Dal dopoguerra fino ai giorni nostri per mantenerne la memoria. L'esposizione "Il dolore della liberazione riflesso nell'arte" nelle sale del Centro Pinoni
"Il dolore della liberazione riflesso nell'arte" è il titolo della mostra visuale e documentaria, basata sulla collezione dello Yad Vashem Museum of Holocaust Art di Gerusalemme, allestita da sabato (inaugurazione alle 17,30) fino al 5 febbraio a Cremona nelle sale del Centro Pinoni, in Largo Madre Agata Carelli 5, che propone una serie di riproduzioni di opere realizzate nell'immediato secondo dopoguerra e fino al 1947, ponendo l'accento sulla "reazione" dei pochi sopravvissuti all'eccidio e alle deportazioni mediante l'arte.
Venerdì 24 Simone Fappanni introdurrà al pubblico l'esposizione, mentre Franco Sarcinelli presenterà il suo libro Vita e morte nei campi di concentramento, con letture di Massimiliano Pegorini, a cui seguirà un concerto dei Sonantes con musiche klezmer. «La scelta dei soggetti artistici e la padronanza della matita o del pennello - si legge in apertura dell'esposizione - simbolicamente restituivano loro un senso di controllo dopo anni di totale impotenza. Dipingere ha così rappresentato un processo di riabilitazione psicologica attraverso il quale essi hanno potuto elaborare il trauma vissuto. Alcuni artisti, come Thomas Geve, documentano il momento della liberazione proprio poche settimane dopo, mentre altri danno espressione al sentimento di ritrovata libertà (Alfred Neumann, Jakob Zim). Samuel Bak invece manifesta dolore, solitudine e tormento attraverso l'autoritratto; Endre Bálint sviluppa un linguaggio personale simbolico per esprimere il suo trauma, mentre Eliazer Neuburger reinterpreta la leggenda dell'ebreo errante. Accanto alle espressioni artistiche dei sopravvissuti ci sono quelle di un testimone: Zinovii Tolkatchev, soldato dell'esercito sovietico, il quale mostra il punto di vista del liberatore. Quando finalmente giunse la liberazione, i sopravvissuti si trovarono divisi tra sentimenti di gioia e sofferenza, tra il desiderio di ritornare alla vita e la necessità di affrontare la devastazione ed il lutto». Si tratta, pertanto, di un allestimento pensato per far riflettere su una pagina di storia che non va mai dimenticata. «Vivo nell'ombra e creo con la luce», ha detto Jakob Zim. Ed è questa, molto probabilmente, la chiave di accesso a una esposizione davvero imperdibile. L'esposizione è visitabile gratuitamente da lunedì a sabato dalle 14,30 alle 16,30, per gruppi e scolaresche anche in altri giorni e orari previa prenotazione al numero 380.9071001.
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