31 maggio 2025

Referendum 8-9 giugno. Far rientrare gli elettori dall’esilio

Cremona e l’Italia hanno un importante appuntamento con la democrazia l’8 e 9 giugno: la celebrazione di 5 referendum su Lavoro e Cittadinanza. Peccato che la metà degli elettori e delle elettrici sia da tempo in “esilio”: non partecipa più alle elezioni. 

Alle elezioni europee dell’anno scorso dei 51 milioni e 700 mila italiani aventi diritto hanno votato il 49,69%. L’affluenza a Cremona al ballottaggio per l’elezione del Sindaco è stata del 46, 54%, dodici punti in calo rispetto al primo turno. 

Esilio volontario, esilio di comodo o esilio coatto, esilio consapevole o inconsapevole: realtà che andrebbe comunque presa in seria considerazione anche perché questa assenza pesa, pesa non solo come fenomeno sociale ma pesa “politicamente”. 

Peserà e tanto anche sull’esito dei prossimi referendum perché, essendo referendum abrogativi, per essere validi secondo l’articolo 75 della Costituzione deve andare a votare almeno la metà più uno dell’elettorato. 

 Se pensiamo che alle elezioni politiche del 25 settembre 2022, che hanno incoronato Giorgia Meloni capo del governo, l’intero centro destra ha preso 12 milioni e 305 mila voti mentre il centro sinistra più il Movimento 5 Stelle 11 milioni e 700 mila voti, la domanda legittima è: se questi partecipassero tutti, ma proprio tutti ai prossimi referendum, si raggiungerebbe la soglia del quorum? 

La risposta matematica è no.   

Ammettiamo che Giorgia Meloni, Salvini, Tajani e Lupi invitino gli elettori di centro destra ad andare tutti a votare - cosa che si guardano bene dal fare - sommandoli ai voti degli elettori “progressisti” - ammettendo che tutti gli elettori del centrosinistra e del M5S vadano a votare - si arriverebbe a 24 milioni di partecipanti al voto.

 Sufficienti a raggiungere il quorum? No, mancherebbero ancora due milioni di voti visto che per raggiungere il quorum del 50% più uno servono almeno 25 milioni e 900 mila elettori. 

Poiché gran parte degli elettori ed estimatori di Giorgia Meloni e del suo governo non andrà a votare, pure potendo votare No, è ancora più evidente quanto siano decisivi quei cittadini italiani che fanno parte di quell’immensa area dell’astensione se decideranno di tornare dall’esilio. E tornare in tanti. Indico una cifra: almeno 10 milioni che tornino a votare.   

Sono una enormità, me ne rendo conto, eppure se desideriamo che la democrazia italiana sia risanata, esca dalla grave crisi in cui è caduta da tempo, occorre che una parte significativa della società italiana torni a votare, sia motivata a tornare a votare. Alle recenti elezioni politiche in Germania a Berlino hanno votato oltre l’80% degli elettori, in particolare sotto la spinta dei giovani. 

Dieci milioni di voti in più, dieci milioni di persone che tornano dal non voto, da quello che ho definito “esilio”, sembrano cifre aride ma, in realtà, riguardano italiani e italiane in carne ed ossa che hanno smesso di sentirsi parte di una comunità e di una società. Le ragioni possono essere le più diverse e addirittura contrapposte: alcuni rinunciano al voto perché si sentono comunque al sicuro nei loro privilegi e nelle loro sicurezze, immagino siano numericamente pochi; altri si astengono per delusione, disincanto, disprezzo verso una politica e verso Istituzioni che li ignora e non li rappresenta più; altri ancora sono ormai senza più alcuna speranza di cambiare la propria vita in meglio e, temo, sia la maggioranza di chi si astiene permanentemente: quello che si potrebbe definire il “ terzo assente”. 

Le forze politiche di governo e di opposizione innanzitutto di questo dovrebbero preoccuparsi e occuparsi: non limitarsi a coltivare il proprio elettorato fedele, il proprio campo elettorale sempre più circoscritto e ristretto; non continuare a perseguire pratiche di sola gestione del potere e di occupazione delle istituzioni. Piuttosto osare più democrazia e più partecipazione rischiando di cambiare scelte amministrative o legislative in corso d’opera a causa dell’emergere di altre esigenze, altri bisogni, altri punti di vista. 

Il “terzo assente” è un’area sociale sommersa, che neppure crede più allo scambio politico, ad ottenere qualche favore o aiuto o sussidio; un’area che carsicamente emerge con proteste ma poi ricade nella frammentazione e nell’individualismo che caratterizza l’intera società post-moderna dove le relazioni umane sono sempre più scarse e le fratture sociali sempre più forti. E sono i poveri e le persone a rischio di povertà quelle più emarginate e che si emarginano anche dalla difesa dei loro diritti rinunciando al voto. 

 Per questo apprezzo l’iniziativa della Cgil di Maurizio Landini di forzare sulla situazione e assumersi la responsabilità dei 4 referendum sul Lavoro così come apprezzo l’iniziativa di chi ha promosso il referendum sulla Cittadinanza. 

Certo servirà un miracolo per raggiungere il quorum, soprattutto perché l’informazione è carente e il Servizio Pubblico non compie il suo dovere di informare i cittadini. 

Ci fosse Marco Pannella, parlerebbe di “regime”.  Ci fosse Enrico Berlinguer parlerebbe di “questione morale”. Ma oggi la crisi della nostra democrazia si è ulteriormente aggravata: i centri di potere e i centri decisionali si restringono a tutti i livelli, anche a livello locale e questo taglia le gambe alla partecipazione e respinge elettori. 

Sì, anche le Amministrazioni locali contribuiscono all’astensionismo. Essendo le più prossime ai cittadini, deprimono la partecipazione e la condivisione dell’interesse pubblico quando la intendono come controllo sociale sull’orientamento dei cittadini, dei quartieri e del variegato mondo dell’associazionismo. Non si rendono conto che cittadini offesi nei loro sentimenti e nelle loro aspettative si staccano progressivamente dal sentirsi comunità, prima protestano, poi si ritirano in esilio. 

Cremona non è una città morta, ma troppa politica la indirizza sui binari del conformismo e della delega. Così le potenzialità culturali, sociali, politiche non riescono mai ad esprimersi compiutamente e a svilupparsi. Ho partecipato in questo mese come invitato al Congresso provinciale della FLAI, settore agroalimentare della CGIL, che si teneva alla Fiera di Cremona, presente anche il Segretario generale Giovanni Mininni. Centinaia di lavoratori e lavoratrici delegati e attivi in un settore chiave della nostra economia dove sono forti le imprese ma altrettanto forti e consapevoli i sindacati. La classe operaia non è più quella delle grandi aziende degli anni ’70 e ’80, non è più quella che si definiva “classe generale” ma, dopo tante sconfitte, sa che la forza lavoro, la sua intelligenza e la sua dignità sono indispensabili tanto alla qualità dello sviluppo economico e alla produzione quanto alla democrazia. Ripristinare garanzie e diritti come proposto dai referendum sarebbe proprio il “minimo sindacale”, cioè il minimo dovuto a chi è impiegato in una attività economica che avvantaggia l’intera società. 

Sempre in questo periodo ho partecipato a due grandi e partecipati momenti culturali e religiosi: uno sulla pace presso la chiesa parrocchiale del Cambonino con Gad Lerner e don Bruno Bignami in ricordo di Primo Mazzolari: oltre 400 partecipanti.  Più recentemente, ancora centinaia di partecipanti nella chiesa del quartiere Maristella in solidarietà con i bambini di Gaza, a raccogliere fondi ed ascoltare l’esibizione di tre Cori cremonesi. 

Eppure tutto questo non riesce a trasformarsi in un processo di rinnovamento politico e morale della nostra comunità locale e quindi in concreta trasformazione sociale che sarebbe possibile in Italia solo dall’incontro tra mondo del lavoro, cattolicesimo sociale e borghesia progressista dei saperi e delle professioni. La borghesia si è ristretta alla ZTL; il cattolicesimo non ha avuto il coraggio di seguire papa Francesco e rimane in gran parte prigioniero di un moderatismo pragmatico e senza volontà di incidere sulle disuguaglianze; il mondo del lavoro è stato ed è continuamente sotto attacco nei suoi diritti e rischia di dividersi tra le diverse organizzazioni sindacali che spesso dimenticano che la possibile unità si può costruire solo se fondata su una completa autonomia dai vari Governi. Le grandi trasformazioni tecnologiche in atto complicano lo scenario, lo destrutturano, indeboliscono la forza degli attori sociali e alimentano l’individualismo.   Per questo la salvezza non verrà da uno solo di questi mondi. Non verrà nemmeno delegando il destino dell’Italia all’uomo forte o alla donna sola al comando. 

La società civile italiana per troppo tempo ha delegato diritti e democrazia all’inerzia di un progresso dato per scontato. Non è così. Il lavoro è sotto attacco in Italia, e non solo in Italia, come se non fosse un valore fondativo della nostra Repubblica, ma un’appendice della tecnologia e una variabile secondaria dell’impresa. Anche per questo nel 2024 155.000 giovani italiani si sono trasferiti all’estero dove possono trovare opportunità migliori. La precarizzazione del lavoro e il lavoro povero perché sottopagato non sono indice né di una economia sana né di una democrazia in salute, per non parlare delle troppe morti sul lavoro - 1.090 nel 2024 in aumento rispetto al 2023- in gran parte dovuti a subappalti, lavoro nero, scarse misure di sicurezza. 

Con i 5 referendum su dignità del lavoro, ingiusti licenziamenti, responsabilità nella catena degli appalti, precariato, cittadinanza per gli immigrati regolari, si possono cancellare leggi che si sono dimostrate sbagliate e punitive e rilanciare una economia più giusta e innovativa perché l’innovazione riguarda anche, se non soprattutto, il riconoscimento del valore del lavoro umano aprendo una prospettiva di pienezza di diritti alle giovani generazioni. Le crisi globali cui andiamo incontro non permettono a chi è più garantito sentimenti di indifferenza e l’illusione di chiamarsi fuori dal dovere della solidarietà, della giustizia sociale, della sicurezza sul lavoro, dell’integrazione dei migranti che già lavorano da anni in tanti settori dell’economia italiana.  La società italiana è destinata ad un inevitabile declino se aumentano disuguaglianze, egoismi, chiusure. 

Per questo l’opportunità data da questi referendum può portare a importanti correzioni nelle responsabilità degli appalti, nelle procedure delle assunzioni e dei licenziamenti, nei miglioramenti delle tutele dei lavoratori e, proprio per la concretezza degli obiettivi da conquistare con il voto ai referendum, può segnare un cambio di clima nel Paese e una inversione di tendenza in un recupero di partecipazione e umanità solidale. Ma sarà come scalare l’Everest.

Se non verrà raggiunto il quorum, sarà importante fare di quei milioni e milioni che andranno comunque a votare la forza aggregante per continuare l’impegno del cambiamento. I Sì espressi alle urne dell’8 e 9 giugno devono rappresentare un “Patto” di non ritorno a contratti ridimensionati, concessioni e libertà dimezzate, politiche addomesticate. L’impegno di chi crede che la democrazia si salva con la democrazia dovrà inoltre fare finalmente i conti con il problema del “terzo assente” se vogliamo che la democrazia non sia stravolta da una ulteriore concentrazione di potere in poche mani  e invece possa svilupparsi con più partecipazione e più giustizia sociale e non deperire per insufficienza di ossigeno, di diritti, di libertà collettive.  

Marco Pezzoni


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commenti


Stefano

1 giugno 2025 08:55

Chissà se le ha mai sfiorato l'idea che a questi delusi della politica perché oberati di oneri senza speranza di miglioramento, le scatole girano oltremodo perché a delinquenti o nella migliore delle ipotesi semplici mantenuti stranieri si vogliono regalare ulteriori privilegi senza nulla pretendere in cambio. E questo lo si deve proprio a voi, che con questa iniziativa fate esattamente il contrario che invogliare quello che vi dà fastidio , e cioè l'astensismo, a cambiare rotta e tornare al voto. Sappiamo infatti quanti benefici/sussidi ricevono le famiglie non italiane solo per il fatto di non essere italiane. E voi vorreste convincere gli italiani ad andare a votare per aumentare i privilegi di questi mantenuti con le tasse degli italiani che sudano fior fior di camice per sopravvivere. A partire dai minori non accompagnati che come giustamente rilevato sia da Pizzetti sia da Portesani, costano una marea di soldi allo Stato italiano. Allora se sono qua solo per farsi mantenere o spinti dalla malavita per atti criminogeni, se ne tornino nel loro paese al più presto o si facciano mantenere da quel loro paese. Altro che cittadinanza italiana. Ma chi pensate di prendere in giro?

Marco

1 giugno 2025 10:47

Ti dò ragione.
Quello che stupisce sempre di più è la lontananza abissale della sinistra che è contro il decreto sicurezza.
Si può manifestare ma non utilizzando come costante fissa la violenza.( Vedi cortei centri sociali e black block e Anti tav)
I proprietari di case devono essere tutelati e non presi in giro .
Bloccare strade o treni non è normale.
In tutta Europa gli agenti hanno bodycam .
Picchiare e cercare lo scontro con gli agenti e usarli come bersaglio non è normale.
Imbrattare gli immobili ( e adesso anche le auto,)non è normale.
Ma forse lo è per chi strumentalizza i giovani o per i politici ben protetti e lontani dalle nostre realtà quotidiane.

Stefano

1 giugno 2025 12:05

Ti risulta che Pezzoni abbia mai detto una parola contro la devastazione della città da parte dei centri sociali/black block? Alimentare il traffico illegale di esseri umani, che fa' il gioco dellla malavita, per poi pretendere la regolarizzazione di chi si presta a questo, vuol dire incentivare la criminalità per cui tutto si può pensare ma non certo che la regolarizzazione di questi traffici sia consona alla legittimità democratica dei cd paesi ospitanti.

Marco

1 giugno 2025 22:43

A te sembra normale che un immigrato clandestino, senza permesso soggiorno, gia' stato in carcere per avere malmenato due poliziotti, in Italia da 4 anni , posteggiatore abusivo e conosciuto dalle forze dell'ordine non dia stato stato rimandato al suo paese prima di arrivare ad uccidere un padre di famiglia ( che lo aveva anche aiutato?)
Poi se le forze ti polizia non intervengono un ordine l'avranno avuto......o no?

Manuel

2 giugno 2025 07:19

L’avranno avuto sì!... dal ministero dell’interno.