28 luglio 2025

Gaza, non basta fare rumore una sera soltanto per sentirci assolti e innocenti

Domenica 27 luglio, ore 22: rumore per rompere il muro di silenzio e indifferenza di fronte alla crisi umanitaria di Gaza. Si tratta di una guerra combattuta con le armi e con la fame, con la violenza e con la negazione dei diritti umani. Rumore per rompere il silenzio. Ma non basta, purtroppo. Non basta, non solo perché nessun suono è arrivato a Gaza, non basta perché probabilmente potrebbe non aver toccato neanche le nostre coscienze. Perché in fondo è solo ed esclusivamente questo il problema. Un problema di coscienza: l'indifferenza verso l'Altro, chiunque esso sia. L'Altro con la "A" maiuscola per riconoscerne la dignità, prima che l'alterità, già nel nominarlo, come la filosofia suggerisce. L'Altro che prima che estraneo è la metà di me che mi completa, che mi dà riconoscimento e mi consegna identità.

L'Altro che prima che nemico è solo un Altro me e non contro di me, perché da solo l'uomo non sopravvive e ha sempre bisogno dell'Altro, dalla nascita alla vecchiaia. 

Eppure se DNA dell'uomo è la solidarietà e il riconoscimento dell'Altro, spesso e volentieri le relazioni sfociano nell'opposizione, la guerra e la violenza prendono il sopravvento e anche la nostra cultura, che si vanta di essersi emancipata dalla barbarie medievale, è meno tollerante di epoche considerate buie solo perché meno conosciute e studiate.

Facciamo rumore, si è detto. Ma questo rumore deve continuare, deve moltiplicarsi non nel suono e nel frastuono, ma nella trasformazione di noi stessi, nel cambiamento dei modi di vedere e di pensare, nella volontà di una politica differente (e non mi interessano i partiti) in cui la volontà del popolo si esprima non solo per dare una sedia a qualcuno ogni tanto, ma perché quel qualcuno mi rappresenti sempre, facendosi portavoce di idee e di valori che mi appartengono, nel dialogo democratico del confronto.

Penso che il rumore più grande di cui abbiamo bisogno sia quello dell'informazione seria, del pensiero profondo, anche della riscoperta del patrimonio religioso che ha fondato la cultura occidentale di cui ci sentiamo orgogliosi.

Nello stesso giorno in cui si è chiesto di fare rumore, nelle chiese cattoliche si è letta una impressionante pagina dell'Antico Testamento in cui Abramo tratta con Dio la salvezza di una città ribassando il numero minimo dei giusti affinché, per loro riguardo, nessuno muoia. Abramo si fa portavoce di una giustizia più grande di quella della retribuzione in base alle proprie azioni. Sembra quasi che Dio stesso la voglia trarre da Abramo per mostrare all'uomo la bontà che lo abita a immagine di Chi lo ha creato. Abramo manifesta a Dio il So cuore e Dio gli rivela così la bontà di cui il cuore umano può essere capace. Non sparisce il male dalla terra, ma la bontà del Patriarca prova a porvi un limite, frenando la punizione giusta.

Abramo è ritenuto padre di tre grandi tradizioni religiose; il racconto a cui faccio riferimento è patrimonio comune di due di esse. È patrimonio di un popolo che prende il nome dal nipote di Abramo e che si gloria di una promessa che Dio gli ha rivolto per occupare la terra in cui vive, Terra che è un prestito, secondo la Scrittura e non un diritto (l'esilio lo dimostra dentro lo stesso racconto biblico).

Il rumore per Gaza non scuoterà Israele, non scuoterà probabilmente nemmeno la politica italiana o europea, speriamo almeno che scuota le coscienze di chi lo ha fatto, di chi lo ha sentito. 

Non so come si scuotano le coscienze. So che tutti oggi pranzeremo, ceneremo, dormiremo qualcuno andrà in vacanza, viaggerà, lavorerà, si divertirà, tutto continuerà come ieri e il giorno prima. In che modo il rumore di ieri potrà quindi fare qualcosa, mi chiedo.

Spero che il rumore rimbombi silenziosamente nelle nostre teste e nei cuori, per dare un sussulto di cambiamento alle nostre vite: per una scelta etica del cibo; per compiere viaggi sostenibili che portino benessere alle popolazioni locali e siano rispettosi dei loro diritti; per acquistare vestiti con più attenzione a dove e come sono prodotti; per fare concretamente qualcosa che porti aiuto alla popolazione di Gaza; per essere più attenti in tante piccole azioni normali, perché forse nemmeno le nostre mani sono del tutto libere dal sangue innocente di qualcuno e non basta fare rumore una sera soltanto per sentirci assolti e innocenti. 

La foto di Gaza da Vatican news

 

Francesco Cortellini


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commenti


Stefano

28 luglio 2025 07:28

Ma si infatti quel rumore lascia il tempo che trova. Pressoché ininfluente sull evoluzione del conflitto. Riguardo all'altro, penso che bisogna rinunciare in parte a quel buonismo ingenuo che lei esprime. Se il mio vicino infatti volesse distruggermi, pensi al terrorista di Nizza o a quelli del Bataclan. Apertura e comprensione nei loro confronti? Affanculo!! Riguardo al perdono e alla bontà nell antico testamento. Beh a Sodoma è Gomorra andò a finire diversamente, per cui non insegnateci panzane!

Pierpa

28 luglio 2025 10:11

Libertà di pensiero, innanzitutto; però non mi è chiaro il legame tra abitanti di Gaza con Nizza e Bataclan, e perché no attentati vari in Germania e se ricordo bene in Belgio. Risotto e pastasciutta, o come si diceva "di tutta l'erba un fascio" ?

Pierpa

28 luglio 2025 10:00

Belle considerazioni, molte delle quali condivisibili. C'è un substrato filosofico morale che, dopo Hanna Arendt, e la banalità del male, è difficile contestare. Io aggiungerei una considerazione più terra-terra: l'imperialismo USA che si serve di Israele come sostegno nelle proprie politiche di controllo del Medio Oriente, in ciò non vedendosi differenza tra "democratici" e "repubblicani". Tutto questo nell'acquiescente inerzia dei paesi arabi circostanti. Chi paga? Come al solito gli ultimi, nel frangente i palestinesi (non solo di Gaza, ma anche in Cisgiordania ed in Israele per gli arabi cittadni di serie B).