Trent'anni fa terminavano i grandi restauri della Crocifissione della Cattedrale che hanno ridato luminosità e colore al capolavoro
Il 25 marzo di trent'anni fa (1991) si svelava ai cremonesi, dopo oltre due anni di restauri, la grande Crocifissione della controfacciata della Cattedale. Una serata con l'esibizione del coro Polifonico diretto da don Dante Caifa e del gruppo strumentale “Marco Antonio Ingegneri” disposti sotto il grande affresco del Pordenone e con il pubblico numerosissimo con le spalle all'altare maggiore per potersi godere la straordinaria opera d'arte ritrovata. E' stato il vescovo Assi a raccontare l'emozione della serata e monsignor Franco Voltini ha narrato la storia e la bellezza dei capolavori finalmente riscoperti della Controfacciata del Duomo, non solo la Crocifissione del Pordenone ma anche le altre opere (ancora del Pordenone e di Bernardino Gatti) e gli affreschi posti sopra gli ultimi archi (ancora del Pordenone a destra e di Boccaccio Boccaccino a sinistra).
Due anni di lavori per gli imponenti restauri operati dall'Opificio delle Pietre Dure di Firenze sotto la direzione del dottor Cicinelli e con la condirezione del Soprintendente Rodella. I restauratori hanno lavorato alla ripulitura e alla sistemazione dell'affresco nelle parti più ammalorate dal tempo, dall'umido e dagli agenti esterni come la fuliggine, il fumo dell'incenso e delle candele che si sono depositati sulla pittura. Non era la prima volta che si metteva mano alla grande Crocifissione che il Pordenone realizzò a tempo di primato (41 giorni per oltre 100 metri quadrati di parete) nel 1520, alcuni restauri avevano lasciato diversi guasti ben superiori al lavorìo dell'umidità (ad esempio quelli del Borroni nel XVII secolo).
Questa volta però il restauro ha restituito quella forza che il Pordenone aveva voluto nel dramma del Calvario che per lui era tutta luce e tutto movimento. Il buio della chiesa e l'opacità dell'affresco dovuta alla polvere e al fumo rendevano impossibile capire la forza e la bellezza del grandioso affresco, esaltato poi negli ultimi tre anni dalla bella illuminazione della controfacciata voluta da monsignor Alberto Franzini e realizzata grazie alla Banca di Piacenza. Così la Crocifissione è adesso un colpo d'occhio unico per chi entra in Cattedrale. “Il teatrale lavoro della Crocifissione del Pordenone nella Cattedrale di Cremona, è nella pittura antica quanto di più simile a Guernica di Picasso” fu il clamoroso paragone avanzato a Pasqua dello scorso anno da tre splendide pagine de “il Giornale” con il titolo “L'Antivirus della Bellezza. Viaggio tra i capolavori dell'arte nelle terre ferite d'Italia” a cura di Andrea Dusio e con un intervento di Vittorio Sgarbi. E ancora Claudio Strinati, nel suo libro “Il giardino dell'arte” ipotizza che uno dei personaggi centrali della Crocifissione, quello proprio sotto il Cristo con lo spadone in mano potrebbe essere nientemeno che Martin Lutero. E' provato infatti che una vasta area di artisti friulani (come il Pordenone) fosse rimasta affascinata dalle tesi di Wittenberg.
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