13 aprile 2025

Una mostra su Giovanni Zini: calciatore, soldato ed eroe. La racconta il suo curatore Marcello Bonatti

Il nome Giovanni Zini vi dice niente? Ovviamente sì, da almeno 120 anni a questa parte, il suo nome è apparso migliaia di volte sulle cronache sportive dei giornali cremonesi e non solo.
È avvenuto da quando ha vestito la maglia da portiere per difendere i pali della ‘neo-nata’ Cremonese, che ancora vestiva in biancolilla, ed è tuttora menzionato ogni volta che i grigiorossi giocano la loro partita di campionato in casa.

Giovanni Pietro Zini è nato il primo gennaio 1894 alla Cascina San Gervasio, nell’attuale comune di Paderno Ponchielli, ed esordì giovanissimo nel campionato di Promozione girone A lombardo (1913) a difesa della porta degli allora giovani biancolilla cremonesi, che fecero parlare di sé: la formazione guidata da Giovanni “Nino” Gandelli e dal dirigente Enzo Gaetani era temuta. Alle reti di Albertoni, Bignamini, Lombardi e Defendi si aggiungevano le parate di Zini, il cui nome circolò presto in ambito nazionale.
La Cremonese scalò la classifica fino a chiudere la stagione al primo posto, guadagnandosi l’accesso alla Prima Categoria, la massima serie del tempo, e Zini in poco tempo divenne uno dei beniamini del pubblico cremonese.

Quella che appariva come l’inizio di una fulgida carriera fu bruscamente interrotta dall’ingresso dell’Italia nella Grande Guerra, che, nel luglio del 1915, si portò via Giovanni e molti suoi giovani commilitoni, che sacrificarono la loro vita e i loro sogni per la patria.

Il portiere grigiorosso fu tra i primi ad arrivare al fronte per partecipare sul Carso alle prime battaglie sull’Isonzo, prestando servizio – forse proprio per la sua destrezza e il suo coraggio – come barelliere. Fu lì, nell’agosto del 1915, nel territorio di Tolmino, a soli vent’anni, che si accasciò arrendendosi a un’infezione tifoidea.

Ma Cremona e la Cremonese non dimenticarono quel giovane coraggioso, e il 4 novembre 1925, con una cerimonia ufficiale, gli venne intitolato il campo sportivo in via Persico, inaugurato nell’autunno del 1919, quello dove ancora oggi i tifosi grigiorossi vanno a sostenere le battaglie sportive della loro Cremonese.

La sua figura, grazie all’amore incondizionato della sua città natale e dei tifosi, non è mai sbiadita. Nelle ricorrenze più importanti della storia della società, è sempre stato lì a testimoniarne i valori e sostenerne i colori.

Proprio in questi giorni, nel Palazzo Comunale di Cremona, nella sala adiacente a quella del Consiglio Comunale, il tifoso cremonese e appassionato di storia Marcello Bonatti ha voluto rendere omaggio a Giovanni Pietro Zini attraverso una mostra – visitabile fino al 17 aprile 2025 (ingresso Spazio Comune) – nella quale si ripercorre la sua breve carriera da calciatore ed eroe, che l’ha reso un simbolo, un esempio e un vanto per la nostra città e per tutti i tifosi grigiorossi.

Prima di contattare Marcello ho voluto visitare la mostra che ha curato insieme all’amico Mirko Nardon, con la certezza che solo in questo modo, da tifoso ancor prima che da giornalista, le emozioni mi avrebbero suggerito le domande per l’intervista che segue. Ringrazio Marcello per la disponibilità.

D - Ciao Marcello, innanzitutto ti chiedo di presentarti a chi leggerà questa nostra intervista.

R – “Mi chiamo Marcello Bonatti, ho 27 anni, sono nato a Cremona, dove lavoro, ma per necessità vivo a Villanova sull’Arda, in provincia di Piacenza.” –  Scappa una risata a entrambi [ndr] – “Ma sono un cremonese DOC.

D - Immagino quindi, visti i presupposti degli argomenti che tratteremo e le tue origini, che la mostra che hai organizzato sia legata alla passione che nutri per la Cremonese e per la storia.

R – “Esatto. Ho giocato per quattro anni nelle giovanili della Cremonese, ma soprattutto la seguo in Curva, anche in trasferta. A questo si aggiunge la mia passione per la storia della Grande Guerra. Faccio parte – e sono presidente – dell’Associazione Italiana Grande Guerra, dedicata appunto alla memoria della Prima Guerra Mondiale. Con il materiale di cui disponiamo organizziamo mostre a tema.”

D - Quindi Giovanni Zini è il ‘gancio’ perfetto per unire le tue due passioni e offrirle ai cremonesi che visiteranno la mostra.

R – “Esatto. Zini è una figura che ogni cremonese che si rispetti conosce, almeno per quanto riguarda il calcio. Ovviamente anche per la sua storia, ma ho voluto in qualche modo andare oltre le parole, cercando di creare una ‘mostra immersiva’ in cui il visitatore, attraverso il percorso allestito e la presenza di numerosi cimeli di guerra, possa ‘entrare’ nel contesto in cui Giovanni Zini ha vissuto, trovato la gloria e incontrato la morte. Luoghi dove sono stato diverse volte e che conosco bene: sia il fronte carsico sia quello delle Alpi.”

D - A proposito dei cimeli: da dove provengono e di cosa si tratta?
R – “Sono di proprietà della nostra associazione, e li utilizziamo per allestire le mostre. Ho cercato di ricreare un ‘percorso circolare’ che accompagni il visitatore nella ‘vita quotidiana di trincea’: suppellettili, elmetti, lettere, cartoline reggimentali, scarpe, munizioni, eccetera. C’è poi una teca dedicata a Giovanni Zini, dove si trova la maglia del 110° anniversario, che mi è stata prestata dalla Cremonese e soprattutto una teca dove sono esposti alcuni cimeli che i barellieri come Zini, utilizzavano per prestare le prime cure ai compagni feriti: garze, boccette, fialette, siringhe, e così via.

D - Com’è nata l’idea della mostra, come è stata accolta e chi ti ha dato la disponibilità per realizzarla?
R – “Ho trovato subito disponibilità da parte del Comune, per quanto riguarda la logistica e della Cremonese, che mi ha messo a disposizione del materiale, tra cui la maglia esposta nella mostra. Mi fa piacere: è una conferma di quanto la società sia attenta e attiva nella promozione di eventi che uniscono la storia della Cremonese ai cremonesi.”

D - Pensi di essere riuscito a raggiungere il tuo obiettivo?
R – “Assolutamente sì. Il mio intento era quello di ‘far incontrare’ Giovanni Zini con i suoi concittadini, nella sua città, e in qualche modo farlo diventare l’anello di raccordo tra un importante momento storico – che non dobbiamo dimenticare – e la sua vita. Spero anche di essere riuscito a trasmettere quel patriottismo che spinse tanti giovani italiani a morire per difendere la patria, mossi dal dovere di completare ciò che avevano iniziato i loro nonni: unificare quell’Italia in cui oggi, grazie a loro, viviamo. È un aspetto che non va dimenticato. Spero non debba mai più ripetersi, ma quella guerra causò oltre 600.000 morti, molti dei quali giovanissimi, stroncati anche dalle terribili condizioni di vita in trincea.”

D - Personalmente, mi ha colpito molto l’immagine fiera di Giovanni Zini posta all’ingresso: sembra accogliere il visitatore, per poi diventare una presenza costante grazie alle infografiche lungo il percorso. Cosa ne pensi?
R – “Hai perfettamente ragione. Era proprio quello che volevo. La location è perfetta: la finestra che si affaccia su Piazza del Duomo, al tramonto, regala un’atmosfera davvero particolare. Peccato solo che, nonostante la mia richiesta fosse stata presentata già a febbraio dello scorso anno e subito accolta, l’ok definitivo sia arrivato solo a febbraio di quest’anno. È stata una corsa contro il tempo, e anche la comunicazione dell’evento non è stata ottimale. Ma va bene così, e ringrazio chi ha già visitato – e chi visiterà – la mostra.

D - Alla fine, però, l’anello di congiunzione di tutto resta quella maglia grigiorossa nella teca, dedicata all’eroe grigiorosso.
R – “Sì, ed è una storia che dobbiamo sempre tramandare, per non dimenticare. Per me, come per tantissimi altri tifosi grigiorossi, è un amore da vivere incondizionatamente.”

Vi invito a visitare questa mostra, allestita "all’ombra del Torrazzo", nel cuore della nostra città, quella città di cui Giovanni Zini è diventato uno dei simboli e di cui ha orgogliosamente sia le sorti sportive, che quelle patriottiche.

Daniele Gazzaniga


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