28 maggio 2022

La cultura classica romana ipnotizzata da Netflix

I marmi di Torlonia sbarcano a Milano alle Gallerie d'Italia di Banca Intesa in una splendida mostra appena inaugurata. 
Federico Zeri amava ripetere che l'arte classica è la nostra madre, e devo ammettere che davanti alla incredibile collezione di busti e marmi dei principi Torlonia non si può che essere d'accordo, anche quando come nel mio caso si ama molto più l'arte contemporanea di quella moderna o antica. Ma tutto, anche l'arte più contemporanea e concettuale, viene inevitabilmente da qui, da quell'incredibile innesto tra la raffinatezza greca e la risolutezza romana che fece nascere il più grande degli imperi e il più "classico" degli stili. A proposito, classico viene proprio da "classis", che nella Roma antica era la flotta navale perfettamente schierata (e vincente) per la battaglia, un gioco di parole che nella storia ha finito per identificare tutto ciò che è indiscutibilmente fissato come modello imprescindibile e ben riuscito nell'arte, nella musica, nel design, nella moda: la scarpa classica è quella in cuoio, ma le all-stars bianche stringate sono un classico della scarpa da ginnastica... E "classica" è senza dubbio quell'arte antica fatta di forme perfettamente levigate e di marmo dal candore imperturbabile che ai può visitare in mostra. 
La prima cosa che colpisce e lascia incantati è la contraddizione di un meraviglioso "falso storico" : il candore quasi abbacinante della perfetta lunghissima sequela di rigidissimi busti, corpi in pose pastiche e enormi sarcofagi che sembrano navi di marmo bianco pronte a solcare il mare. Grazie alla perfetta illuminazione si può perfino godere delle migliaia di riflessi argentei del marmo sapientemente scalpellato che brillano come polvere di stelle. Non si può non restare incantati davanti ad una simile perfezione, che è la quintessenza e al contempo l'origine di tutta l'arte occidentale: un vero e proprio codice estetico che è come un codice genetico. Ecco tutta questa incantevole perfezione minimalista è in realtà una sorta di falso storico: queste opere erano in origine coloratissime. La scultura antica era infatti solo policroma, cosa che a noi oggi pare inconcepibile oltre che estremamente pacchiana. Per noi il "classico" è bianco, e bianco candido: ci viene questa fissazione estetica in verità dal '700, quando il Winckelmann e i suoi compari illuministi-archeologi iniziarono a ritrovare, scavando nell'Italico suolo, queste meraviglie che il tempo aveva sommerso... E scolorito. Ecco che davanti ai nostri pionieri dell'antico il candore dei marmi ripuliti unito allo splendore delle forme classiche generava una sorta di imprinting senza possibilità di ritorno: l'arte classica è bianca, e minimalista... punto. Dopo tre secoli questo paradigma è ancora costitutivo dell'estetica occidentale, e ne ha permeato persino la dimensione abitativa : ogni arredamento medio che si rispetti oggi è bianco e super minimalista. Nella collezione Torlonia, dal nome del principe che nell' 800 cercò, scovò e raccolse questa incredibile selezione di opere più o meno del I secolo d. C., si trovano tutti i grandi imperatori e condottieri della Roma antica, oltre a dei modelli assoluti di arte classica come l'Artemide di Efeso, ma anche dei pregevolissimi pezzi della bottega di Bartolomeo Cavaceppi, forse il più grande "copiatore" di busti romani della storia, che riempì dei suoi marmi le case dei ricchissimi inglesi del Grand Tour e che spesso ridiede un torso a tanti imperatori "decollati" dal tempo e dalla storia. 
Qualche sera fa in Duomo è accaduto qualcosa di veramente impressionante: migliaia di giovani si sono radunati per assistere alla prima assoluta della nuova serie Netflix "Strange Things": personalmente la cosa mi ha lasciato basito e per qualche strana ragione, forse anche perché tutto si è svolto a pochi metri dai marmi di Torlonia, non riesco a non mettere in correlazione questi due fatti così apparentemente opposti. È scontato dire che avrei preferito vedere migliaia di giovani davanti ai busti romani che alle produzioni di Netflix. È meno, molto meno scontato, capire e spiegare il perché. Di certo Netflix è più convincente di noi "operatori" della cultura: ci batte 5 a 0 e dobbiamo per forza farci qualche domanda molto seria su quanto non siamo capaci di rendere attraente qualcosa di così straordinario come il nostro patrimonio. E forse Netflix e le sue serie sono già un "classico" per una intera generazione. Ma a me la cosa spaventa e parecchio, perché personalmente trovo che le serie di Netflix non abbiano veramente un ca*** da dire a nessuno. Ecco, l'ho detto. Dietro a ogni marmo di Torlonia c'è la storia di una città italiana che governava e plasmava il mondo allora conosciuto, dietro allo schermo di Netflix il nuovo impero della subcultura della TV americana che come diceva Jannacci la gà una forsa de leún, ma la te indurmenta mé un cuiún. Come è possibile che gli eredi della cultura classica romana che ha incantato e conquistato il mondo e soprattutto il mondo Anglo-americano oggi sia così ipnotizzata da Netflix come lo fu della coca-cola e del rock and roll negli anni '50, che, diciamolo, erano comunque molto meglio della serie TV? 

Sovrintendente agli Archivi del Comune di Milano

Docente di archivistica all'Università degli studi di Milano

(la foto del professor Martelli è di Irina Mattioli) 

 

Francesco Martelli


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti