tutti, senza mai forzare le situazioni."
foto Giuseppe Muchetti
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commenti
michele de crecchio
4 aprile 2023 19:51
Per puro caso, ero presente a quello che fu, credo pochi giorni prima dell' ingresso ufficiale sotto la pioggia, come da voi ben ricordato, del nuovo vescovo Nicolini, il suo primo sopralluogo, del tutto informale, al palazzo vescovile al quale era destinato. Passavo per la piazza antistante, quando notai una modesta automobile impegnata a parcheggiarvi e, al suo interno, riconobbi il tipico viso rotondo e con occhiali del nuovo Vescovo, viso già ben anticipato nei giorni precedenti dalle foto comparse sulla stampa cittadina. Sceso dall'auto, Nicolini si guardò intorno, probabilmente colpito dalla singolare magnificenza degli edifici che lo circondavano e fu subito attorniato da un gruppetto di preti che, evidentemente preavvisati,
lo attendevano nell'androne del palazzo vescovile. La semplicità di quella comparsa informale mi colpì, perché ricordavo bene, avendovi assistito da bambino, l'ingresso pomposo, tra due ali di folla plaudente, di uno dei suoi predecessori, il vescovo Bolognini. Evidentemente il Concilio Vaticano II aveva, nel frattempo, modificato qualcosa, anche nello stile degli uomini di chiesa.
Raggiunto il Comune, segnalai la novità ai colleghi di Giunta e, in particolare, il Sindaco Garini mi chiese incuriosito che impressione mi avesse fatto il nuovo Vescovo. Risposi semplicemente che mi era parso un buon parroco di campagna (fisicamente mi aveva infatti ricordato un mio simpatico parente, da tempo bonario parroco di un non lontano paesello piacentino!).