A Chiaravalle della Colomba una mostra sulle abbazie cistercensi. I legami con Cremona
Ad una trentina di chilometri da Cremona, nella magnifica e monumentale Abbazia cistercense di Chiaravalle della Colomba (PC), da giovedì 24 aprile e fino al 7 luglio sarà presente, nella sala del Capitolo dello stesso storico complesso monastico, una mostra realizzata dall’Abbazia Cistercense di Morimondo (MI) che ha per argomento l’ospitalità monastica (Cella Hospitum). Una mostra di particolare interesse anche per il pubblico cremonese, non solo perché sono numerosi i cremonesi che ogni anno vi si recano per ammirare l’Infiorata del Corpus Domini, ma perché sono importanti i plurisecolari legami tra Chiaravalle della Colomba a Cremona.
Innanzitutto, a Cremona esisteva il Monastero della Colomba che sorgeva nei pressi della Chiesa di San Pietro tra le vie Belvedere (poi divenuta via Ettore Sacchi) e via della Colomba. Pare che il luogo prendesse il nome dal miracolo di due colombe profuse di luce che apparvero ai cremonesi durante la battaglia del 1213 vinta contro i milanesi. Ma c’è anche chi attribuisce il nome ai precedenti possessori dell’area, vale a dire i monaci dell’Abbazia di Chiaravalle della Colomba. Molto probabilmente prese il nome da un precedente convento della Colomba che sorgeva fuori le mura della città e incorporato in questo convento. Venne edificato su iniziativa di Bianca Maria Visconti che voleva riunire i conventi Del Boschetto, di Santa Monica e della Colomba (precedentemente fuori le mura) e affidato a Francesca Bianca Sforza, figlia illegittima di Francesco Sforza e pertanto sorella di Ludovico il Moro.
Come spiega inoltre la professoressa Silvia Testa, autrice insieme a Piero Rimoldi del libro “Abbazia e siti Cistercensi in Italia 1120-2018”, è documentato che “i monaci di Chiaravalle avessero una casa a Cremona, nella zona di San Pietro che serviva da base per le vendite di prodotti, come avveniva anche in altre città. A Cremona – prosegue - venivano venduti dei fusti di rovere che servivano poi per le costruzioni e di questo i conversi si lamentarono con l'abate, ritenendolo un depauperamento dei beni della comunità. C'erano diversi insediamenti femminili attorno a Cremona ad al Boschetto – aggiunge la studiosa - poi questi insediamenti sono entrati in città e ci sono delle testimonianze anche toponomastiche: Via S. Bernardo e via del Cistello perchè qui si trovava un monastero cistercense femminile chiuso in epoca napoleonica (Cistelle da Citeaux luogo di fondazione dell'Ordine Cistercense). Inoltre la Chiesa di Santa Maria Maddalena, ora parrocchiale, detta anche La Cava a Cavatigozzi era un'abbazia cistercense fondata dai monaci di cistercensi di Cerreto, vicino a Lodi. In quell'insediamento è rimasto in piedi anche il monastero con il chiostro e ora questi locali sono adibiti a scuole”.
Tornando alla mostra che apre giovedì 24 aprile, va sottolineato che lo scambio avviene all’interno dell’associazione Aisac che raggruppa numerose abbazie cistercensi e che vuole favorire una più diffusa conoscenza del mondo cistercense nelle sue numerose manifestazioni. Chiaravalle della Colomba è inserita nel tracciato moderno della via Francigena, e l’anno giubilare non fa che rafforzare il suo ruolo di luogo d’ospitalità per i numerosi viaggiatori e visitatori che vi giungono
L’esposizione si compone di una ventina di pannelli che descrivono, a partire dalla Bibbia e dalla Regola di San Benedetto, quella speciale virtù che è l’accoglienza perchè’ questa prima che essere un insieme di attività deve essere un atteggiamento del cuore. L’apparato fotografico fa conoscere varie strutture monastiche adibite al servizio dell’accoglienza presenti in diversi paesi europei, il vitto e la mensa dei pellegrini, le cure “ospedaliere” che venivano praticate in caso di necessità.
Le abbazie offrivano anche assistenza spirituale a coloro che avevano intrapreso il viaggio per devozione verso i luoghi più santi della cristianità o per espiare i peccati e attraverso le fatiche, le umiliazioni, le preghiere e la profonda revisione della propria vita, raggiungere la Salvezza eterna. Questa mostra, attraverso le attività dell’offrire cibo, ricovero, cure sanitarie e carità spirituale a coloro che bussano alla porta dell’abbazia, mette in risalto che l’esperienza della clausura, nascosta e ritmata dalla liturgia, si espande nel territorio circostante e a volte donava vocazioni che proprio attraverso la porta del monastero venivano in contatto con la fede dei monaci. Anche a Chiaravalle della Colomba e nelle sue grange (fattorie) si praticava l’accoglienza dei pellegrini e dei viandanti e vi erano dei locali adibiti a questo scopo. Alcuni pannelli riguardano proprio questi edifici. L’esposizione sarà presentata al pubblico il 24 aprile (dalle 15 alle 17) attraverso le relazioni di padre Silvestro Buttarazzi, priore dell’abbazia che illustrerà quale importanza è data all’ospitalità nella Regola di S. Benedetto. L’architetto Piero Rimoldi che ha curato la realizzazione della mostra attraverso approfonditi studi e viaggi testimoniati del consistente appartato fotografico presente nei pannelli si soffermerà sulle varie forme di accoglienza lungo le vie di pellegrinaggio. Il professor Gianluca Bottazzi, archeologo e storico che ha collaborato alla realizzazione della via Francigena metterà in risalto quali erano i punti d’appoggio dei pellegrini nel tratto di strada da Piacenza a Parma. La mostra anche sulla grange di Cangelasio e Moronasco che dipendevano da Chiaravalle, le cui filiazioni si estendevano invece a Fontevivo, Parma (Valserena detta anche S. Martino de' Bocci), Quartazzola presso Piacenza, S. Maria in strada in diocesi di Bologna e Brondolo in diocesi di Chioggia.
Eremita del Po
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