Un Don Giovanni così non si vedeva da anni. Ponchielli sold out, applausi scroscianti per cantanti, regia e direttore
Finalmente! Finalmente un po’ di settecento in un’opera settecentesca. Non è scontato. Le nuove frontiere della regia portano talvolta ad esperimenti interessanti ma eccessivamente estremi. L’astrattismo, l’innovazione per sottrazione, le metafore scenografiche hanno portato ormai a vedere sul palco operazioni che tutto fanno tranne che raccontare (sia chiaro, non sempre per fortuna) e seguire la composizione è divenuto appannaggio solo di chi ha “studiato” a menadito le note di regia. Nel Don Giovanni di OperaLombardia questo non accade ed anzi, le oltre tre ore di rappresentazione passano fin troppo velocemente. I costumi in stile ‘700 di Sergio Tramonti sono un bel vedere di questi tempi e la scena sempre da lui firmata consiste in una grande tribuna sulla quale si ambientano tutte le vicende del Dissoluto Punito. La regia porta sul palco del Teatro Ponchielli di Cremona una tanto nitida quanto inusuale versione di Don Giovanni, che emerge in tutta la sua negatività. Il personaggio mostra il peggio di sè in tutta l’opera, scevro delle solite piacionerie registiche che normalmente portano un poco ad amarlo ed a “perdonargli” alcuni misfatti in virtù della sua simpatia. Invece Raffaele di Florio (che riprende la Regia di Mario Martone del 2002) intavola una narrazione dalle sfaccettature scure, dove i vizi del protagonista non vengono mai condonati ed emergono in tutta la loro immoralità. Non dimentichiamo che il protagonista è un donnaiolo ed un assassino, nonostante i siparietti che Da Ponte ha genialmente scritto per lui e Leporello. Di effetto i praticabili attorno all’orchestra che hanno permesso al cast vocale di compiere continue incursioni in platea molto apprezzate dal pubblico. Complice della buona riuscita anche un cast di assoluto livello, a cominciare dal ruolo eponimo, interpretato dal bravo Guido Dazzini. Dazzini trova in una morbida vocalità il modo di rendere tutta la nobile insolenza del proprio personaggio. Molto bene il Leporello di Adolfo Corrado, dalla potente voce brunita che in alcune occasioni gli concede di rubare la scena a Don Giovanni, in grado di proporre con maturità (pur essendo anch’esso come Dazzini al debutto) un ruolo tanto orecchiabile quanto ostico. Un buon gusto interpretativo, una grandissima capacità scenica ed una solida tecnica hanno sigillato una prestazione davvero magistrale. Divertenti, peraltro, le coreografie di Anna Redi, in particolare durante l’”aria del catalogo”. Bene anche il Don Ottavio di Didier Pieri, squillante ma senza scomporsi, anzi talvolta fin troppo trattenuto. Donna Anna di grande precisione ed agilità nelle colorature quella proposta da Elisa Verzier che convince anche nella recitazione, come convince anche Marianna Mappa, una Donna Elvira dal suono tondo e ricco di armonici, pur lasciando qualche nota graffiata nel registro acuto. Bene anche il Masetto di Francesco Samuele Venuti e la Zerlina di Gesua Gallifoco, entrambi sicuramente meritano di debuttare ruoli protagonisti. Suono nitido ma forse un po' troppo chiaro quello messo in scena da Pietro Toscano, il suo Commendatore convince nell’efficace presenza scenica, ma nel registro grave sparisce un poco sotto all'orchestra. Buona la prova del coro di OperaLombardia preparato da Diego Maccagnola che, seppur perdendo qualche piccolo marginale tactus nel primo atto, ha nel complesso trovato il giusto equilibrio tra colore e articolazione. Vivace e brillante la bacchetta di Riccardo Bisatti che realizza, con l’Orchestra I Pomeriggi Musicali, un Don Giovanni giovanile, con tempi spiccati ma non affrettati, ed il giusto rapporto tra intensità e frivolezza. La compagine strumentale ha proposto una lettura moderna di grande pulizia e limpidezza, efficace e precisa anche nei tempi serrati e nella distinzione dei piani sonori. Uno spettacolo che colleziona tanti meritati “trenta”, alcuni con lode, e che nella sala gremita del Ponchielli ha conquistato lunghi intensi meritati applausi. Domenica si replica.
fotoservizio di Gianpaolo Guarneri/Studio B12
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commenti
Dirce
22 ottobre 2022 05:28
Don Giovanni non era giovane!