Una vergogna quella scaletta fatiscente tra via Cadore e via Belvedere e tra centro e via Giordano: erbacce, lastre che si muovono, intonaco che cade. Le proteste dei residenti

"La scaletta? Una vergogna". Così si esprimono alcuni residenti che ci hanno sollecitato ad interessarci della situazione segnalando lo stato in cui versa questo vecchio passaggio pedonale. E' davvero disastrata la scaletta a doppia salita che collega via Cadore con via Belvedere e quindi via Giordano, un transito per chi cammina tra centro e prima periferia. Erbacce, gradini che si muovono, sporcizia, lastre che si staccano, intonaco che cade. Le fotografie del nostro Gianpaolo Guarneri sono davvero eloquenti. Com'è possibile lasciare la scaletta in questa situazione? E' il passaggio per poter raggiungere a piedi il centro città da via Giordano. "Abbiamo la sensazione di essere abbandonati da questa amministrazione - si lamentano alcuni residenti - Via Cadore è sporca, piena di buche e di erbacce sui marciapiedi, via Giordano è trafficata e da anni aspettiamo un progetto per la sua riqualificazione. La scaletta era il modo tranquillo per salire verso il centro. Adesso è quasi impraticabile". 

Eppure per tanti anni la scaletta per chi è nato nel quartiere di San Pietro, è sempre stata un punto di riferimento. Magari risalendola dall'oratorio "Pei nostri fanciulli" e far ritorno a casa dopo un pomeriggio passato sui campetti dell'oratorio, oppure come punto di ritrovo per andare a scuola in via Palestro oppure la sera per trovarsi con gli amici per raggiungere il centro per le "vasche" in Galleria. 

La scaletta permette di salire il dislivello tra via Giordano e via Cadore, cioè tra le mura della città antica e dove scorreva un tempo il fiume. Infatti lungo via Cadore, su via Belvedere un tempo c'erano i bastioni delle vecchie mura, il tratto detto di "San Salvatore"  dal nome di quella chiesa che dipendeva direttamente dalla Santa Sede con un monastero di monache e una torre, probabilmente di avvistamento sul Po che scorreva sotto. 

foto Gianpaolo Guarneri/Studio B12