1 gennaio 2022

Il cristiano non subisce la storia, la interpreta

Quanti propositi si fanno e quante speranze si accarezzano all’inizio di un nuovo anno. Ogni Primo Gennaio porta in sé tante aspettative, innumerevoli desideri, una grande sete di novità: si fanno tanti proponimenti per non ripetere gli errori del passato, per guardare al futuro con uno sguardo aperto e progettuale, per dare alla vita prospettive degne di essere rincorse, per offrire al cuore e alla mente sguardi di infinito.

La liturgia di questa giornata, solennità di Maria Madre di Dio, offre diverse suggestioni spirituali da meditare e mettere in pratica. La prima lettura ci propone la benedizione che veniva invocata sul popolo d’Israele nelle grandi feste della liturgia ebraica: la cosa più bella che il sacerdote può augurare al credente è che Dio gli mostri il suo volto glorioso. Nell’Antico Testamento il volto rappresenta tutta la persona, la sua identità più profonda. Mostrare il proprio volto, dunque, significa manifestarsi apertamente, raccontare tutto di sé, consegnarsi all’altro. Qualche esegeta azzarda che in questa insistenza del volto vi possa essere un riferimento implicito al sorriso di Dio: una traduzione più moderna e più audace potrebbe dunque suonare così: “Che Dio ti sorrida sempre”. E quel sorriso, che richiama la tenerezza, l’affetto, la simpatia, la cura di Jahvé per ogni credente, porta la pace, cioè una condizione di benessere che investe tutto l’uomo: il suo cuore, vero e proprio campo di battaglia a causa del peccato, la sua esistenza, chiamata a relazionarsi continuamente con gli altri, la sua comunità, nella quale ogni membro è chiamato a contribuire al bene comune.

Per il cristiano la benedizione più grande che ha ricevuto e continua a ricevere è proprio Gesù Cristo, è lui la manifestazione piena del volto del Padre, lui il sorriso di Dio, la fonte di ogni grazia e benevolenza del Cielo.

E se Dio, attraverso suo Figlio, dice bene  dell’uomo, questi non può fare altro che dire bene dei propri fratelli, perché il bene genera sempre bene: quando ci si scopre amati, voluti, considerati figli e non più schiavi, curati nelle ferite più intime e profonde, non si può non contagiare gli altri. La gioia è contagiosa!

Nel Vangelo di questa festa, che onora Maria con quel titolo che dà le vertigini - Madre di Dio -, ella è testimone muta ma assai consapevole di quanto sta accadendo attorno a suo figlio. Luca dice che la Vergine “custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”. Anzitutto custodisce: i suoi occhi interiori sono allenati a vedere anche le più piccole cose, quelle che sembrano insignificanti. Maria è tutto meno che una persona superficiale, distratta: non si lascia sparpagliare il cuore da una vita frenetica e rumorosa. È capace di accogliere e serbare ciò che le può servire per arricchire la propria umanità, per renderla più compassionevole, più spedita nel  captare le necessità degli altri, più pronta nel mettersi a disposizione, più aperta al Mistero. Serba in sé gli eventi del passato perché, memore dell’Antico Testamento, Dio parla soprattutto nella storia: quante volte ci lasciamo vincere dall’angoscia o dall’ansietà di fronte ad un fatto imprevedibile e di difficile soluzione solo perché dimentichiamo quello che Dio ha fatto per noi fino a quel momento? Ma se il Signore ci ha condotti fino a qui, potrà forse abbandonarci?

La Madonna non è, certo, come quelle persone che sono talmente chiuse nella frenesia e nelle preoccupazioni - nel proprio io - da non accorgersi delle cose grandi che gli succedono davanti o da subirle senza un minimo di spirito critico. D’altra parte il Cristianesimo non è prima di tutto un fatto, un accadimento?

Ella, poi, medita quello che ha custodito! Gli esegeti spiegano che in greco meditare è reso con il termine symballo cioè mettere insieme. Maria sa che gli eventi che accadono non sono frutto del caso, del destino, ma sono tutti legati e, dipanandosi nel tempo, manifestano quella storia di salvezza narrata dalla Scrittura e che trova la sua pienezza, il suo compimento in Cristo Gesù. Ella interpreta, dunque, gli avvenimenti umani alla luce della sapienza di Dio e quindi capisce che tutto, anche la sofferenza, il dolore, il male, perfino il peccato, sono usati dal Signore per manifestare la propria misericordia, il proprio amore. Maria è consapevole che tutto, in fondo, è grazia!

Ecco l’atteggiamento corretto del credente all’inizio di un nuovo anno: egli non subisce il tempo, ma lo interprete, non vive la storia come un ammasso di eventi casuali o come un eterno ritorno, ma come pagine di un libro scritto dal dito, sapiente e tenero, di Dio. E semina la pace dicendo bene di tutti, perché di lui ha detto bene il Signore!

Buon anno!

 

Claudio Rasoli


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti