Quella lunga estate del 1983 a sudare con i compiti di tedesco, oggi l'app sul telefonino li fa tutti in pochi minuti. Progresso o alienazione?
L'estate del 1983 per me fu quasi un dramma, un dramma diventato poi una soluzione. Passai circa tre settimane a casa dei nonni in uno di quei piccoli abitati dispersi tra gli Appennini che, ai tempi, erano destinati a sparire ma che oggi sono in fila per venir riscoperti. Ogni estate passavo un periodo tra quelle ampie vallate isolate e intervallate da vaste pietraie; là avevo amici, divertimenti e tutta quella serie di cose da fare, più o meno intelligenti, tipiche di un adolescente.
Nel 1983 avevo finito la prima media dove, come lingua straniera, avevo scelto tedesco e, a fianco dei miei nonni, vi era la casa dei miei zii abitata in quelle settimane da mia cugina. Lei, in quella estate, era impegnata con gli esami della facoltà di lingue, io a sviluppare pessime idee da mettere in pratica con la collaborazione dei miei amici. Mia cugina mi adorava, ero il suo cugino prediletto – e non ero l'unico cugino – per cui i miei genitori le chiesero, e lei fu ben felice della proposta, di darmi ripetizioni di tedesco, lingua con la quale lei aveva una solida affinità e una preparazione eccellente. Dovetti accettare forzatamente, digrignando i denti, quella sorta di diabolica congiura ordita dai miei parenti ma ero convinto del fatto che, forte dell'affetto che la mia dolcissima e tenerissima cugina provava nei miei confronti, tempo un paio di giorni e sarei riuscito, facendo leva sulla sua compassione e grazie ai miei occhi dolcissimi, ad evitare il dramma esistenziale di dover lavorare sul tedesco per potermi dedicare ad altro. In realtà venni murato vivo, altro che occhi dolci e tenerezza parentale, avevo commesso un errore madornale, avevo sottovalutato la questione sotto tutti i punti di vista. Senza possibilità d'appello da quel momento avrei passato ogni mattina insieme a mia cugina immerso nella lingua tedesca, in una sorta di percorso di guerra con un istruttore tra i più determinati che si potessero immaginare, fu però un percorso di guerra illuminante come pochi che mi permise di affrontare con relativa tranquillità la materia l'anno successivo, fatto per il quale non l'ho mai ringraziata abbastanza.
Estate 2025, il gruppo di ragazzini seduti ad un tavolo di una società canottieri, ognuno con lo sguardo ben incollato su un cellulare, discute dei compiti estivi con una tranquillità disarmante, disarmante perché il programma di studio estivo è semplice e diretto, con le varie applicazioni disponibili su un telefonino i compiti diventano un qualcosa di relativo, le applicazioni li fanno, gli studenti le copiano. Semplice ed essenziale. Tempo una decina di giorni all'inizio di settembre e i tanto odiati compiti estivi, che siano latino, greco, inglese, matematica, italiano o altro troveranno facile e diretta soluzione, il telefonino e i suoi contenuti faranno tutto, il resto non serve, l'adorabile ma ferrea cugina poliglotta è acqua passata, vetusta come una tenda in velluto che ha conosciuto tempi migliori.
Tempi che cambiano e le abitudini pure, in una sorta di alienazione mentale che sembra riflettersi anche nei rapporti sociali un telefonino, con le sue coloratissime applicazioni, non serve più per aiutare a comunicare, ma ormai garantisce e offre tutto ad un utente, rompendoti le palle a dismisura con la sua invadenza, purché lo stesso non debba perdersi in inutili e futili perdite di tempo come i compiti estivi. Inquietante come futuro, soprattutto per quanto riguarda l'apprendimento scolastico che, di questo passo, diventerà sempre più relativo, come una sorta di processo mentale lontano dalle esigenze quotidiane e destinato a spegnersi del tutto quando si tocca uno schermo, perché sembra che dietro quello schermo vi sia tutta la vita, con tutte le risposte che giornalmente vengono richieste.
I compiti, per carità una grandissima rottura fin dai tempi dei Sumeri, vanno fatti, oggi però è importante che qualcuno o qualcosa li facciano per noi, ciò che rappresentano non è più neanche considerato come un noioso percorso estivo, perché tra poco quello schermo colorato riuscirà ad allontanare il suo proprietario da qualsiasi opprimente e tremenda perdita di tempo tra libri e quaderni e discussioni con i compagni di classe sul lavoro richiesto dai professori. Il passo successivo sarà quello di alienarlo socialmente, se uno schermo offre tutte le risposte che servono su qualsiasi argomento la scuola e le amicizie a cosa servono? Il rischio è quello di sviluppare una devastante e autodistruttiva generazione di hikikomori, secondo la lingua giapponese, ovvero persone che decidono di alienarsi completamente dalla società; in questo caso rimarrebbe solo il telefonino – non di certo un'interlocutore di livello - come cordone ombelicale con ciò che li circonda. Lo strumento nato per aiutare a sentirsi più vicini viene osannato come una sorta di Re Mida dei problemi non solo adolescenziali, ma più che avvicinare tende sempre più ad allontanare persone e ad annullare responsabilità; in questi anni, con una accelerazione pazzesca che dovrebbe far riflettere, sembra più importante la ricerca di una rete Wi-Fi che neanche quella dell'anima gemella o di una liberatoria felicità, forse perché si è intimamente convinti che le ultime due possano materializzarsi soltanto attraverso la prima.
Fare i compiti con una applicazione, o utilizzarla per evitare gli impegni scolastici e sociali, è un tremendo livellamento verso il basso, ci si ritroverà con compiti identici mentre si frequentano persone anestetizzate da risposte trovate su un cellulare, il piacere di discutere avrà come filtro, anzi come limite, uno schermo o una applicazione programmata da altri. Perfino gli errori, comuni a tutti, non verranno neanche capiti ma, soprattutto, neanche contestati; chi contesta il lavoro di uno strumento al quale alcuni hanno affidato in toto l'apprendimento? Nel 1983, mentre seguivo le spiegazioni di mia cugina, sognavo una nuova calata degli Unni o nel ritorno dei Lanzichenecchi per poter interrompere quelle mattinate tra grammatica e pronuncia, oggi anche quella adolescenziale ipotesi non serve più, le applicazioni non conoscono limiti, a meno che non sparisca la rete o si blocchino i server, ma in questo caso per molti non vi sarebbe soluzione alternativa.
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