21 novembre 2023

Con la chiusura di una edicola o di una libreria viene meno la capacità di confrontarsi con gli altri

Con il passare del tempo imparavi a riconoscerli o, molto più semplicemente, ti rendevi conto di come condividere o meno le scelte che facevano. Erano un gruppetto di persone tanto affiatato da arrivare spesso quasi contemporaneamente, oppure potevi notare che a volte si presentavano alla spicciolata, soprattutto in caso di maltempo. Si sedevano davanti ai tavoli in fondo alla ampia sala lettura e cominciavano a sfogliare i quotidiani che la Biblioteca Statale metteva, ogni giorno con metodica precisione e ripiegati nello stesso modo, a disposizione su quegli stessi tavoli, come una sorta di fondamentale tributo alla libertà di informare e rendere informati. Avevano tecniche e tattiche differenti, i più preparati si presentavano con un piccolo block notes e biro per prendere appunti dagli articoli dalle varie testate, altri erano voraci nella lettura di intere parti dei quotidiani, alcuni spendevano il loro tempo sfogliando più pagine possibili forse affidandosi ad una memoria fotografica eccezionale con la quale poi analizzare le varie informazioni.

Era un piccolo mondo legato alla lettura e alla stampa periodica, un piccolo mondo che rispettava le regole dell'ambiente in cui viveva, come il silenzio assoluto che doveva sempre regnare nella sala lettura della Biblioteca, o come il fatto di confrontarsi su ciò che si era letto al di fuori di quel edificio, magari coinvolgendo nella discussione altre persone, magari comprando la copia di un quotidiano per valorizzare una tesi personale. Era un gruppo di persone che stava affrontando una competizione sempre più difficile con il passare degli anni; in un paese come l'Italia dove le statistiche in materia di lettura, di giornali e di libri, è tra le peggiori al mondo loro rappresentavano l'eccezione nei confronti di una tendenza oggi totalmente scontata e ignorata. La chiusura di una edicola o di una libreria non è solo la perdita di una attività commerciale, cosa già grave e legata non solo al sistema commerciale di ogni città, ma è una parte di quel gruppo che va a perdersi, sfaldandosi tra nuove tecnologie e nuovi metodi strumenti di informazione più “democratici”, secondo il ritornello che da qualche anno ci viene ripetuto come la tabellina del sette alle elementari.

Talmente democratici che la censura di notizie sulle pagine online sta diventando una forma di nuova attività professionale che si farà forza di leggi ad hoc per la “gestione delle informazioni”. Qui non si parla solo dei commenti di coloro i quali, carichi di livore, amano – o sono pagati – per insultare o distruggere la reputazione di una persona o di una attività, ma di vedere filtrate secondo legge le informazioni. Riflettendoci un attimo si può capire come, in base alle esigenze politiche o di qualche gruppo editoriale dell'online, i flussi di notizie avranno le maglie più o meno strette. Niente di nuovo, insomma, da sempre è così ma oggi sembra ben più stringente come concetto. Sarà, ma sembra proprio che poco si possa fare davanti alle nuove metodologie di informazione che avanzano; fagocitano il mondo delle informazioni e le restituiscono in quel formato preconfezionato, breve e non analitico, che è necessario per chi può dedicare solo pochi istanti alla lettura in generale. Sembra quasi che si voglia creare un problema per poi poter offrire la soluzione senza risolvere il problema stesso. Non costano nulla, almeno in termini di denaro ma in qualche modo dovranno pur guadagnare, e sono sempre ben disponibili a trasformare la quotidianità in una sorta di martellante motivetto che offre l'immensa, e sovrastimata, possibilità di interagire con l'informazione, Si stanno creando milioni di abilissimi commentatori e pochissimi che si prendano la briga di scrivere, nel frattempo si legge sempre meno e ci si affida sempre a strumenti sempre più avanzati ma sempre meno legati alla comprensione singolo. La velocità con la quale queste trasformazioni diventano necessarie è ciò che dovrebbe far riflettere, così come la velocità con la quale si chiudono attività decennali legate al mondo dell'informazione o della lettura.

Il piacere di una lettera scritta a mano, sia da scrivere che da ricevere, è relegato agli angoli più tetri della memoria, oggi si usano i computer e le email – tra poco spariranno anche quelle - ma non sono la stessa cosa, con carta e penna la libertà di scrittura non conosce limite perché fa passare il calore di una emozione; una tastiera, volente o nolente, comprime questa possibilità. L'assunto leggere tra le righe” è retaggio del passato anche a livello emotivo o nei rapporti personali, abitava nella testa di tutti noi ai quali, fin da bambini, veniva spiegato che Collodi o Gianni Rodari non erano solo studio, ma soprattutto comprensione, la stessa comprensione che quel gruppo di persone portava con sé ogni giorno quando entravano in Biblioteca.

La chiusura di una edicola o di una libreria è una perdita per tutti, a prescindere dal fatto di frequentarle o meno, perché toglie quella splendida possibilità di cercare o proporre risposte con le quali confrontarsi con gli altri.

 

Marco Bragazzi


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